capitolo due

64 8 14
                                    

BENJAMIN

"Benjamin, mi vieni a dare una mano?"

La voce che proveniva dall'ingresso, lo costrinse a mettere in pausa il gioco e abbandonare il pad sul divano: era finalmente riuscito a mettere mano sul gioco e, dopo tante cut-scene iniziali, era al suo primo combattimento, ma...

Ma sua madre aveva avuto un tempismo fantastico.

Con un sospiro si alzò dal divano, avviandosi verso la porta e osservando sua madre, circondata da una marea di buste di plastica come tanti fedeli che non facevano altro che aspettare le parole della loro divinità: "Hai svaligiato il supermercato?" le domandò, prendendone due e poggiandole sul tavolo della cucina.

"No, ho solo un figlio che finisce tutto quello che c'è da mangiare in casa" sbuffò sua madre, imitandolo e cominciando a tirar fuori i vari acquisti, mentre lui portava il resto della spesa.

Sorrise a quella frase, ignorandola e cominciando ad aiutarla: "Mi hai preso..." le chiese, tirando fuori alcuni alimenti che aveva richiesto: non era un fissato di cucina, non era uno di quelli che si vedeva capochef in qualche ristorante stellato, molto semplicemente preparare da mangiare lo rilassava e si era ritrovato molto spesso a essere la persona addetta ai pasti in casa.

Aveva cominciato a scandagliare il web, alla ricerca di qualche ricetta e dando alla madre liste dalla spesa con gli ingredienti più disparati, proprio come aveva fatto quella mattina quando aveva saputo che la donna sarebbe andata a fare acquisti per la loro sopravvivenza: "Tutto lì" bofonchiò sua madre, scostando una sedia e lasciandosi andare a peso morto su di questa: "Controlla da solo, io ho bisogno di morire" gli disse, piegando il capo all'indietro e voltandosi verso il televisore dove la figura mastodontica di Sandman dominava New York: "Com'è il nuovo videogioco?"

"Sono ancora all'inizio" mormorò Benjamin, tirando fuori quello che aveva richiesto e trovando anche qualcosa di extra:"Scusa?" le domandò, tenendo la bottiglia di liquido trasparente e dondolandola leggermente, per quanto il peso del liquido glielo consentisse.

Era raro che sua madre comprasse qualcosa di diverso dal solito vino bianco che beveva durante i pasti, figurarsi una bottiglia di vodka: "Ho avuto a che fare con un'intera classe di neomaggiorenni che non sanno distinguere un testo letterario da un altro" bofonchiò la donna, imbronciandosi e alzando il mento come una sfida, facendo sospirare Benjamin: "Me lo merito un bicchierino di vodka" dichiarò, puntando poi il dito sulle stoviglie che dominavano i fornelli: "Che cosa stai preparando?"

"Pasta alla salsa di dragoncello con pezzetti di pollo tenero" disse con tranquillità Benjamin, avvicinandosi alla padella che conteneva la salsa per la pasta e girandola appena: si era addensata e, sicuramente, avrebbe dovuto riscaldarla al momento della cena, ma sembrava essere esattamente come quelle delle foto che aveva visto sull'articolo che aveva incontrato, mentre cercava qualcosa da fare per la cena: "Ho trovato la ricetta su internet."

"Quanto è grave se mio figlio sa cosa è il dragoncello e io no?" domandò sua madre, prendendogli il mestolo dalle mani e assaggiando ciò che aveva fatto, prima di mettersi a giocare a Spider-Man:"Mmmh, buono" assentì poi, passandosi la lingua sulle labbra e scompigliandogli i capelli.

"Si tratta di una spezia" le disse Benjamin, lisciandosi la frangia e vedendola annuire, mentre riprendeva a sistema

"Quanto è grave se un diciassettenne sa cosa è il dragoncello?"

"Vuoi cucinare te domani?" le propose Benjamin, sapendo benissimo che sua madre avrebbe evitato come la peste i fornelli: era una cosa che non le piaceva fare, già dai tempi in cui era ancora sposata, in cui la loro famiglia era composta da tre elementi.

"Ti adoro, piccolo mio" gli dichiarò, baciandogli la guancia e poi scalciando via le scarpe, dirigendosi verso la sua camera da letto.

Benjamin sospirò, negando appena con la testa: alle volte sua madre sembrava così...così...

Disorganizzata, distratta, disordinata...

Avrebbe potuto trovare tantissimi aggettivi con la stessa iniziale del nome della donna, Diane, se si metteva d'impegno.

Continuò a sistemare la spesa, mettendo tutto al suo posto e sembrandogli una di quelle persone che caricavano video su TikTok dove mettevano in ordine, sistemato ogni alimento in un contenitore apposito.

Sua madre doveva prendergliene qualcuno, in modo da poter fare come quelli.

"Ti sei dimenticata il latte condensato" gridò, affacciandosi dalla cucina dopo aver messo a posto tutto e rendendosi conto che mancava un elemento prezioso per la ricetta che avrebbe voluto provare.

L'ennesima trovata in rete.

"Lo prendo domani" esclamò sua madre, la voce che proveniva dal bagno, segno che si era spostata mentre lui sistemava la spesa; vide la porta aprirsi appena e una nuvola di vapore uscire dalla stanza: "A che cazzo ti serve, lo sai solo te" bofonchiò Diane, guardandolo con i capelli bagnati e appiattiti sulla testa.

"Ho visto una ricetta che voglio provare" le rispose Benjamin con tutta tranquillità, infilando l'ultima scatola di legumi e guardando il tavolo finalmente sgombro: gettò un'occhiata veloce all'orologio che teneva al polso.

Era presto.

Poteva continuare un po' Spider-man.

Fece vagare lo sguardo, osservando il dito che il giorno prima era stato stretto da quella ragazzina con i capelli rossi e che aveva rivendicato la proprietà del videogioco che ora risiedeva nella sua PlayStation: di solito non ricordava così bene i volti degli sconosciuti, ma la sua mente sembrava aver fotografato a dovere i lineamenti dolci, la cascata di lentiggini e lo sguardo chiaro e iroso che gli aveva rivolto.

Non l'avrebbe rincontrata, o forse sì.

Intanto, Spider-Man era suo e questa era l'unica cosa che doveva importagli.


a/n: ma io, quando ho deciso di fare una storia stile calendario dell'avvento, perché non mi sono data una botta in testa da sola? E sono solo al secondo giorno!

Bentornati e bentornate! Nuovo capitolo, dedicato al nostro protagonista, Benjamin, e a sua madre. Come potete vedere questi capitoli non sono molto lunghi, anche perché sennò morirei.

Comunque detto ciò, vi do appuntamento a domani con un nuovo capitolo.

Mi scuso tantissimo per eventuali errori lasciati qua e là, diciamo che le tempistiche non mi danno tanto respiro.

Infine, un grazie a tutti voi che avete commentato, letto e votato lo scorso capitolo.

Grazie tantissimo!


Una storia di NataleWhere stories live. Discover now