28. Avvertimento (Lista Night)

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Spero tu abbia capito l'avvertimento, Balestra.

Le parole del suo aguzzino gli rimbombano nella testa.

«Simo, so che sei lì dentro, apri» è un'altra voce quella che, invece, ora arriva alle sue orecchie.

Sa bene chi è.

È l'unico che lo chiama così o forse è l'unico che lo chiama in generale. Per lo meno dopo che, con fierezza, ha mostrato a tutti chi è.

«V-va via!» riesce a dire, alla fine.

No. Lui non sarebbe uscito.

Non si sarebbe fatto prendere in giro anche dalla sua cotta colossale, quella per cui veniva preso in giro da tutti.

«Almeno...» Ferro fa una pausa.

Pausa che a Simone non è sfuggita.

«Almeno dimmi come stai.»

«Come vuoi che stia?» chiede sarcasticamente.

«Sei ferito?» chiede Manuel con voce tremante, come se avesse paura della risposta.

«No. Io...» risponde trattenendo un urlo di frustrazione, prima di continuare «Come sempre.»

Simone sa che Manuel conosce il suo come sempre. Spera solo che se ne vada.

Simone esce poco dopo e trova solo Manuel davanti alla porta.

«Cosa vuoi, Ferro?»

Quando Manuel gli avvicina la mano alla guancia, Simone si sposta.

Nonostante ciò, Manuel apre lo zaino e tira fuori una bottiglietta d'acqua e un fazzoletto.

Lo bagna e lo avvicina al labbro di Simone, per pulire il sangue.

«Perché non m'hai chiamato?» dice Manuel all'improvviso.

Simone è incredulo a quelle parole.

«Per dirti che?»

«Te venivo ad aiuta' prima» sottolinea Manuel.

«Seh... Perché sei qui?» chiede poi Simone. Se voleva difendersi, l'avrebbe fatto.

Fa rugby da anni.

Il fatto è che è semplicemente stanco anche a livello mentale. Quindi non gli va neanche di difendersi.

Manuel sembra sussultare a quella domanda, sembra non riuscire a trovare qualcosa da dire e forse Simone se lo aspettava.

«Perché mi importa.» E Simone non crede minimamente a quelle parole.

Non si sono mai parlati più di tanto, anzi. Sono più le volte che si scontrano, di quelle che vanno d'accordo. Anche ora che Manuel è nella sua classe.

«Già, peccato che non ti importa abbastanza da fermare i tuoi ex compagni.»

Manuel si morde un labbro.

Simone non sa nemmeno più chi ha davanti, sembra troppo diverso dal Manuel che è di solito.

Allora forse potrebbe credergli, potrebbe credere che qualcosa gli importi davvero.

Lo vede abbassare lo sguardo e non parlare.

«Di cosa ti preoccupi? Sono io quello gay che sbava dietro a un etero e più grande. Schifate tanto i gay che se smettessi di venire a scuola vi farei un favore» sottolinea Simone. Ormai tutti sanno che ha una cotta per Manuel, tanto vale non nascondersi più nemmeno con il diretto interessato.

«Bisessuale» Sottolinea Manuel prima di ricomincia «E non me faresti un favore.»

Manuel si ferma a guardarlo attentamente sperando che Simone capisca.

«Cosa?» chiede Simone non capendo.

«Non sono etero.» Specifica. «Me spiace, Simo. Non me faresti un favore perché me piaci. Io, non è come pensi, non è 'a verità quello che te dicono quegli idioti dei miei ex compagni de classe»

Simone boccheggia a quella frase, si ritrova senza parole e in cerca d'aria.

«Che significa?»

«Eh... Che significa, Simò?» chiede retoricamente. «Significa quello che ho detto. Se me chiami, quando succede, je faccio vede' io a quelle teste de cazzo, perché me piaci e non sopporto de vedette così. Ma non pensa' che me faresti un favore se non venissi più, perché me mancheresti.»

Simone è incredulo a quelle parole. Non se le aspetta.

Così come non si aspetta il fatto che Manuel gli prenda la mano ed escano da scuola in quel modo, sotto gli occhi di tutti.

Non capisce cosa sia cambiato in Manuel, ma non riesce nemmeno a pensarci. È talmente stanco che accetta quelle attenzioni senza pensarci due volte e senza opporre più resistenza.

Manuel Ferro gli ha appena detto che gli piace e l'ha preso per mano.

A lui basta questo, in quel momento, per mandare in corto circuito il suo cervello.

Se dovesse capitare di nuovo, può sperare di non essere più solo contro tutti, ma di avere Manuel con lui.

Simuel 31 | WritoberWhere stories live. Discover now