capitolo venti

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BENJAMIN

"Ferma lì!" Benjamin fissò la donna, gettando lo strofinaccio sul ripiano di lavoro e appoggiandosi a questo, flettendo gli avambracci mentre teneva la sua vittima in scacco solo con lo sguardo: "Dobbiamo parlare."

"Odio queste due parole, soprattutto quando vengono da te" bofonchiò sua madre, finendo di levarsi le scarpe e gettandole nei pressi della porta d'ingresso, avvicinandosi poi al bancone della cucina e guardandosi attorno, come se stesse cercando qualcosa.

O l'assenza di qualcosa.

"Dov'è finito il Pain d'épices che avevo preparato per la vigilia?" le chiese Benjamin, tamburellando le dita sul ripiano e piegando le labbra in un sorriso che poco aveva di gioviale e accondiscendente.

Quella ladra...

"Babbo Natale è passato di qua, vostro onore" decretò sua madre, portandosi una mano al cuore e annuendo con la testa: "Mi ha costretta a dargli il dolce."

"Mamma..."

Benjamin sospirò quella parola, socchiudendo gli occhi e portandosi due dita al setto nasale, stringendolo: "Era troppo buono! Mi chiamava!" squittì sua madre, mentre lui riapriva gli occhi, giusto in tempo per vederla saltellare sul posto come bambina, quasi come se con quel modo di comportarsi non ammettesse il proprio torto: "Poi l'hai fatto con troppo anticipo, per domenica sarebbe bello che andato."

"Ora domani mi vai a comprare gli ingredienti" dichiarò Benjamin, scandendo bene ogni parola e sapendo cosa questo significava: andare in un supermercato, a pochi giorni da Natale, in un caos di carrelli e persone che si volevano accaparrare tutto ciò che era rimasto.

Un vero inferno, ma era questo il destino che attendeva i ladri.

"Domani" la voce di sua madre fu acuta mentre diceva quella parola, scuotendo la testa e portandosi le mani alla gola come se l'avesse tagliata con una lama: "Domani, ultimo sabato prima delle feste di Natale? Mi vuoi morta?"

"Così impari a mangiare quello che non devi" dichiarò Benjamin, incrociando le braccia al petto e alzando il mento, pronto a qualsiasi cosa avrebbe avuto da ridire.

Era colpa sua che mangiava roba che non era per lei, almeno non era ancora per lei.

"Continua così e la tua ragazza ti lascerà" borbottò sua madre, avvicinandosi al frigorifero e aprendolo, tirando fuori una bottiglia di vino aperto e poi recuperando un bicchiere dalla credenza.

"La mia ragazza?"

"Quella rossa carina che ci è venuta a dare una mano" le rispose sua madre, versandosi una generosa dose di vino, prendendo poi il calice in mano e indicandolo con questo: "Non è la tua ragazza?"

No.

O meglio non proprio.

Lui e Olivia erano più che amici, ma non ancora una coppia. Una strana tappa intermedia che dovevano superare ma, a quanto pareva, nessuno dei due stava facendo qualcosa.

Tutto magicamente perfetto quando erano da soli, un po' meno quando la realtà entrava fra di loro e lo rendeva consapevole dei limiti di quel loro rapporto così particolare.

"Diciamo che ci sto lavorando" mormorò Benjamin, storcendo la bocca: era davvero così? Aveva veramente intenzione di fare qualcosa? Non sapeva nemmeno lui...

"Che risposta, mi ricordi tuo padre" bofonchiò suo madre, sorseggiando il vino e poi indicando l'albero di Natale che dominava la sala: "A proposito, ti ha fatto arrivare il regalo."

Benjamin annuì, osservando i pacchetti perfettamente incartati che erano stati posizionati sotto l'emblema del Natale: non gli pareva fossero aumentati, ma sua madre era una stratega della disposizione dei regali, quindi poteva essere che fosse stato infilato nella composizione senza alterare il nulla.

"Che cosa le hai fatto?"

La domanda lo fece voltare verso la donna, mentre aggrottava le sopracciglia: "Cosa?" le chiese, non capendo il soggetto di quella domanda: se intendeva il regalo che aveva fatto a lei, non l'avrebbe detto neanche sotto tortura, mentre suo padre...

Beh, di solito se ne occupava lei. Da quel che sapeva, negli ultimi anni, gli aveva sempre regalato un'agenda in pelle per il lavoro.

"Alla tua ragazza in lavorazione, per Natale che cosa le regalerai?"

"Ecco..."

Un regalo per Olivia.

Cavolo. Non ci aveva pensato....

Cosa poteva prenderle? Cosa le sarebbe piaciuto avere?

Anzi, cosa avrebbe trovato di decente a due giorni di distanza da Natale.

Anche se viveva a Parigi, c'era quella strana corsa al regalo che infervorava tutti...

Aprì la bocca, richiudendola e vedendo il sorriso comparire sul volto di sua madre, mentre si avvicinava a lui e gli posava una mano sulla spalla: "Ah, mi sa che non sarò l'unica ad andare per negozio domani" gli dichiarò, avvicinando la bocca all'orecchio: "Auguri."



a/n: ancora quattro capitoli, prima di dire ciao ciao a Benjamin e Olivia. Riusciranno i nostri due tontoloni cronici a darci una piccola gioia prima della fine della storia? Chi lo sa!

Detto ciò, come sempre, mi scuso per gli eventuali errori lasciati qua e là.

Vi ringrazio tantissimo per tutto il supporto che date a questa piccola: letture, stelline e commenti. Tutto la fa crescere sana e forte!

Infine, vi do appuntamento a domani per un nuovo capitolo!

Una storia di NataleWhere stories live. Discover now