𝟑.  𝒔 𝒑 𝒓 𝒐 𝒍 𝒐 𝒒 𝒖 𝒊 𝒐

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Proprio quando i sedili dell'auto di Yoongi parvero ammorbidirsi sotto il suo corpo, Jimin individuò la strada di casa fuori dai finestrini imperlati di acqua piovana. La melodica compagnia proposta dalla radio sembrava intervallata da fragili silenzi, quegli angoli composti solo da Jimin e Yoongi, dove sembrava che qualcosa potesse uscire dalla bocca dell'altro da un momento all'altro. Solo un'interminabile attesa, invece, giaceva scomposta fra loro.

Jimin, durante il tragitto, aveva slacciato la cerniera del suo vecchio giubbotto, solo per potersi proteggere dal freddo qualora sarebbe arrivato il momento di scendere dal veicolo. Solo lanciare lo sguardo sulla strada fuori, lumeggiata dalla torbida luce dei lampioni sul ciglio del marciapiede, gli faceva venire i brividi di freddo.

Yoongi bloccò il freno a mano e girò la chiave sul quadro per spegnere il motore, e finalmente tutto si mutò. Con il comando di spegnimento del veicolo, sopra le loro teste una luce brillò d'improvviso a mostrare i loro volti sfatti dalla spossatezza per qualcosa che si spacciava per la semplice giornata trascorsa. Una pura menzogna persino troppo banale da potersi considerare come risposta. Quasi stare insieme, tanto per Jimin quanto per Yoongi, richiedesse una misura d'energia facilmente riducibile alla riserva. Yoongi seguì con gli occhi i lenti movimenti di Jimin, impegnati nel riallacciare il suo giubbotto, un po' impacciati a causa della vista vagamente annebbiata. Yoongi avrebbe voluto aiutarlo; glielo si poteva facilmente leggere nello sguardo. Solo Jimin non sembrò notare questo desiderio, che quando fu chiamato dall'insistenza dei suoi occhi su di sé, corrugò le sopracciglia.

"Beh, ciao."

L'aveva già ringraziato una volta, non c'era bisogno di essere ripetitivo. Yoongi annuì debole con il capo, quasi disposto a lasciarlo andare così. Aveva qualcosa da dire prima che Jimin si rivestisse per uscire, ma nessun momento gli era parso adeguato se non quando il minore gli diede le spalle, pronto a lasciare il veicolo. La lingua passò frettolosa sulle labbra, inumidendole un minimo.

"Io... mi sono servito di quella ragazza per entrare in un programma individuale nella palestra in cui lavoro. Non sono altro che il suo personal trainer.", confessò Yoongi, bisognoso di mettere in chiaro quanto possibile per non dare modo a Jimin di farsi idee sbagliate. Lui, che ancora nutriva speranza per la loro fredda relazione.

Gli piaceva pensare di avere una vicinanza con Jimin anche solo tenendosi aggiornati sulla loro vita. Avrebbe voluto sapere di più sul più piccolo, ma Jimin non era mai stato un libro aperto e certamente non parlava tanto facilmente.

Il suo sguardo lo aspettava, aspettava che il minore si girasse. La sua piccola mano, intorno alla maniglia della portiera, pronta per far scattare la serratura, era immobile. Quando arrivò, quando Jimin si affacciò dalle sue spalle, sembrava ancor più distante di come Yoongi lo aveva ricordato. Una fitta al cuore lo scosse e il pugno si strinse fortemente sul volante, come misera valvola di sfogo.

"Scusami... se ti ho chiesto se fosse la tua ragazza.", anche Jimin sussurrò, ma forse lo fece solo perché Jiyoon, sui sedili posteriori, riposava spensierata nella sua visione onirica.

È stato un momento di debolezza, pensava Jimin, gettando un occhio indietro al suo atteggiamento precedente. Per Yoongi, invece, era stato quanto di più vero c'era stato tra loro due nell'ultimo anno.

"Non avrei dovuto intromettermi nei tuoi affari."

"Ti sbagli, invece."

"Sarà. Ma andrà bene finché non ci ricascheremo di nuovo, quindi tanto vale cercare di non cadere per non dover ricominciare da capo."

Come se Yoongi fesse estraneo dinanzi alle parole di Jimin, alla maledetta idea che aveva faccia solo per dare dolore ad entrambi. Come se Yoongi non si sarebbe aspettato una simile risposta, la sua tardò ad arrivare quasi gli occorresse del tempo per pensarci.

𝘴𝘦𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘱𝘪𝘵𝘺 ⦂ 𝘺𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Where stories live. Discover now