𝟗.  𝒑 𝒊 𝒂 𝒈 𝒏 𝒊 𝒔 𝒕 𝒆 𝒊

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Nel buio si caratterizzava la figura di Jimin, esposta agli occhi limpidi di Jiyoon che, nella sua fanciullezza, sembrava seguire la scena attraverso uno squarcio spazio-temporale. Poteva osservare il volto del suo amato papà, poteva udire la sua voce soave, poteva scorgere il luccichio dai suoi occhi ma non poteva percepire l'amarezza che arricchiva quella realtà alternativa. Dalla sua parte vi era solo la figura della persona alla quale era più legata, sorridere, darle attenzioni con carezze e cullarla con la sua voce; ma dalla parte di Jimin vi erano solo note malinconiche gravate dalla sua continua richiesta di perdono.
Ma come poteva una bambina di soli due anni comprendere quelle parole se non potevano misurarsi con il sottile sorriso che tirava le labbra incrinate di Jimin?

L'incoscienza di Jiyoon era inevitabile considerata la sua giovane età e il fatto che potesse starsene lì, ad ascoltare la voce del suo papà senza però capire una sola parola, la sollevava dallo sconforto che viveva quotidianamente stando accanto a Jimin. Per fortuna due anni erano troppo pochi per capire, e da una parte Jimin ne era grato, anche se Jiyoon era l'unica persona con cui si sentiva di poter parlare e dunque lui le raccontasse tutto, anche la più stupida vicenda, in verità sperava solo che lei potesse continuare a non capire ancora un po'.

Jimin aveva bisogno di parlare; lei poteva ancora rimanere nel dolce e confortevole ignoto un altro po'.

Poi Jimin si tirò via una lacrima dalla guancia, quando il peso del mucchio era divenuto ormai incontenibile e questa era venuta giù dall'ammasso. Un sorriso amaro continuava a sostenere il peso delle sue parole, che di gradevole avevano ben poco, tolto il dolce tono e le amorevoli parole.

Le chiedeva scusa, le diceva che l'amava, che le avrebbe dato il mondo, un giorno vicinissimo, che sarebbe tornato presto. Non aprì i suoi palmi per ipotizzare le ore che sarebbero dovute trascorrere in sua mancanza poiché contava che non ne avrebbe fatta passare neppure mezza. Le baciava la fronte e continuava con il suo discorso sproloquio, dove, nella sua insistenza, cercava forse il suo stesso perdono.

Jiyoon, tuttavia, rispondeva con un labile sorriso sulle labbra che mostrava i suoi piccoli e incerti dentini e metteva in risalto le sue guance paffute. La sua reazione, comunque, non aveva nulla a che fare con il contesto a circondarli, era più una reazione dovuta al sollievo che le provocava la vicinanza e le attenzioni del suo papà.

E Jimin più la guardava e meno riusciva a dare una fine al suo discorso, meno riusciva ad andare via, a lasciarla sola per qualche minuto. Si sentiva terribilmente in difetto ma cos'altro poteva fare per dare a sua figlia un tetto sulla testa anche solo per quella notte?

Per una notte in motel andavano bene anche dei sporchi soldi, andava bene sopportare l'umiliazione ma non riusciva a convincersi che andava bene lasciare sua figlia in una cabina telefonica, sola ed incontrollata anche se per un breve tempo.

Non ci riusciva e più realizzava ciò e più la disperazione diventava incontenibile.

Dal sorriso suo esplose infine un pianto liberatorio, il quale lo condusse ad abbandonarsi contro il sottile busto della sua bambina, forse per nascondersi da lei o per lasciarsi cullare dal suo odore e dal suo calore. Soffocava i suoi singhiozzi trattenendo le sue labbra sigillate dai denti, che con furia graffiano la pellicina che ricopriva quei soffici e screpolati cuscinetti. Solo in quel momento riposava i suoi muscoli facciali, cancellando dal volto quel suo sorriso, vivo solo per dare conforto a Jiyoon, che naturalmente poteva solo captare quei sottili segnali per la comunicazione.

La disperazione era sul picco dacché non vedeva altro modo di agire dopo aver persino tentato invano di contattare Yoongi: il telefono era ormai abbandonato nelle sue tasche e l'ultima percentuale della sua batteria era stata consumata dai toni d'attesa su cui Jimin aveva insistito numerose volte nella speranza di udire la voce di Yoongi, prima o poi.

𝘴𝘦𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘱𝘪𝘵𝘺 ⦂ 𝘺𝘰𝘰𝘯𝘮𝘪𝘯Where stories live. Discover now