11.1 Ordine.

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«Apri questa dannata porta, Daphne!» Blaise batté un pugno sul legno e lei, dall'altra parte, fece lo stesso.

«No!» accompagnò il colpo.

«Apri, adesso!»

«Come hai fatto a salire le scale?» chiese lei, alludendo agli incantesimi che impedivano ai ragazzi di raggiungere i dormitori femminili.

«Non sei l'unica a conoscere degli incantesimi, Depphy» il tono di scherno la raggiunse da dietro la porta, e Daphne digrignò i denti. Non la chiamavano in quel modo da quando avevano sei anni.

Diede un altro pugno contro il legno.
«Non chiamarmi così, Blaise!»

«Altrimenti?» sentì dirgli, il tono leggermente meno alto. La porta si aprì, e lei indietreggiò. Perché non aveva anche lei usato la magia per chiudere definitivamente quella dannata lastra di legno?
Lo guardò truce.

«Altrimenti ti stacco le orecchie e le uso per preparare una pozione fertilizzante» sibilò, puntandogli un dito contro. Lui fece spallucce.

«Non hai mai avuto il pollice verde.»

Daphne socchiuse gli occhi.
«Esci dalla mia stanza!»

«No!» gridò Blaise «No, Daphne... Adesso basta» era tornato serio, e i suoi occhi luccicavano di pensieri.
«Cos'é quello che ho visto? Stai con Theo?»

Daphne alzò gli occhi al cielo, e avrebbe voluto dirgli che non stava con Theo, che ne sapeva tanto quanto lui, che era confusa... Ma il modo insistente con cui la guardava la infastidì.
«Non sono affari tuoi» disse, e vide la bocca di Blaise indurirsi.

«Invece sì. State insieme?»

«Mi spieghi cosa te ne importa?»

«É così, quindi. Da quanto?» domandò.

Daphne emise un gemito di lamento.
«Esci dalla mia stanza» era quasi una supplica.

Blaise le si avvicinò, arrivandole a pochi centimetri. Alzò le mani verso il suo volto e le spostò i capelli biondi dietro le orecchie, la guardò negli occhi.
«Ti prego... Rispondi.»
Lei aprì la bocca per parlare e, senza rendersene nemmeno conto, stava per dire tutto, incitata dagli occhi zaffiro di Blaise.

«Daphne, non potrai mai indovinare cosa mi ha appena detto Marianne Rewgton! Zabini si é superato questa volta...» Millicent Bulstrode, la sua compagna di stanza, entrò di filato nella camera con le braccia all'aria, solo per poi fermarsi di botto, vedendo Blaise e la sua amica.
«Oh...» disse solo.

Blaise continuò a guardare Daphne negli occhi per qualche secondo, poi sospirò, voltò le spalle e non degnò Millicent di uno sguardo. Semplicemente la superò di gran passo, uscendo dalla porta semi aperta.

«Cosa mi sono persa?» chiese quella pettegola di Millicent, ma Daphne non aveva una risposta. Sbuffò teatralmente, e si buttò sul letto. Blaise non era mai stato più strano.

...

Faceva freddo, quella mattina, e le ossa le si erano congelate insieme si pensieri. Si stavano riallontanando, lo sapeva.
Draco, Theo, Blaise... Non voleva rivivere ciò che anni addietro era successo, ma le cose semplicemente sembravano avvenire senza suscitare la sua attenzione... accadevano inosservate, veloci e poi lei si voltava e trovava tutto avvolto dal silenzio.
Daphne sedeva in Sala Grande, da sola, come d'altronde faceva da due giorni. Con la forchetta giocherellava con dei mirtilli che aveva nel piatto, tentando inutilmente di dare loro un ordine. L'ordine era qualcosa che non trovava da nessuna parte, in quel periodo.

Midnight || DramioneWhere stories live. Discover now