capitolo diciotto

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BENJAMIN

"Stanca?"

Benjamin sorrise, posando i due piattini di plastica sul tavolo arrangiato e guardandosi attorno: in verità tutto era stato arrangiato in quel grosso fondo che, per quel giorno, aveva accolto persone che non avevano niente e persone che volevano dare un po' di calore ai primi.

Si era ritrovato a tagliare, sminuzzare e mettere sul fuoco pietanze in una cucina letteralmente improvvisata con grandi fornelli e pentoloni, servendo poi il tutto su vassoi e vassoi pieno di piatti di plastica.

Olivia e lui si erano visti solo quando erano arrivati, rapiti poi dai rispetti doveri: ogni tanto Olivia arrivava vicina a lui, caricandosi del peso del vassoio e sorridendogli, andando poi a lasciare i vari piatti ai commensali e chiacchierando ogni tanto con ognuno di loro.

L'aveva vista scambiare qualche parola con una donna anziana e avvolta in una sciarpa coloratissima, di lana grezza e che sembrava avesse bisogno di un passaggio in lavatrice, esattamente come gli altri abiti indossati dalla signora.

Olivia si era chinata a fare un po' di feste a un cagnolino spelacchiato e sorriso poi al proprietario di questo: un uomo sulla cinquantina con il volto bruciato dal sole e lo sguardo stanco.

Olivia sembrava avere una parola o due per tutti e, molto spesso, sua madre e le altre cuoche lo aveva dovuto riprendere perché si perdeva nella contemplazione del piccolo folletto dai capelli rossi, diventato in una serata la preferita di quasi tutti quelli che aveva conosciuto.

"No. Sono abituata a camminare, quindi non è tanto diverso da quello che faccio quando vado in giro con questa" dichiarò Olivia, rispondendo alla sua domanda e carezzando la macchina fotografica, che teneva in grembo. Non si era persa l'occasione, facendo foto qua e là, sia nella sala adibita alla consumazione dei pasti sia nelle cucine, dove aveva immortalato tutti loro: "Me l'ero immaginato diverso..."

"Lo so" sospirò Benjamin, guardandosi attorno senza fissarsi su un punto preciso: immaginava che l'idea che la gente aveva di quei posti fosse più simile a quella che si vedeva nelle serie TV o nei film, piuttosto che alla realtà.

Anche lui, in fondo, sapeva ben poco di tutto quello, conosceva solo l'ambiente delle cene di beneficenza e dei pochi altri aspetti che aveva toccato con mano...

"Da quanti anni lo fai?"

Benjamin si voltò, sospirando alla domanda che Olivia gli aveva rivolto: "Da inizio superiori, penso" mormorò, storcendo la bocca e facendo scivolare uno dei due piatti verso Olivia: "Faccio anche il volontario proprio qui, quasi sempre d'estate, quando non ho la scuola..."

Ma quello lo faceva in una casa di riposo per anziani, dove il massimo che si ritrovava a fare era perdere a scacchi con un vecchietto agguerrito nel mangiare tutte le sue pedine e ascoltare i racconti di guerra di un altro signore, costretto dalla vita ad aspettare la sua fine su una sedia a rotelle, completamente dipendente dagli altri.

"Tu dici che non hai idee per il futuro..." mormorò Olivia, punzecchiandogli l'indice con il suo e attirando così la sua attenzione completamente su di lei: "Mai pensato a qualcosa in questo ambito?"

"Sinceramente no. Io l'ho sempre..." Benjamin scosse il capo, sospirando al sorriso che lei gli rivolgeva, tranquillo e pieno di incoraggiamento: "L'ho sempre fatto, non è mai stato un peso e non pensavo che..."

"Secondo me dovresti provare, o almeno informarti" disse con semplicità lei, mettendosi davanti il piatto con il dolce che lui aveva portato e infilzandolo con la forchetta di plastica: "Che buono!" dichiarò, dopo un solo boccone.

"Il bûche de Noël di Fleur è un sogno" le disse Benjamin con un sorriso, prendendo la fetta di dolce fra l'indice e il pollice, dandole un generoso morso e sentendo il sapore dolce e corposo del cioccolato sciogliersi sulla lingua, assieme alla consistenza della pasta biscotto. Si leccò le dita, sporche della crema al cioccolato che rivestiva la fetta e, con un altro morso, finì la sua porzione: "Quando era più giovane aveva un ristorante, se non sbaglio nel Quartiere latino, e cucina in modo fantastico. Ha delle ricette tutte sue e mi ha detto anche qualche trucchetto, anche se il meglio se lo tiene per sé" le spiegò, indicando con un cenno la cucina dove Fleur, colei che comandava la cucina con polso fermo durante quegli eventi, stava sistemando le ultime stoviglie.

"Come tutti i grandi chef."

Benjamin annuì a quella affermazione, sorridendole mentre Olivia finiva di mangiare la sua fetta, deponendo poi con cura la forchetta nel piatto: "Tuo fratello fra quanto arriva?" le chiese, catturandole l'indice con il suo e cominciando a giocherellarci.

"Era per strada. Ha detto che c'è un po' di traffico e di aspettarlo dentro" gli rispose Olivia con la voce ridotta a un mormorio e lui assentì, stendendosi sul tavolo e continuando a giocherellare con le dita di lei, lo sguardo fisso sui loro polpastrelli che si prendevano e si lasciavano, ricatturandosi poco dopo.

Doveva dire qualcosa?

In verità non lo sapeva. Non era un silenzio che sentiva di dover riempire con qualche parola, sentiva solo il bisogno di stare lì con lei e, forse, anche per Olivia era lo stesso dato che non sembrava intenzionata a dire qualcosa.

Alla fine il suo telefono, poggiato sul tavolo, vibrò e Olivia lasciò andare la sua mano per prenderlo e leggere ciò che le era arrivato: "Oh, è arrivato" decretò, alzandosi velocemente e vestendosi, infilandosi il berretto in testa e mettendo la macchina fotografica al sicuro nella sua borsa: "Ci vediamo."

"Sì" mormorò Benjamin, sorridendole e vedendola dargli le spalle. La guardò fare qualche passo, prima di sentire la sua voce: "Olivia?" la richiamò, vedendola voltarsi e guardando con gli occhi chiari e che gli domandavano silenziosamente il motivo di quel richiamo: "Grazie" si ritrovò a dirle, senza sapere per cosa la stesse ringraziando.

Per l'aiuto ricevuto quella sera?

Per il fatto che gli aveva mostrato una via, in quella che era la nebbia del suo futuro?

O forse, semplicemente, perché era lei ed era con lui.

Non lo sapeva, ma aveva voluto dirlo.

La vide sorridere e salutarlo con la mano, prima di andarsene via e lasciarlo completamente solo.

"Se la mia Odette fosse qui, direbbe qualcosa a effetto" commentò la voce tranquilla di Fleur, facendogli alzare la testa verso la donna anziana che era comparsa al suo fianco: i capelli corti bianchi, tagliati a caschetto, il corpo magro e alto coperto solo da un maglione candido e un paio di pantaloni eleganti; Benjamin la vide sorridere, prima di scompigliargli affettuosamente i capelli: "Ma io non sono lei, però subisco anche io il fascino dei giovani amori..." si fermò, strizzandogli il naso e tirandolo appena: "Non ci provare nemmeno a negare, signorino. L'ho visto troppe volte uno sguardo come il tuo..."

"E chi voleva dire di no?"

Fleur lo fissò, annuendo e sorridendo: "Meglio essere sinceri, tesoro mio. Anche con se stessi."



a/n: ed eccoci di nuovo qua, con un nuovo capitolo e l'ennesima conoscenza per chi legge La vie en rose.

Come sempre vi ringrazio tantissimo per tutto il sostegno dato.

Mi scuso per gli errori lasciati qua e là e vi do appuntamento a domani per un nuovo capitolo! (Sì, queste note finali stanno sempre diventando più brevi).

Una storia di NataleWhere stories live. Discover now