18. KidFic (Lista Fic)

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Manuel proprio non capiva ciò che era appena successo. Il fatto era che, forse, non gli
era mai capitato.
Sì, proprio mai. Nessuno gli aveva mai prestato attenzione e non capiva perché lo stava
facendo proprio quel nano, in quel momento.

«Che c'hai?» Glielo aveva chiesto tirando su la testa dal suo libro.

«Come ti chiami?» Aveva risposto il più piccolo inclinando la testa. «Me stai a fissa' pe' questo, moccioso?» Manuel voleva solo stare da solo, sotto quell'albero, e continuare a leggere il suo fumetto.

«Non sono moccioso. Guarda che non ti parlo più se fai così» Perché non lo lasciava in pace?

«Sai che dispiacere» Voleva solo continuare il suo fumetto. Era chiedere troppo? Il bambino più piccolo aveva sbuffato e se ne era andato. Manuel aveva ringraziato mentalmente.

Era in quarta elementare, non credeva gli servissero altri amici. Così, ogni giorno, in pausa pranzo, si sedeva sotto quell'albero a leggere i suoi fumetti.

Tutto, però, era cambiato da quando quel moccioso, Simone, che andava in terza
elementare, si era fermato a guardarlo.

Non aveva capito.

Come non aveva capito il giorno dopo e quello dopo ancora. Anzi, quello che era successo il giorno dopo era ancora più strano.

Manuel stava, come sempre, leggendo sotto l'albero quando, alzando gli occhi, aveva
visto Simone passare di lì. Questa volta non era rimasto fermo a fissarlo, né tantomeno gli aveva parlato.

L'unica cosa che aveva fatto era stato salutarlo.

Manuel si era sentito in difetto, così l'aveva chiamato «Ehi»

Aveva visto Simone guardarlo strano. «Che c'è?» aveva chiesto.

«Manuel, me chiamo Manuel.» era stato così che aveva avviato il discorso.

«Oggi ti va di parlare?» aveva chiesto innocentemente.

Manuel non aveva potuto tirarsi indietro, ma aveva comunque fatto poco. Si eran scambiati giusto qualche parola.

Da quella volta succedeva saltuariamente che Simone, oltre a salutarlo gli inviasse un bacio, poggiando la mano sulle labbra. Manuel non ha mai risposto a quei baci, né fatto segno di ricambiare e, a volte, ci pensa.

Pensa al perché quel bambino vada avanti nonostante lui non gli risponda mai.

Insomma, non doveva già essersi stancato?

Manuel, dopo un po', capisce che è lui quello che non si è stancato. Non Simone. Lo capisce la quarta volta che succede, quando Simone quasi cade per mandargli quel bacio.

Manuel si ritrova a sorridere, non sa se più per il fatto che Simone sia inciampato e per i continui baci mandati al vento.

Sa solo che sorride e per una volta si distrae dal fumetto per qualche minuto in più del solito. Pensa che, magari, qualche volta, dovrebbe provare a parlarci di più con quel piccoletto.

Un giorno, poi, era successo il contrario. Derek era uscito per ultimo. Sua mamma faceva sempre tardi, Manuel ne era abituato. Quindi aspettava sempre ad uscire.

Quel giorno c'era qualcosa di diverso, però. Un bambino, sembrava più piccolo di lui,
era seduto su un gradino, rannicchiato e con la testa poggiata alle ginocchia. Solo dopo che si era avvicinato aveva notato che fosse Simone. Le maestre erano poco più in là, controllavano il cancello per vedere quando sarebbero arrivati i genitori.

«Ehi» gli aveva sussurrato Manuel sedendosi accanto. Il piccolo aveva tirato su la testa e Manuel si era accorto che aveva gli occhi lucidi. «Come mai sei ancora qui?» aveva
provato a chiedergli Manuel.

«La mia mamma non è ancora arrivata.» Forse era per quello che era triste, aveva pensato Manuel. L'aveva pensato fino a che, il piccolo, non aveva aggiunto «Il mio gemello non sta molto bene in questi giorni. Lei è in ospedale con lui.» Manuel non sapeva cosa lo avesse spinto a farlo. Sapeva solo che non ci aveva pensato due volte. Si era avvicinato alla guancia di Simone per lasciargli un bacio
per davvero.

Non se lo aspettava, Simone.
Come non si aspettava quella domanda: «Perché mi mandi baci ogni giorno?» Manuel glielo aveva chiesto non appena si era allontanato.

«Perché sei sempre solo. Non deve essere carino e i baci fanno sempre bene a tutto.»

Manuel aveva sorriso e, qualcosa, lo aveva spinto ad abbracciare quel "moccioso" per poi tenergli la mano.

Avevano aspettato, così, mano nella mano, seduti uno vicino all'altro su quel gradino, a parlare di qualsiasi cosa.
Manuel aveva deciso che poteva anche avere qualcun altro oltre a Matteo. Forse, durante la pausa pranzo, non sarebbe stato più solo.

Simuel 31 | WritoberWhere stories live. Discover now