𝟏𝟎.  𝒕 𝒓 𝒂 𝒔 𝒆 𝒄 𝒐 𝒍 𝒂 𝒕 𝒐

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Starai bene, Jimin.

Era lontano dallo stare bene, ma aveva comunque risposto con un cenno di capo in assenso e due occhi gonfi di lacrime e fiducia verso le rassicurazioni del maggiore.

Le lenzuola tacevano nell'abbraccio dei loro corpi rilassati, non abbastanza morbide da accompagnare Jimin nel sonno (a dispetto di Jiyoon pesantemente assopita ore addietro) in quanto l'unica contatto che riusciva a percepire sulla sua pelle erano sottili aghi che insistevano per penetrarlo. Una terribile sensazione giostrata dal senso di vinta che già accusava, un tormento che, ovviamente, aveva trattenuto le sue palpebre accartocciate su loro stesse per tutta la notte, tempo passato tra il volto di sua figlia e il buio che, in alcuni momenti, riusciva a sembrare immenso. Finché giunse il momento di richiamare Jiyoon dai sogni, quando le luci del mattino avevano già da un po' fatto irruzione nella stanza, dimostrando che non c'era alcun immensità in quello spazio ristretto.

La notte non aveva lasciato alcun senso di sollievo con il suo passaggio, non era bastato un tetto momentaneo sulla testa per sollevare Jimin dagli infiniti tormenti che, come mostri, vivevano nella sua personale oscurità, nell'attesa del buio per stringersi attorno alla sua gola e costringerlo a guardare come il mondo sembrasse odiarlo, come la vita sembrasse troppo per lui. Aveva passato quelle lunghe ore a stringere con bisogno il corpicino di sua figlia contro di sé che, al mattino, il dolore ai muscoli delle braccia non aveva di che sorprendere il soggetto colpito.

Il suo arrivo in tribunale era anticipato di ben quaranta minuti dall'udienza. Aveva passato le ultime dieci ore a non pensare ad altro e finalmente era arrivato, finalmente poteva sedersi ed aspettare. Era sconvolto nella sua postazione, le occhiaie che parlavano per lui come i migliori vestiti addosso che però stonavano un po'; gli era stato suggerito da Hoseok di optare per una camicia e un pantalone ma Jimin aveva qualcosa da nascondere, per cui una felpa fin troppo larga alla fine era il massimo della sobrietà con cui aveva optato per presentarsi davanti al giudice. Era forse su questi dettagli poco futili che pesavano le ore di sonno mancanti? Lo stress accumulato? Perché Jimin non s'era neppure guardato allo specchio per conoscere l'aspetto che poteva avere la sua estenuazione.

L'assenza nel suo sguardo era calcata dal silenzio e dai suoi muscoli rilassati, mentre le sue pupille seguivano i movimenti di braccio di Jiyoon che, spensierata ed incosciente, giocava a far volare la sua bambola. Quella bambola di plastica Jimin l'aveva pagata con mezza giornata di lavoro, tuttavia non c'aveva pensato due volte quando sua figlia, giorni prima, l'aveva puntata con occhi a cuore. Era forse una questione di principio nata dall'etica di dare a qualcuno quello che a lui non era mai stato dato.

Jimin non era un cattivo padre. Aveva fatto degli errori, sicuramente alcuni abbastanza rilevanti, ma la prima fase riabilitativa terapeutica comprendeva il perdono. Yoongi forse non ne era stato informato.

Erano passati ben quindici minuti da quando aveva preso posto su una sedia fuori l'aula che avrebbe dovuto occupare, quindici minuti da quando le sue braccia erano cadute lungo i fianchi e il suo mento si sosteneva sulla spalla di sua figlia. Quindici minuti del nulla più totale ed ora, finalmente, qualcuno incominciava ad arrivare.

A richiamare la sua presenza in quell'ingresso d'attesa fu un uomo che si mostrò all'interno della struttura in tutta la sua eleganza, seguito dal padre di sua figlia. In un attimo il sangue gli si raggelò nelle vene. Non fece caso neppure alla giacca e alla cravatta che filava dritta lungo il busto di Yoongi, alla stoffa che ornava i suoi avambracci e il suo petto, infinitamente vizioso nella sua piacente ampiezza. Non fece caso più a nulla, neppure alla sua piccola bambina che scendeva dalle sue gambe senza alcun permesso, per correre quanto concessole verso le braccia del suo secondo papà, il quale la sollevò da terra con estrema semplicità.

𝘴𝘦𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘱𝘪𝘵𝘺 ⦂ 𝘺𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Where stories live. Discover now