Capitolo 12

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*Circa trentacinque anni prima di Luce.*

                                   ~ ~ ~

Cab e Alba si conobbero nel carcere dell' Elisio.

Situato a 300 metri dalla Residenza Sacerdotale degli Eletti, all'Elisio i criminali non scontavano la loro pena per furti, rapine, violenze o terribili omicidi ma per tradimento alla persona e ai valori del credo del Mondo1.

Cab era un affascinante ventenne trafficante di pietre preziose, un decano del Mondo10 nato da una famiglia che gli aveva tramandato questo di mestiere.

Il suo talento da ladro e al contempo le abilità da venditore unite alle giuste amicizie gli avevano permesso in pochi anni di guadagnare una piccola fortuna, così che le Ure per viaggiare fra i mondi in cerca di pietre sempre più preziose non gli erano mai mancate.

Il problema era nato quando aveva iniziato a volere di più.

L'occasione giusta capitò con Sorella Luna in missione fra i mondi per redimere gli uomini "storti", gli "indegni" come li chiamava lei. Cab era stato talmente abile nel manipolarla tanto che un giorno, approfittandosi della sua bontà, la convinse che un viaggio nel Mondo1 avrebbe purificato la sua anima già pronta al pentimento.

Sorella Luna non era una sprovveduta, tuttavia il fascino magnetico del giovane aveva rapito il suo cuore. Pensando di dover purificare perfino lei stessa per quegli strani pensieri che da giorni la tormentavano, organizzò quindi il viaggio che non molto tempo dopo le avrebbe rovinato la vita.

La farsa del buon Cab durò circa un mese. L'angelico ragazzo smanioso di ricevere il perdono per aver intrapreso la via sbagliata e voglioso di cambiare il destino della sua famiglia rivelò presto la l'altra faccia della medaglia.

C'era una cosa che fra le mura della Residenza sacerdotale non riusciva a non attirare la sua attenzione, la vetrina degli antichi oggetti sacri. Quando decise di spingersi oltre il limite tollerato soprattutto in quel luogo, rubando la pietra Menthis e le Gumbie, proprio Sorella Luna lo colse sul fatto. Istintivamente in quel momento ingoiò una delle pietre, gesto imprudente e stupido considerato di alto tradimento, ancor più che il solo tentativo di rapina.

Un allora giovane sacerdote primario Lhao aveva quindi formulato l' accusa contro Cab il quale in tutta risposta aveva riferito che se avessero rivoluto la Gumbia avrebbero saputo bene come e dove ritrovarla. Sorella Luna si era portata le mani alle labbra inorridita al solo pensiero svenendo ai piedi dei due uomini.

Cab sconto' due mesi di carcere prima d'incontrare la persona che gli avrebbe cambiato per sempre il destino.

                              ~ ~ ~

-Mia madre.- dissi.

-Si, tua madre lo salvò.- concluse Sorella Sole.

Il frate sacerdote Lhao, spuntato dal nulla con i suoi passi svelti ci interruppe scoccandole un' occhiata. -Elle n'ete' pas mature par savoir sa estoire.- disse rivolgendosi alla mia interlocutrice.

La Sorella sospirando fece per andarsene, le presi la mano e con un sorriso profondo le dissi - Grazie.-

Frate Lhao mi fece capire che era finito il tempo delle chiacchiere e mi invitò ad andare a cena nella grande sala da pranzo al piano terra.

Ben illuminata, con il tavolo sistemato sotto al lampadario, pratici pensili al muro e mobiletti bassi in legno intagliato con le ceramiche in vista, ciò che le dava personalità era la tovaglia dai toni floreali posizionata sopra un massiccio tavolo di rovere.

Il banchetto era modesto ma parecchio buono, dopo due giorni di astinenza da cibi solidi il mio stomaco ringraziava per tutto.

Osservandomi attorno dopo aver ingurgitato di fuga una coscia di pollo, notai Thao e Fathian entrare silenziosamente in stanza.

-Che ci fate voi ancora qui.- urlai. Li vedevo come dei traditori.
In soli due giorni mi sentivo più a casa nel Mondo1 di quanto non lo fossi stata nel loro.

-Luce,- mi rimproverò frate Lhao con tono deciso,-mangia e prega.-

Che voleva dire? E per quale motivo quei due erano come imbambolati? Non avevano fatto una piega sentendomi additarli.

"Mangia e prega", ripetei fra me e me, tuttavia non riuscii ad esimermi dal guardare ancora nella loro direzione. Seduti l'uno accanto all'altro a lato opposto al mio mangiavano come automi.

-Cosa gli ha fatto?- chiesi spudoratamente al sacerdote.
Tentai di avere uno sguardo fermo.

-Les impudent e les prepotant n'ete pas bien vis da nois.-
(Gli imprudenti e i prepotenti non sono visti bene da noi.)
-Ils sont enfant.- mi sorpresi a dire, incrociando lo sguardo di Sorella Sole, al di la di Lhao.
-Come è possibile che io parli la vostra  lingua?- chiesi.

Lei sorrise.
-Pensavo che il racconto su tua madre ti avesse fatto capire quanto tu sia simile a noi,- poi indicò i due che avevano viaggiato con me- al contrario di loro.-
Bevve un sorso d' acqua dal bicchiere di cristallo posato sulla tavola.

-Sono solo bambini dici? Ti avrebbero fatto del male se avessero potuto,li abbiamo trattati con Tiglio per questo e resi inoffensivi, anche se dubito  sarebbero stati capaci di farti qualcosa in nostra presenza.-

Adesso capivo il perché fossero tanto assenti dalla realtà.
-Sapete dove si trova Xhon anche?- era da quando ci eravamo separati che non avevo sue notizie e il pensiero che gli fosse successo qualcosa mi faceva star male.
-Xhon?- chiese Lhao.- Non conosciamo questo Xhon.-
-E' un loro fratello,- mi affrettai a spiegare- mi ha salvato la vita due volte e aiutata a fuggire dai Verdi.-
-Mmh,-grugnì accarezzandosi il mento- se è come dici sarà fortunato dovunque sia ad essere ancora vivo.-

Trasalii a quelle parole.
-Ma voi siete gli Eletti, potreste rintracciarlo se solo voleste, vero?- chiesi speranzosa.

I due commensali si lanciarono un' occhiata per me indecifrabile.
-Sono stanca di non capire nulla. -scattai alzandomi dalla sedia.
-Voglio sapere se Xhon sta bene.- sentii le lacrime scivolarmi sulle guance mentre la rabbia s' insinuava nel mio petto.
-Lhao,- insistè Sorella Sole- deve sapere.-
Lui guardò prima lei e poi me, i miei occhi lucidi e il viso intriso di lacrime lo commossero.
-Somigli a tua madre davvero tanto Luce.- disse avvicinandosi e porgendomi la mano.

- Prendila.- disse passandomi un oggetto lucido.
Il contatto gelido mi fece tremare.
-Ti presento la pietra Gumbia. Bada! Va assaporata e non ingoiata come qualcuno fece anni fa. -ordino'.

Era semplicemente splendida, rettangolare e piccola come una mandorla, rosata come il colore delle labbra di un bambino.
Senza pensarci due volte me la misi in bocca e l' assaporai, sentendone il freddo, fino a diventare tutt'uno con essa.

Spazio autrice:
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