capitolo sei

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BENJAMIN

"Di nuovo tu" Benjamin si appoggiò al carrello, sorridendo allo sguardo chiaro di Olivia: l'aveva vista sobbalzare appena sentita la sua voce, girandosi e sgranando gli occhi.

Pensava fosse un'assurdità che si leggeva sui libri, un qualcosa di impossibile fisicamente ma gli occhi di Olivia si erano allargati e la sua bocca si era dischiusa in una perfetta O: "Ci incontriamo un po' troppo spesso per essere casualità" le domandò, continuando a rimanere appoggiato e sorridendole: "Mi pedini, farfadet?"

Farfadet, ovvero folletto, gli sembrava più adatto per Olivia, per quanto possedesse l'anima di una tigre e, n'era sicuro, anche gli stessi artigli.

La vide sospirare, stringendo al petto la collezione di buste di caramelle che aveva, in pratica l'unica cosa non biologica presente in quel supermercato; "Fidati, ho di meglio da fare che osservare te che fai la spesa" dichiarò lei, scostandosi un ciuffo dalla guancia e infilandolo sotto il cappello di lana che portava: "Poi perché sei qui?"

"La mia scuola è vicina" commentò Benjamin, scrollando le spalle e rimanendo fermo nella posizione che aveva assunto: gambe intrecciate, braccia appoggiate al carrello.

Rilassato e tranquillo, anche se il suo cuore batteva più velocemente da quando l'aveva vista.

Eh sì, Olivia gli piaceva. Impossibile dichiarare il contrario, peccato che lei sembrava odiarlo per quel piccolo incidente avvenuto pochi giorni prima e, ogni sorriso che le mandava, veniva ricambiato da occhiatacce e ringhi.

Più che una tigre, sembrava un gattino pronto a fare rissa.

"Anche la mia" disse Olivia, spostando l'attenzione sui biscotti ordinatamente disposti davanti a lei: ne prese uno, guardando la confezione e rimettendola subito a posto.

La sua scuola era lì vicina?

Possibile che andassero nello stesso istituto e che non l'avesse mai notata prima di allora? Sembrava più piccola di lui, o forse era una sua coetanea e dimostrava meno anni, però quella figura minuta e quei capelli rossi li avrebbe sicuramente notati.

"Frequenti il Siegfried?"

"No, il Lamartine" gli rispose Olivia, voltandosi verso di lui e inclinando la testa: "Sei nella strada accanto alla mia."

Le loro scuole erano su due strade attigue: partivano dallo stesso punto e si allungavano in direzioni opposte, quasi a formare un ipotetico triangolo.

"Sì. Com'è possibile che non ti ho mai visto da nessuna parte?"

"Mi stalkeri e rubi i miei acquisti" Olivia piegò le labbra in un sorriso sardonico, fissandolo negli occhi: "Non penso sia come dici" dichiarò, prendendo un'altra confezione di biscotti e studiandola.

Ah, lui li aveva mangiati quelli: era stato come mettersi in bocca un pezzo di cartone.

"Quelli fanno schifo, farfadet."

"In questo posto c'è solo roba biologica, è normale che facciano schifo" bofonchiò Olivia, girando su se stessa e storcendo le labbra in una smorfia.

Benjamin ridacchiò, osservandola mentre fissava con astio le confezioni di biscotti biologici e aspettandosi che cominciasse a pestare con forza un piede per terra: in effetti le sue parole erano vere, anche lui preferiva non andare lì e, di solito, era sua madre che faceva la spesa.

Ma quel giorno la donna non poteva e lui voleva fare a tutti i costi i pan di zenzero per festeggiare San Nicola, come ogni bambino parigino che fosse degno di quel nome.

"Vuoi i biscotti per San Nicola?" le domandò, vedendola annuire lievemente con la testa.

"Mio fratello dice che sono troppo grande per andare da San Nicola a prendere i pan di zenzero e la sua brioche, quindi..."

Quindi aveva rimediato su dolcetti vari ed eventuali.

Benjamin spostò il peso da un piede all'altro, rimanendo tranquillamente appoggiato al carrello e storcendo appena le labbra: "Domani che fai?" le domandò, vedendola di nuovo portare l'attenzione verso di lui.

"Vuoi essere facilitato nel tuo lavoro di stalking?"

Benjamin sorrise: no, non voleva essere facilitato nel suo inesisttente lavoro di stalker, molto semplicemente voleva essere facilitato nell'avvicinarsi a lei e, se le braccia cariche di caramelle gommose e cioccolata - in pratica, tutto ciò di non-biologico all'interno di quel supermercato - erano un segnale di ciò che piaceva a Olivia, aveva ottime possibilità di avvicinarsi a lei.

"Io oggi faccio i pan di zenzero" le spiegò, indicando con un cenno della testa il contenuto del carrello: tutto l'occorrente per i biscotti a forma di omino e, ovviamente, anche qualcosa da fare per cena: "Te ne avrei portati qualcuno, ma dato che sei così diffidente..."

"Non faccio niente. Tranne andare a giro per fare un po' di foto" lo interruppe lei, facendolo sorridere: ah, la cucina era sempre la soluzione. Conquistava ogni essere femminile che conoscesse: sua madre gli perdonava tutto davanti a un bel pranzetto e, a quanto pareva, ammorbidiva anche le difese di Olivia.

"Ci vediamo dopo la scuola? Più o meno a quest'ora?" le propose, sperando che lei non cambiasse idea e tornasse a ringhiare e mostrargli gli artigli.

"Mi darai veramente i pan di zenzero?"

"Sì."

Olivia gli sorrise appena, facendo un passo indietro: "Ci vediamo domani" dichiarò, salutandolo con un cenno leggero della mano e andandosene, quasi saltellando, verso la fine della corsia, in direzione delle casse, proprio come un piccolo folletto.


a/n: ed eccoci qua, nuovo giorno e nuovo capitolo. Fra l'altro oggi, in Francia, si festeggia San Nicola: in verità non in tutta la Francia, in alcune zone. I bambini lasciano le loro pantofole fuori dalla porta e, se sono stati buoni, San Nicola vi lascerà dolcetti, i pan di zenzero e una particolare brioche a forma di omino (sia questa che i pan di zenzero, dovrebbero rappresentare il santo). 

San Nicola, poi, è la figura da cui è nato Babbo Natale.

Dopo questa piccolo momento di informazione, come sempre mi scuso per eventuali per errori e vi ringrazio tantissimo per ogni commento, lettura e stelline che date a questa piccola.

Io, come sempre, vi do appuntamento a domani!

Una storia di NataleWhere stories live. Discover now