Capitolo 5

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Li riaprii con due braccia calde attorno al mio corpo. Ci misi un secondo a capire.
-Xhon!- esclamai stupita.
Alzai la testa, il suo viso di fronte il mio letteralmente avvinghiati di fronte al camino. -Potresti staccarti?-chiesi imbarazzata.
Sembrò rendersi conto in quel momento della posizione in cui era.
- Certo.- disse mollando la presa.

-Mi spieghi che ti e' saltato in mente?-  ringhiai.
-Io, io.- si accarezzò la testa, sembrava confuso.- Non lo so, ok. Non potevo lasciarti venire qui da sola, ho giurato di proteggerti.-
-Cosa?- ero ancora più allibita.

Xhon si guardò intorno perplesso, ignorando il mio sconcerto. - Così questa è casa tua?-
Guardai il grande salone della casa dove avevo vissuto per quindici anni, ora vuoto e polveroso, dalla finestra ricoperta di fogli di giornale e nastro adesivo un flebile raggio entrava ad illuminarci.
Xhon abbozzò un sorriso. - Dai, in fondo non è così male.-
Odiavo il suo sarcasmo.

Aprii senza sforzo la porta principale, non era nemmeno chiusa a chiave.
Il profumo di primavera inebriò le mie narici, il cinguettio degli uccelli rallegrò le mie orecchie. Guardai l' orto di pomodori del nonno e sospirai.
Xhon mi venne dietro. -Pero'!- esclamò guardando la campagna che si estendeva a perdita d' occhio oltre il cortile della casa.
-Adesso capisco il perché volessi tornare, qui.-
Gli sorrisi compiaciuta.

-Devo chiamare la Signora Moira, figlia dell' avvocato di fiducia del nonno, curava i suoi interessi.- spiegai.
-Hai bisogno di soldi?- chiese perspicace.
-Si, dei miei soldi, quelli che nonno mi ha lasciato in eredità. Ha lei il suo testamento in custodia. 
- Che aspetti a chiamare allora?- disse impaziente.

Moira ci invitò a pranzo a casa sua il giorno stesso.
Avremmo preso un autobus per la città, contai le monete e banconote che per tutto questo tempo erano rimaste inutilizzate nel mio portafoglio, sperando bastassero.

La presenza di Xhon mi faceva sentire irrequieta. Non aveva motivo di trovarsi li con me, in fondo avevo lasciato nel mondo 11 la capsula ancestrale.
Nei miei incubi notturni, quelli in cui rivedevo il corpo di Sana stramazzare a terra senza vita, riudivo la voce dell' uomo verde e le sue parole mi facevano tremare.- Tu vieni con me!- aveva detto alzandomi come niente fosse dal pavimento.

Avevo pensato molto a quell' uomo, autoconvincendomi che non fosse davvero me quello che voleva quanto piuttosto la capsula che avevo nello zaino.
Notai che Xhon mi guardava di sottecchi, avevo la testa poggiata sul finestrino col rombo dell' autobus che mi cullava.

-Va tutto bene?-chiese. - Sembri pensierosa.-
- Credi che quei guerrieri, si insomma, quelli del Mondo9, volessero la capsula?- seno' per quale motivo lui e Ron continuavano a proteggermi? Era la cosa più logica, pensai.
Xhon, fece una smorfia di repulsione.
-Esseri immondi, fatti solo di fumo. Li ho sempre odiati.- disse.
-Non hai risposto alla mia domanda.- insistetti.
-Fermata numero sei, Via Kennedy.- disse l' autista al volante.
Presi Xhon per il braccio e lo spinsi giù dai sedili - Noi scendiamo qui.-

L'aria della città non era fresca come quella della mia adorata campagna, anche se il brulichio della vita, la frenesia della gente mi elettrizzavano. Un tempo sognavo di andare al liceo come i miei coetanei e magari all' università. Quanti anni avevo adesso? Comprai una copia del quotidiano locale, la data era dieci Marzo, l'anno il 2023.
-Siamo arrivati.- disse Xhon, indicando il numero undici, sul cancello di una grande villa.

La Signora Moira era un' esile donna sulla sessantina, vestita distintamente. Portava dei vistosi occhiali con la montatura larga e dorata, i capelli tirati all'indietro in una banana e una punta di rossetto sulle labbra.
Squadrò dapprima Xhon poi me, non dovevamo sembrare tanto in ordine. Xhon non aveva proprio gli indumenti giusti del mondo 12 e quanto a me temetti di apparire un po' troppo easy per un pranzo.

-Deve scusarci se ci siamo presentati così senza molto preavviso, Signora- mi affrettai a dire.
-Chiamami Moira.- Precisò lei, poi si rivolse a Xhon con un grosso sorriso.
-Tu devi essere il figlio minore di Ron.- gli porse la mano.- E' un piacere conoscerti.-
Restai sbigottita e lo stesso sentimento credo lo provò Xhon a sentire quelle parole. L' espressione del suo volto non mentiva.
-Mi dispiace, io invece non ho mai sentito parlare di lei finora, Signora.- ribatte' lui, mostrandosi dispiaciuto.
-Conosce mio padre quindi.- continuò.
-Il Signor Ron è sempre il benvenuto il questa casa. Mio padre- mi guardò- e tuo nonno Leon erano grandi amici.-
Non tardò molto a consegnarmi il plico con il testamento  poco prima del dolce, che si premurò a precisare aveva preparato lei stessa. Poi ci congedò.

Sull' autobus di ritorno eravamo piuttosto silenziosi io e Xhon. Un vortice di pensieri mi riempiva la testa, la voglia leggere il testamento era immensa e creava in me una forte emozione, tuttavia mi chiedevo quale sarebbe stato il prossimo passo. Una volta ottenuto quello che mi spettava e quello che desideravo ardentemente il nonno mi avesse lasciato, cioè la sua, nostra casa, cosa avrei fatto?
Non avevo un diploma, non avevo un lavoro.
Anche se di certo il nonno aveva pensato di lasciarmi qualche spicciolo da parte, non potevo vivere di rendita.

Xhon mi riportò alla realtà quando l'autista si fermò di fronte un piccolo Hotel. -Forse dovremmo scendere qui, non credi?- disse indicando la scritta luccicante sulla porta dello stabile.
Notai che anche nel mio mondo, sebbene i toni fossero migliorati, Xhon era un tipo molto pratico.
Pensai che la sua fosse una buona idea, non potevamo tornare in campagna, saremmo morti di fame e di freddo, mentre in città avremmo avuto tutto a portata di mano, a cominciare da un letto per dormire.

Prendemmo due camere separate nello stesso piano, il prezzo era accettabile.
Verso sera Xhon bussò alla mia porta o almeno credetti essere lui.
In realtà un essere verde fumante mi si parò davanti, lanciai un urlo e di colpo mi svegliai.
Mi ero addormentata senza neppure aprire il plico, presa dalle emozioni della giornata.

- Per piacere aprì.- bussai tre volte spazientita alla camera di Xhon. Mi si parò un ragazzo assonnato, con la testa arruffata e a petto nudo. Non avevo mai visto degli addominali del genere.

Entrai senza aspettare un suo invito iniziando a camminare ansiosa su e giù per la camera.
-Xhon dobbiamo parlare.-
Si mise la maglietta che giaceva inerme sulla poltroncina accanto alla finestra. -Che vuoi sapere?- chiese.
-Tutto quello che sai sui Verdi.- dissi.
Sospirò rassegnato.

-I guerrieri verdi cercano le capsule ancestrali, ok? La guerra dei Mondi è iniziata per questo.
Il loro capo, Orkros, si è messo in testa di voler comandare l' Universo e con tutte le capsule di certo potrebbe riuscirci .-mi guardò serio.
-Abbiamo scoperto seguendoli che ne possiede già due...-
Sussultai.
- ...quella dei mondi 3 e 4 e quella del loro Mondo il 9,insieme al mondo 10.
Lo guardai un perplessa.
-Ti spiego meglio questa parte, ciò che nessuno ancora ti ha detto, che giorni fa ignoravamo anche noi Difensori è che in realtà le capsule non sono 5, ma 6.- mi fissò per essere certo che lo stessi seguendo.
- La prima comanda i Mondi 1 e 2, la seconda il 3 e il 4 e così  via... Capirai quindi come il mio mondo sia strettamente legato al tuo, la tua capsula è essenziale per la vita di entrambi.-

Riflettei -Quindi é come pensavo, cercavano me ma per prendere la capsula.-
Xhon sbuffò.- Non vuoi proprio capire allora, senza chi sa governarla la capsula non gli serve a niente. In altre parole cercavano anche te.-

Crollai sul letto sentendo le mie poche sicurezze vacillare e quello che avevo iniziato a temere potesse avverarsi  diventare davvero realtà.
Xhon mi si fece più vicino.- Luce forse è un bene che tu e la capsula non siate nello stesso posto, solo adesso l'ho capito anch'io.
-Ho un po' paura.- dissi sincera.
Ci guardammo.- Fai bene ad averne, la paura non è sempre un male.-

Perché non ne ero così tanto sicura?

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