5.1 Altre chance.

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Spazio autrice:
Come al solito, grazie a tutti voi che leggete/reggete la mia storia!
Passate a leggere la nota autrice alla fine del capitolo.

***

Le persone vogliono avere una scelta,
ma non vogliono davvero scegliere.

C'erano volte che, semplicemente, andavi nella confusione più totale. In quei momenti, Hermione aveva due reazioni.
La prima, cominciava a muoversi, faceva domande su domande, cercava in tutti i modi di capire ciò che stava succedendo. La seconda, cominciava a ragionare senza dire una parola.
Ma era davvero raro, se non quasi impossibile, che fosse tanto sconvolta da non riuscire a fare nulla. Ma nulla davvero.
In quel momento, seduta nella Sala Grande, mentre tutti, compresi Ron, Harry e Ginny, mormoravano indignati o arrabbiati, lei non riusciva nemmeno a pensare. Lei.
Fissava basita un punto ben preciso, lontano dal tavolo Grifondoro. Aveva lasciato cadere forchetta e coltello già da un pezzo, e credeva di aver anche rotto il bicchiere, ma non le importava. Stava fissando Draco Malfoy, che se ne stava in piedi al centro dello spazio per i discorsi del preside.

Nel suo cervello, sembrava essersi formato un buco nero. In quel momento, le uniche parole a rimbombarle nella mente, erano quelle che proprio quel ragazzo le aveva detto la notte prima.
Domani sera. Domani sera scoprirai ciò che vuoi sapere...
Non sapeva nemmeno perché, proprio quelle parole. Doveva esserci un'altra spiegazione. Una qualsiasi.
Domani sera saprai perché sono tornato. No. Si rifiutava di crederci.

Ad un tratto, l'aria si era fatta insufficiente. Non riusciva a respirare, si sentiva un freddo peso all'altezza del petto, e i suoi occhi si erano fatti lucidi. Com'era possibile? Lei aveva valutato tantissime opzioni... Si era scervellata un sacco di volte... Ma mai avrebbe pensato ad una cosa del genere.
Insomma, Malfoy era Malfoy. Odiava quella scuola gli anni precedenti. Perché Merlino avrebbe dovuto rientrarci? Cercò di ragionare. Il fatto che lui fosse lì, con il Cappello Parlante, proprio nel punto dove si facevano gli Smistamenti, poteva non voler dire niente. Magari non era come lei si stava immaginando... Poteva essere, vero? Sì, certo.
Nella sua mente regnava la confusione... Sembrava essersi assentata dalla realtà, ripudiandola. Non voleva quella realtà.
Fu un attimo.
Draco la guardò. I loro occhi si incrociarono, e la sensazione del ghiaccio giù per la schiena, ormai familiare per Hermione, si fece viva, forte come sempre. Ora come ora, non riusciva nemmeno ad immaginare di leggere gli occhi di Draco ma se l'avesse fatto, avrebbe visto l'insistenza in quelle iridi chiare che la spingevano a capire. Ma per lei non c'era comprensione, solo consapevolezza, e queste erano cose completamente diverse. E fu quella, la cosa a farla scattare.

Socchiuse gli occhi fino a farli diventare due fessure, la bocca era una linea dura. Un fuoco si accese nello sguardo della grifondoro. Un fuoco che la infiammò, l'accese e la portò a fare degli enormi respiri incontrollati. La rabbia montò dentro di lei come una furia, sostituendo l'incredulità e il desiderio che ci fosse stato un malinteso. Sostituendo qualsiasi pensiero, eccetto uno.
Le aveva mentito. Dopo tutta la fiducia che gli aveva dato, le aveva mentito. Si é preso gioco di me, e io gliel'ho lasciato fare.
Era una rabbia cieca, enorme, che le offuscò la vista e la capacità di giudizio. Riempì il vuoto che quella scoperta le aveva lasciato, facendole venire voglia di alzarsi, urlare, affatturare la causa della sua ira.
Bastardo, pensò. Brutto figlio di puttana. Raramente ricorreva a un linguaggio del genere, ma non si stupì nemmeno un po' di sé stessa. Stronzo.

Draco si doveva essere accorto che qualcosa non andava, lui capiva sempre ciò che Hermione pensava, perché distolse lo sguardo e contrasse la mascella, guardando dritto davanti a sé.
La McGranitt si avvicinò, e, con un movimento incerto, gli posò il Cappello Parlante sul capo. Esso prese subito vita, lanciando una risata amara e profonda.

Midnight || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora