16. Vetro (Lista Ink)

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Il gran giorno era arrivato e Manuel era di corsa.
Letteralmente di corsa.

Possibile che non riusciva ad
essere puntuale nemmeno sulla terra? Bene, il secondo punto della sua lista stava già vacillando.

L'unica cosa che poteva sperare era che i genitori del piccolo fossero comprensivi. In fondo non era in ritardo per colpa sua. Aveva semplicemente fatto quello che gli era stato detto di fare, eppure si era ritrovato da tutt'altra parte. Forse c'era qualcosa che non andava: era stato mandato sulla terra con un giorno di anticipo, giusto per capirci qualcosa, ma nonostante Anita e Nicola fossero con lui, era comunque in crisi.

Aveva scoperto che sulla terra era un maschio, così come lo era Nicola. Anita, invece, aveva l'aspetto di una bellissima donna. Manuel più volte aveva pensato che se fosse cresciuto
sulla terra non avrebbe potuto desiderare genitori migliori.
Genitori che l'avevano messo in guardia verso i problemi del primo giorno di protezione.
Anche perché il primo lo aveva già quasi superato.

Più o meno, insomma... Stava perdendo la nascita del
bambino che, da quel momento in poi, sarebbe stato sotto la sua protezione per tutta la vita.

Poteva andare così male? Evidentemente sì.

Alla fine era riuscito a trovare i genitori del piccolo e a vedere quest'ultimo nascere. Manuel aveva pensato che fosse davvero la cosa più bella che avesse mai visto. Un fagottino di tre chili adorabile. Era tutto quello che riusciva a pensare in quel momento. Aveva la testa piena di capelli neri e delle guance paffute. Manuel era rimasto a fissarlo, commosso, da dietro il vetro.
Aveva deciso che avrebbe aspettato qualche giorno prima di farsi vedere dai genitori del piccolo.

Aveva sentito lo stomaco contorcersi, non era abituato a quella situazione: in paradiso non provava nulla di quello.
Quella sensazione non l'avrebbe dimenticata facilmente.

Due giorni. Manuel aveva passato due giorni a pensare alle parole giuste da dire. Era piuttosto sicuro che, una volta arrivato lì, non sarebbe riuscito a dire più nulla di ciò che aveva pensato.

E così era stato.

Era arrivato davanti alla madre del piccolo, cercando di sembrare il più tranquillo possibile, nonostante trasparisse agitazione da tutte le parti.
Aveva preso un profondo respiro e aveva incominciato a parlare.
«Salve.»
Floriana, la madre del piccolo Simone, si era sorpresa nel vedere quel ragazzo davanti a lei. Gli sembrava davvero molto giovane e in più non capiva da dove fosse entrato.
«Cerchi qualcuno?» aveva chiesto la signora.
«Io... ecco... in realtà no, cercavo lei.» Manuel, finalmente, era riuscito a parlare senza farsi prendere dall'agitazione.
«Caro, devi esserti sbagliato, io non credo di conoscerti.» Floriana gli stava sorridendo mentre parlava.
«Sì, lo so. In realtà sono qui per farmi conoscere. So che le sembrerà assurdo, ma vede... non so come spiegarle, sono qui per suo figlio.» Manuel non era riuscito a continuare, perché Floriana si era subito agitata.

«Oddio, gli è successo qualcosa? Sta male?»

«No, no, assolutamente.» Manuel si era avvicinato per cercare di tranquillizzarla «Non si preoccupi, anzi, l'ho visto al nido due minuti fa e stava alla grande. Dormiva come un angioletto...» Manuel si era fermato un attimo e quasi si era messo a ridere prima di riprendere «Ecco questo è il punto. Cioè, non che suo figlio sia un angelo, perché per quello ci sono già io. E per tutto il cielo, sto a fa' soltanto confusione, devo ricomincia'.» sì, doveva. Doveva anche perché stava iniziando a parlare romano e lui lo parlava solo in momenti di estrema agitazione.
«Prendi fiato, tranquillo, perché altrimenti, davvero, non capisco.» Disse ancora una volta Floriana con il sorriso sulla bocca. Manuel credeva davvero che sarebbe stata una madre fantastica.

«Okay, sono qui per dirle che, so che le sembrerà assurdo, ma io sono l'angelo custode di suo figlio. Detto così sembra davvero strano. Soprattutto è difficile da credere... Ma la prego di ascoltarmi fino alla fine» Manuel non continua finché non aveva ricevuto un gesto di assenso da Floriana. «Mi è stato affidato suo figlio, il mio compito è proteggerlo durante l'infanzia e tecnicamente anche dopo, se ne avrà bisogno. Sono qui per
farle sapere che lo aiuterò in qualsiasi caso e che lui sarà l'unico a potermi vedere.» Ora che aveva cominciato, non riusciva a fermarsi, se non fosse stato che Floriana gli aveva fatto una domanda.

«Perché ti vedo, allora?»

«Ecco, ottima domanda. In realtà i primi giorni può vedermi anche lei, sa per capire se si può fidare di me. Poi dovevo presentarmi e assicurarle che suo figlio è in buone mani.»

«Non sei troppo giovane?» Chiese la donna vedendo l'aspetto del ragazzo.

«No, in verità sono un po' goffo con alcuni aspetti terrestri, ma ci sto lavorando. L'età non è un problema. A noi angeli viene calcolata in modo diverso: qua sulla terra ne dimostro quindici, anche in paradiso ne ho quindici, se non fosse che uno lì, sono come dieci qui. Quindi centocinquanta. In più, finché dovrò svolgere il mio compito, non invecchierò, ma le regole sono un po' più complicate.»

Manuel si era fermato quando era entrata l'infermiera, che aveva portato il piccolo Simone. L'aveva posato tra le braccia di Floriana, la quale gli aveva iniziato ad accarezzare la testa.

«Ti prenderai cura di lui, quindi?»

«Si, in qualsiasi momento.» Aveva detto Manuel mentre Simone gli stringeva il dito con la sua piccola manina.

«Per quanto starai con lui?» Stava chiedendo Floriana.

«Più o meno fino ai dieci anni. Anche di più se ce ne sarà bisogno.»

«Poi cosa succederà?»

«Semplicemente imparerà a cavarsela da solo. Io sarò assegnato a qualcun altro e lui si ricorderà di me solo come amico immaginario.»

«È una cosa triste, non trovi?» sosteneva la signora, spostando gli occhi da Manuel verso il figlio.

«Si, ma avremo comunque un legame profondo, qualsiasi cosa dovesse succedere, qualsiasi problema, io sarò costretto a tornare da lui, qualsiasi cosa io stia facendo. Non lo lascerò solo ad affrontare i problemi. Se servirà il mio intervento, io tornerò da lui. E poi, lui è il mio primo incarico. Dicono che sarà diverso dagli altri futuri.»
Floriana, a quell'ultima affermazione, aveva sgranato gli occhi. «Non si preoccupi, siamo preparati comunque. Seguiamo corsi, ci preparano per questo.»

E Manuel sperava davvero fosse così, non che mettesse in dubbio la sua preparazione, però un po' di timore lo aveva lo stesso. Mettere in pratica gli insegnamenti, era diverso. Floriana era un po' scossa da
tutte quelle informazioni, stava assimilando il tutto quando in stanza entrò un'altra infermiera con un altro bambino: Jacopo, c'era scritto sulla culletta.

«Ti prenderai cura anche di lui?» aveva chiesto Floriana non appena aveva visto Jacopo.

«No, ognuno di noi può prendersi cura di un solo bambino» aveva risposto Manuel, ignaro del fatto che nessun angelo custode fosse stato assegnato a Jacopo.

«Vedrà che si presenterà anche il mio collega a breve» aveva cercato di rassicurarla.

Floriana non credeva esistessero davvero angeli custodi, anzi, credeva ci fossero soltanto storie, ma che nessuno di questa riportasse la verità.
Eppure quel ragazzo era lì e l'unica cosa che poteva sperare era che le stesse dicendo la verità.
«Grazie.» aveva sussurrato verso Manuel.

L'angelo non poté fare altro che sorridere e alla donna bastava questo.
Era rimasto lì ancora un po', aveva spiegato a Floriana tutto quello che c'era da sapere e si erano messi anche a parlare di come Manuel avesse deciso di fare l'angelo custode.

Era tutto così sconosciuto di quel mondo, ma il fatto che Simone fosse al sicuro, la tranquillizzava.

Ora non le serviva altro che aspettare l'angelo custode di Jacopo per chiudere il cerchio.

Simuel 31 | WritoberWhere stories live. Discover now