15.1 Sono qui.

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«Tu eri morto» sussurrò Daphne, dopo quelle che erano sembrate ore.

Blaise l'aveva calmata, e lei si era sorpresa della facilità con cui ci fosse riuscito. Ora se ne stavano seduti a terra, lei appoggiata al petto di lui e lui che teneva il volto accanto alla sua testa.
Daphne sentiva la sua cassa toracica alzarsi e abbassarsi contro la sua schiena, e trovava assurdo di trovarla una cosa tranquillizzante. Prima di rendersi conto di starlo facendo, sincronizzò il proprio respiro con quello di Blaise. Si sentiva ad un tratto consapevole di dov'era, consapevole del fiato di lui che le sfiorava leggermente il collo, del suo calore corporeo, del suo odore... Persino dell'acqua salata ormai secca sulle proprie gote, ora solo il ricordo delle sue lacrime.

«Come?» chiese Blaise, interdetto.

«Tu eri morto» ripeté Daphne, come se davvero lui non avesse sentito.

«Io non sono morto» disse lui, con una voce conciliante che Daphne avrebbe odiato, in un altro momento.

«Lo so» rispose, e si riscoprì a mettere una dose incredibile di felicità in quelle due parole.
«Ho detto che lo eri. Quando sono venuta in camera tua» spiegò. Sentì Blaise spostarsi per guardarla, ma lei non si girò. Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, e non riusciva a far smettere di scorrere le immagini.

«Nel mio sogno» sussurrò ancora, e il ragazzo parve capire.

«Era solo un sogno, Daphne» la tranquillizzò, ma lei scosse violentemente la testa.

«No» disse «non lo era.»

«Ehi, girati» le disse Blaise «Daphne, guardami.»

Daphne si girò e vide il volto di lui così vicino che dovette sbattere gli occhi.
La luce della luna dava a Blaise un'aria fredda, ma lei non l'aveva mai sentito così vicino. Fece un sospiro che uscì tremante, e sentì la mano di Blaise cingerle la nuca.

«Non sono morto» disse, tentando di convincerla.

«Tu non capisci» sospirò Daphne, alzando gli occhi al cielo. Si sentì di nuovo salire le lacrime, così chiuse le palpebre nel tentativo di non far vedere a Blaise il suo sguardo lucido.

«Ti avevo ucciso io» confessò, e la sua voce era irriconoscibile. Cominciò a singhiozzare, e sentì la mano di Blaise scivolare dal suo collo.
«Ti avevo ucciso io» ripetè più forte, come se ripeterlo volesse dire ammetterlo.
«Sono un mostro?»

«No» disse Blaise «No, Daphne» le prese il volto tra le mani e si avvicinò, posando la fronte sulla sua.

«S-sì invece» balbettò lei, ma non riuscì ad allontanarsi.

«No. Sei meravigliosa» sussurrò Blaise, talmente piano che pensò di esserselo immaginato.
«Shh» tentò di calmarla. Le accarezzò i capelli e le baciò la fronte.

«Calmati, io sono qui» le disse, e Daphne aprì gli occhi ritrovandoselo così vicino che riusciva a distinguere i pori della sua pelle ambrata, riusciva a sentire il suo profumo e il suo calore.
«Sono qui» ripeté, baciandole la guancia, questa volta.

«Ti avevo ucciso io» continuò a ripetere Daphne, e ormai la sua vista era totalmente offuscata dalle lacrime. Blaise le baciò l'altra guancia, portando via le stille salate con le labbra, che parvero così morbide sulla pelle di lei. I suoi modi dolci la stavano facendo sentire forse ancora peggio, ma non aveva la forza di far altro che ripetere quella frase e singhiozzare. Detestava che Blaise la vedesse così, ma non appena pensava di poter smettere di piangere si ricordava di quel sogno.
Pensava ad un mondo in cui non ci sarebbe più stato Blaise... Quell'insopportabile, pieno di sé e perennemente sarcastico ragazzo che era Blaise.

Midnight || DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora