Haray

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Il principe mi guardò, mi analizzò da cima a fondo, non proferì parola, ma i suoi occhi parlavano per lui.
Esprimevano un senso di tristezza, di paura e incertezza. Quel colore ambra intenso, da cui ero stato affascinato fin da subito, eveva preso i toni del grigio.
L'alato in seguito mi mostrò lo spazio riservato a me, per poi finalmente parlare.
Haray: "Ora, elfo, andrò a fare un giro. Tu ambientati, fa quel che vuoi ma non rompere niente".
Drell: "Ok tutto, ma il mio nome è "Drell" non "Elfo" quindi per favore usalo, visto che dovremo vivere insieme" Dissi in modo autoritario. Lui mi guardò storto, fece una smorfia per poi, quasi incosciemente penso, avvicinarsi e darmi due sbuffetti affettuosi sulla testa.
Haray: "Come vuoi, elfo" Disse infine sorridendo, per poi avvicinarsi all'apertura della stanza* e buttarsi giù.
Subito mi avvicinai per vedere se stesse bene. Appena mi sporsi per controllare, un Haray con delle ali al posto del paio di braccia inferiori sbucò dal nulla, arrivando fino alle nuvole color lavanda, e poi dirigersi verso l'orizzonte, facendo mille giravolte mentre si univa a piccoli stormi di uccelli o altre creature.

......

Volevo nel cielo desolato, popolato solo dalle bellissime nuvole color lavanda.
Avevo gli occhi arrabbiati, non sapevo come affrontare il fatto di avere un coinquilino, un invasore del mio piccolo regno, del mio posto sicuro, dove potevo piangere, arrabbiarmi e urlare senza essere visto per pazzo.
Perché si, pur essendo il principe, l'erede al trono degli alati, non venivo ben visto dal popolo, ero il sostituto di uno che ormai non c'era più.
Mentre pensavo a come risolvere la situazione, con lo sguardo cercavo un posto dove appollaiarmi, dove potermi rannicchiare su me stesso pensando a qualsiasi cosa.
Arrivai in un boschetto di alberi dalle foglie blu, erano diversi da quelli dove era situato il regno, meno grandi più che altro, ma confortevoli.
Mi sedetti su un ramo, cominciai a giocherellare con le foglie e la corteccia.
Accanto a me si poggiò un uccellino, aveva qualcosa in bocca, probabilmente del cibo, poi lo vidi avvicinarsi ad una cavità del legno, per poi rispiccare il volo, ma questa volta senza niente in bocca. Quando il volatile fu lontano, mi avvicinai all'apertura e scorsi tre piccoli becchi, era un piccolo nido. Li guardai intenerito per qualche secondo, avevano un'aria così felice, poi decisi di andarmene per tornare al mio nido.

Angolo mio:
Raga, allora lo so che è corto, ma è anche per riabirtuarmi a scrivere, poi sicuramente i prossimi saranno più lunghi

*Le case degli alati sono tutte aperte perché sono situate su alberi e per facilitare il volo degli abitanti.

-Hoshi no maho-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora