Ternitan

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Haray mi cadde fra le braccia. Aveva il viso stanco e magro, tutto il copro ricoperto di grafi e lividi. Mi guardò con i suoi bellissimi occhi color ambra, poi mi sussurrò un: "Ti amo, elfo" quasi impercettibile, ed infine svenne, con il sorriso in volto, per essere riuscito, finalmente, ad accertarsi che io stessi bene.
I miei occhi cominciarono a pizzicare, il mio mento a tremare. Cercai di alzarlo, ma ero ancora troppo debole per riuscirci, cominciai a piangere per la disperazione. Il mio ragazzo era svenuto fra le mie braccia, ed io non potevo fare nulla per aiutarlo.
Drell: "AIUTO! QUALCUNO MI AIUTI! HARAY STA MALE!" Urlai, sperando di ricevere una risposta. Cominciai a tremare, nessuno si faceva vivo. Avevo paura, terrore, che Haray non ce la facesse, oppure che poi, quando sarebbe guarito, mi avrebbe ripudiaro, perché non ero stato in grado di aiutarlo nel momento del bisogno. Ero, oramai, in lacrime, quando Ylsul arrivò correndo. Il suo sguardo era spaventato, mi aiutò a sollevare suo fratello e metterlo sul letto.
Ylsul: "Tu resta qui, io vado a chiamare i miei genitori ed un medico"
Drell: "Ok, ma fa presto" Mi fece un cenno di acconsenso con la testa e poi spieccò il volo. Io mi avvicinai al materasso, cominciai a guardare il viso del mio alato. La mia mano iniziò ad accarezzargli il viso, scostando le ciocche di capelli dal suo viso. I miei occhi erano ancora lucidi, tremavo ogni volta che lo toccavo, volevo solo piangere e rifugiarmi nelle sue braccia, ma non potevo.
Ylsul tornò preso con i suoi genitori ed un'altra persona, un medico pensai. La regina si avvicinò a me, spingendomi, facendomi cadere sul pavimento, per poi sedersi sul letto e cominciare ad accarezzare il figlio. Il suo sguardo non era triste, era un misto fra disgusto ed odio, a tratti si poteva vedere anche della felicità. Poi prese in mano il ciondolo della collana che Haray teneva al collo, lo sfiorò un po' con il pollice, poi si chinò sul suo orecchio, sussuradogli qualcosa, non capii nulla, tranne una parola, anzi un nome: "Ternitan".

-Diciassette anni fa-
Nethme: "Ternitan caro, porta Haray a fare un giro. Non vedi che si sta annoiando?"
Ternitan: "Ma vostra altezza, mi sto allenando"
Nethme: "Senti, ne abbiamo già parlato, mi devi chiamare "Madre" perché sei il mio primo genito, e poi devi stare con tuo fratello"
Ternitan: "Ok "Madre", a dopo". Il più grande prese in braccio il minore, e spiccò il volo, scomparendo fra le nuvole. Arrivarono fino ad una collinetta, era la di fuori della foresta di platani, ma faceva comunque parte del regno.
Haray: "Fratellone, tu quando sarai grande diventerai re, giusto?" Chiese il principino, aveva gli occhi gioiosi, di un giallo chiaro, molto simile a quello del sole. Sul suo volto era stampato un sorriso innocente, pieno di curiosità e felicità di scoprire i segreti del mondo che lo circondava.
Terinitan: "Si, perché?"
Haray: "No, niente. Mi chiedevo solo se, una volta diventato re, mi avresti dimenticato"
Ternitan: "Perchè pensi questo?"
Haray: "Perché papà ha fatto così con i suoi fratelli". Il ragazzo più grande non risposte, si limitò soltanto ad abbracciare il fratello. Aveva solo quattro anni, e già aveva paura dell'abbandono.
I principi, nella cultura alata, venivano sempre sottoposti ad infanzie difficoltose, Piene di impegni fin dalla tenera età.
I due rimasero abbracciati per qualche minuto, il minore cominciò a piangere, strinse le braccia al corpo del più grande, voleva cercare conforto, qualche conforto che non aveva, e non avrebbe mai avuto, da parte dei suoi genitori.
Poi Ternitan lo riprese in braccio e riprese il volo. Lo portò in alto, fino ad arrivare alle altezza delle nuvole. Stava, ormai, tramontando il sole. Il cielo si scuriva ogni minuto di più. Si potevano sentire le risate dei due ragazzi, mentre volteggiano fra le nuvole lilla.

La regina si alzò, e si avvicinò a suo marito, gli sussurrò qualcosa all'orecchio e poi se ne andò dalla stanza, volando via. Poi il re su avvicinò al medico, che stava visitando Haray.
Re Der: "Allora, in percentuale, quante possibilità ha di sopravvivere?"
Medico: "Allora, mio signore, per guarire dovrebbe essere sottoposto ad una lunga terapia, visto che ha contratto delle malattia pericolose attraverso le infezioni"
Re Der: "Quanto tempo?"
Medico: "Non lo so, circa undici mesi"
Re Der: "Allora, può anche non farla, sarebbe troppo tempo sprecato. Abbiamo già un'altra figlia, anche più talentuosa di lui" Disse in fine in maniera triste, gli tremava la voce, come se fosse sul punto di piangere.
Drell a quel punto si rialzò, guardò con disprezzo il sovrano e si avvicinò a lui.
Drell: "Come dice, scusi?"
l'alato si guardò attorno, non sapeva che fare, doveva seguire gli ordini della regina.
Re Der: "D-di non fargli intraprendere la terapia per guarire"
Drell: "Non ci crede neanche lei. E poi onestamente mi sembra una cazzata, e lei, sinceramente, le mi sembra solo un coglione che va troppo appresso a sua moglie. Come diamine può sacrificare così suo figlio?"
Re Der: "Come ti permetti a parlarmi così?! Poi il destino di mio figlio lo decido io, sicuramente non un elfo impertinente. E poi è solo colpa vostra se ora lui è ridotto così, non mi pare che siano stati gli alati a rapirlo, no?"
Drell: "Quindi, mi sta dicendo che è suo diritto decidere se far morire o no un essere vivente? Scusami, ma stento a credere. Questo potere neanche il dio Crow lo ha, ed è la nostra divinità più potente".
Re Der: "No, è mio dovere decidere se un salvataggio è fruttuoso o meno. E questo non lo è, proprio per niente".
Drell: "Sai che le dico? Che si sta sbagliando di grosso, perché il principe si è liberato da solo dagli elfi, e le posso assicurare che non è cosa facile, poi è riuscito a volare dalla mia terra fino qui, mentre era in queste condizioni. Se lui non è una persona da salvare non so chi lo possa essere".
Re Der: "Senti ragazzino, il qui presente alato, che cerchi tanto di diffendere, è la rovino del nostro popolo, non sarebbe mai dovuto nascere, tanto vale farlo morire. E tu, per avermi mancato di rispetto, non riceverai un trattamento migliore, tanto, neanche tu dovevi dovevi stare qui, no?"
Drell: "Vuole seriamente uccidermi? Non ha più modo di ribattere, quindi passa alla violenza, capisco". Il re si era ormai stufato di litigare con un elfo, quindi senza rispondergli si buttò nel vuoto, per poi volare via, probabilmente da sua moglie. Drell, invece, cadde a terra, cominciò a piangere, tutto il coraggio che era riuscito ad avere fino a quel momento era completamente sparito, lasciando spazio alla paura e alla debolezza. Ylsul si avvicinò a lui, abbassando alla sua altezza e abbracciandolo.
Ylsul: "Sh, su.. Non preoccuparti, troveremo un modo per salvarlo". Drell si ricompose un attimo, poi guardò dritto negli occhi Ylsul.
Drell: "Dobbiamo andarcene, portando con noi Haray. Sennò non vivrà mai, andremo a casa mia, nella terra druida, Sam ci saprà aiutare".

-Hoshi no maho-Where stories live. Discover now