Prologo

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Evangeline

Dostoevskij diceva "La menzogna non solo divora l'anima di chi la pronuncia, ma anche di coloro che la ascoltano."

Menzogne.

Nella mia vita nessuno ha mai detto la verità, sono sempre stati tutti incredibilmente bravi a mentire, degli attori nati.

I miei genitori biologici.
I miei genitori adottivi.
Le persone che mi circondano ogni giorno.

Le menzogne spesso erano accompagnate dalla solitudine, mia inseparabile amica da quando sono nata.

I miei genitori mi hanno abbandonata quando nemmeno avevo aperto gli occhi.

Nessuno, men che meno a distanza di diciassette anni, ha mai voluto spiegarmene il motivo.

Non so il loro nome, quanti anni abbiano, dove siano e non ho mai visto una loro fotografia.

Potrebbero essermi passati accanto mezzo milione di volte e io non me ne sono mai accorta.

Così sono finita tra le braccia del parente più stretto che possedevo.

Ma le disgrazie non sono finite.

A cinque anni mia nonna é morta e sono finita in un orfanotrofio.

Non ho versato nemmeno una lacrima, ero troppo piccola per capire cosa stesse succedendo attorno a me.

Ogni mese le persone entravano nell'edificio per scegliere il bambino giusto da adottare, sembravamo dei cani in un canile, degli animali.

C'era chi voleva un bambino con gli occhi azzurri, chi una bambina bionda ma non troppo grande, chi due bambini che si somigliassero così da poter passare per fratelli e altro ancora.

Per cinque anni sono rimasta lì a guardare tutti i bambini andarsene felici con le loro nuove famiglie, nelle loro nuove case, con i loro nuovi giochi.

Non avevo nessun amico là dentro, le ragazzine mi escludevano perché ero la più piccola, chi mai vorrebbe giocare con una bambina di neppure sette anni?

I ragazzini invece li vedevo solo in determinati momenti della giornata, la colazione, il pranzo e la cena.

Avevamo le stanze separate, c'era l'area dedicata ai maschietti e quella dedicata alle femminucce.

Solo alcuni spazi erano in comune.

La sala ricreativa, le aule dove si tenevano le lezioni e la biblioteca.

Spesso mi rifugiavo lì, da quando le istruttrici mi avevano insegnato a leggere non avevo mai smesso di andarci, non mancavo un giorno.

Ho passato molto tempo in solitudine là dentro, sfogliavo libri di fiabe e mi divertivo ad immaginarmi in un mondo diverso, felice.

Qualche anno dopo non ero più sola.

Ho conosciuto Benjamin, era appena arrivato, aveva una faccia triste, le guance rigate dalle lacrime e lo sguardo perso nel vuoto.

I suoi genitori erano morti in un tragico incidente di aereo nel ritorno da una vacanza.

Lui  però era ad un centro estivo e fortunatamente si é salvato.

Sarò egoista, ma sono felice che lui non sia partito quel giorno, é la persona più simile a un fratello che possiedo, il mio migliore amico da sempre e per sempre.

Lo guardavo da lontano, "perché era triste?" mi chiedevo.

Per una settima non ha parlato a nessuno. É stato in silenzio mentre guardava gli altri giocare assieme.

Harmony in Chaos Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora