capitolo otto

41 8 6
                                    

BENJAMIN

"Trentasette e sei."

Le parole di sua madre furono una sentenza e Benjamin le accettò con un sorriso mesto: di certo la temperatura del suo corpo si era abbassata rispetto al giorno precedente, di cui aveva ricordi confusi.

Dolore, caldo, freddo.

Brividi, bisogno di dormire.

Era tutto confuso nella sua mente, ricordava solo di essersi svegliato completamente intontito, di sua madre che gli tastava il viso con le mani fresche e poi il termometro che sentenziava la febbre.

"Direi che si è abbassata..." commentò tranquillo, coprendosi meglio con la coperta e appoggiandosi allo schienale del divano: sarebbe potuto rimanere a dormire in camera sua, ma non aveva voglia di passare altro tempo là dentro, non quando ieri ci era stato costretto.

"Beh, almeno oggi mi hai riconosciuta e non mi hai scambiato per l'angelo della morte" dichiarò sua madre, tastandogli la fronte e carezzandogli la guancia.

"Senza offesa, maman, ma se ti avvicini al mio letto, tutta vestita di nera con quel coso avvolto intorno..." bofonchiò Benjamin, indicando il pastrano che la donna indossava e storcendo la bocca: chiunque avrebbe potuto scambiarla per una creatura nefasta, soprattutto se si avvicinava silenziosa al letto, nella penombra della stanza.

"Io vado" commentò sua madre, lasciando il termometro sul tavolino di vetro e controllando il contenuto della borsa, prima di fissarlo in volto: "Hai bisogno di qualcosa?"

"La voglia di vivere?"

"Qualcosa che vendono nei negozi" glissò con tranquillità lei, facendolo sospirare.

"Niente, allora."

"Ci vediamo stasera" gli disse, baciandolo sulla fronte e dandogli un'ultima carezza: "Fai il bravo, non distruggere casa e..."

"Maman!"

"E prendo qualcosa per stasera" sentenziò alla fine sua madre, sistemandosi la borsa sulla spalla e recuperando la valigetta di pelle, abbandonata ai piedi di Benjamin: "Non ti mettere ai fornelli, per l'amor del cielo."

"Non ne ho la forza" commentò lui, guardando poi la madre uscire di casa e ritrovandosi da solo: socchiuse gli occhi, ascoltando i rumori del palazzo. Da qualche parte poteva sentire una televisione accesa, il rumore dei passi degli inquilini del piano superiore...

Era strano sentire quei rumori, quei segni delle vite altrui, mentre lui rimaneva in stand-by sul divano.

Si distese, coprendosi meglio con la coperta e azionò il televisore, aprendo subito l'app di Netflix e guardando cosa il catalogo offriva, scegliendo poi un film dall'atmosfera natalizia.

Uno di quelli che sembrava una commedia romantica, con la locandina simile a tante altre e una trama già vista e rivista, con attori sconosciuti che recitavano anche un po' malino.

O forse era dovuto al doppiaggio?

Il suo cellulare vibrò proprio mentre la protagonista decideva di aiutare la piccola comunità da cui proveniva e in cui era tornata dopo una delusione amorosa. Infilò la mano sotto al cuscino, cercando con il tatto il telefono e trovandolo subito.

Quasi sicuramente era sua madre che voleva sapere se il suo unicogenito era ancora vivo.

O forse era Marc che gli chiedeva se voleva gli appunti delle lezioni.

O forse...

Olivia.

Benjamin sorrise alla vista del suo nome, sistemandosi meglio sul divano e vedendo le poche parole che lei gli aveva scritto.

Come stai?

Una semplice domanda, ma che lo riscaldava dall'interno.

Mise in pausa il film, giusto per avere un po' di silenzio e non perché voleva evitare di perdere informazioni vitali e scrisse velocemente una risposta.

Meglio. Tu?

Io non sono delicata come te

Chiunque si ammala d'inverno

Noi Martin siamo delle rocce

Benjamin ridacchiò, immaginandola battersi il petto delicato e guardando con la sua espressione di sfida.

Com'è il mondo fuori? le chiese, tirando su con il naso e allungando una mano verso il tavolo, recuperando la borraccia con l'acqua e bevendone un sorso.

Olivia non gli rispose e Benjamin guardò l'orologio: forse era tornata in classe, in fondo erano in pieno orario di lezioni.

Il suo cellulare vibrò fra le sue dita e lui andò subito a controllare ciò che gli era arrivato.

Scusa, stavo facendo una foto a un cane carinissimo. Qua fuori fa freddo. E piove.

Un cane? Ma non era a scuola? Come poteva aver trovato un cane da fotografare in classe?

Benjamin scosse il capo, preferendo non indagare: non aveva veramente la forza per indagare ed era certo che Olivia gli avrebbe fatto agognare ogni risposta. No, decisamente adesso non ce la faceva.

Ma fai foto anche quando piove?, le chiese invece.

Sempre. Tu che stai facendo?

Mi sto guardando l'ennesima commedia di natale. Sono tutte uguali, ci hai fatto caso? le domandò, guardando verso lo schermo e vedendo un primo piano della protagonista con un'espressione oscena in volto. Era riuscito a fermare il video al punto giusto, mostrandola con la bocca leggermente arricciata, il naso che sembrava quello di un maiale e i denti in bella mostra...

Il suo cellulare vibrò con un nuovo messaggio da parte di Olivia: Non stai finendo il mio videogioco?

Primo: è mio. Secondo: non ho la concentrazione necessaria.

Benjamin lasciò andare un sospiro: chissà quando sarebbe finita quella storia di Spider-Man 2. In fondo, se lui non l'avesse preso non si sarebbero mai conosciuti...


a/n: ed eccoci di nuovo qua! Mi scuso tantissimo per non aver pubblicato ieri ma... IKEA è un brutto posto, ti ingloba fra i suoi corridoi e non ti lascia più andare!

Però eccomi di nuovo qua! Con un nuovo capitolo!

Non perdo altro tempo e passo subito ai discorsi di rito: grazie per ogni voto, stellina e commento che mi lasciate.  Grazie davvero, di tutto cuore!

Scusate gli errori e ci vediamo a domani!

Una storia di NataleWhere stories live. Discover now