capitolo 2

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Ryder

Mi sono appena svegliato, guardo l'ora e noto che sono solo le cinque di mattina, sbuffo e mi alzo dal letto, vado verso il bagno e mi faccio una doccia.

Indosso una tuta e le scarpe da ginnastica, vado verso la camera di Ethan per assicurarmi di non averlo svegliato, appena apro la porta lo trovo rannicchiato su un lato del letto che abbraccia il suo peluche, un orso che gli ho regalato l'hanno scorso per il compleanno; chiudo la porta e esco di casa per fare una corsa, mi aiuterà a distrarmi.

Amo correre la mattina e guardare l'alba, mi rilassa, mette a tacere tutte le voci che ho nella testa liberandomi dal dolore per una manciata di tempo che però non è mai sufficiente.

Dopo aver corso per circa cinque chilometri rientro a casa, mi tolgo le scarpe e inizio a preparare la colazione per mio fratello mentre mi fumo una sigaretta.

Ho intenzione di smettere, o almeno di non farlo davanti a Ethan, non voglio che anche lui da grande prenda questo brutto vizio.

Metto in tavola del pane con la cioccolata e un bicchiere con del succo di mele come piace a lui; vado a svegliarlo, lo prendo in braccio gli arruffo i capelli e lo porto in cucina, mentre fa colazione mi faccio un'altra doccia e dopo aver indossato un paio di jeans e una maglietta qualsiasi torno da lui.

Ethan è un bambino piuttosto taciturno, non dà mai confidenza alle persone che non conosce e ama stare da solo.

Proprio come me.

<<Hey Ometto>> richiamo mio fratello che volta il capo nella mia direzione.

<<Hai finito di mangiare?>> gli chiedo.

<<Si>> risponde lui con la sua vocina.

<<Bene, ora vai a lavare i denti che dobbiamo andare>> gli ordino.

Ethan ha solo quattro anni e mezzo, e ha sempre avuto solo me, cioè abbiamo dei genitori, ma probabilmente in questo momento saranno in qualche locale a divertirsi lontano da qua, perché.... Rullo di tamburi... circa una settimana fa se ne sono andati lasciandomi un misero bigliettino, in cui mi ricordavano quanto fossi stato un figlio di merda.

Avevano ben pensato di lasciarmi un bambino di quattro anni da crescere, perché sono quasi sicuro che non sarebbero tornati molto presto.

Non che mi dia fastidio, Ethan è un bravissimo bambino e gli voglio molto bene, ma vado ancora a scuola e per pagare questo appartamento ho dovuto ricominciare a lavorare per qualche ora perché i soldi che ci ha lasciato mia nonna quando è morta non bastano.

L'unica cosa positiva è che quei due stronzi dei nostri genitori devono aver preso qualche mezzo per andarsene, perché l'auto è rimasta qua.

Però non avendo pagato l'affitto per ben 3 mesi consecutivi io e mio fratello siamo stati sfrattati dalla casa i cui siamo cresciuti, per questo motivo ho cercato un appartamento a Everwood e ci siamo spostati;

è un po' distante da dove vivevamo prima ma avendo la macchina non è un grandissimo problema, Owen e Mason i miei due migliori amici, mi hanno dato una mano con il trasloco.

Inoltre qui gli appartamenti costano poco quindi riusciamo a cavarcela.

Appena Ethan fa il suo ingresso in cucina noto che si è vestito, ha deciso di copiarmi indossando i miei stessi vestiti, gli sorrido.

Siamo identici vestiti così.

Stessi capelli scuri come la pece, stessi occhi cerulei e penetranti e ora pure stessi vestiti.

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