𝟏𝟑.  𝒂 𝒍 𝒕 𝒆 𝒓 𝒄 𝒐

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Erano passate almeno cinque ore da quando aveva messo piede nell'edificio e un intera giornata senza sua figlia. Doveva esserne abituato, tuttavia la consapevolezza di non poter vedere la sua bambina per tutta la settimana, o farlo solo con il permesso di Yoongi, gli fece provare nostalgia sin da subito.

Continuava a guardare lo schermo del suo cellulare, dove l'icona del telefono era evidenziata da un pallino rosso e il numero uno. Sospirò, incerto se richiamare o meno Yoongi. Temeva che fosse per Jiyoon, cosa di cui, d'altro canto, era ben certo. Altrimenti cosa?

"Ehi donzella - V chiamò la sua attenzione, posizionandoglisi davanti, oltre il bancone che ancora una volta evidenziava una finta differenza d'altezza - domani ti voglio qui alle 17. Puntuale se vuoi firmare il contratto d'assunzione." in più a quella splendida notizia, gli venne passata un'onesta banconota che soddisfaceva alla grande la performance della sua prima esibizione quasi teatrale, insieme a qualche balletto di lapdance giù dal palco per chi aveva espressamente chiesto di lui. Le regole andavano a suo favore e se erano concesse le palpatine al sedere era grasso che colava, perciò non era stato poi così difficile. Certo, doveva prenderci l'abitudine e sicuramente quello non era un lavoro da cui ricavava soddisfacimento se non a livello economico, ma non era assolutamente il caso di lamentarsi.

Jimin recuperò la banconota prima di sollevare gli occhi sul minore per dimostrargli con un cenno di capo che aveva capito. Era stanco di conversare con il suo nuovissimo collega.

"Sicuro che non vuoi saperne degli extra? So che mi hai già dato la tua conferma una volta, ma vista la richiesta mi sembra giusto riproportelo."

"Sì. Sono sicurissimo."

"Come preferisci splendore."

Quando V si congedò dopo un fugace e benevolo occhiolino, Jimin fece lo stesso premendo con fretta ed esasperazione il pollice sull'icona del telefono, proponendo il contatto di Yoongi e avviando la chiamata. I primi tre toni d'attesa lo convinsero che presto sarebbe partita la segreteria telefonica e più aumentavano e più Jimin tremava, con il cuore che aveva raggiunto la gola con la sua pesante pulsazione, finché la voce di Yoongi gli risuonò in testa, chiara e rauca esattamente come la ricordava durante il messaggio di scuse che aveva registrato in passato, il quale suggeriva di parlare dopo il segnale acustico e che avrebbe richiamato. Ed ecco la segreteria, puntuale come un orologio.

Jimin espirò un pesante blocco l'aria che aveva trattenuto nei polmoni, quasi grato per non aver ricevuto un effettiva risposta. Era anche giusto così; occhio per occhio, dente per dente, no? Chiuse la chiamata in quanto non aveva voglia di registrare un messaggio, fermandosi poi all'ingresso dell'edificio, quando si chiese dove sarebbe andato una volta uscito. Non aveva una risposta, e non l'avrebbe certo avuta ma per il momento decise di retrocedere per occupare uno sgabello da cliente e ordinare a V un bicchierino. Era sempre meglio della strada o della solitudine.

Pochissimo dopo, la vibrazione del telefono, da poco riposto nella tasca della giacca, lo fece saltare quasi con tutto il suo Gin. Recuperò immediatamente l'aggeggio per scoprire di avere un messaggio da parte di Yoongi. Con scetticismo, Jimin cliccò sull'icona, pensando quanto potesse essere poco furbo il corvino per avergli rifiutato la chiamata e poi essersi fatto improvvisamente vivo.

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