1 ~Partner~

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Raccolsi le armi sparse sul prato, me le misi nella borsa e tornai indietro. <Mia cara, dove stareste andando?> mi chiese l'uomo <A casa mia, signor Alastor>, risposi ovvia. <Sa, non è molto sicuro per lei tornare a casa a quest'ora da sola>.

<Parlate voi che fino a qualche minuto fa stavate per uccidermi> mi rivolsi verso il mio, ormai, parter. <Cara, quelli non sono solo che piccoli dettagli, sono comunque un buon uomo, quindi la prego di venire a casa mia per evitare pericoli>.

Buon uomo. Bella battuta.

<Potrei anche accettare l'offerta, ma chi mi dice che voi non proviate ad uccidermi nel sonno?> chiesi io. <Sono un uomo di parola, mia cara. Dopotutto, ora siamo parter>.

Anche se diffidente, decisi comunque di seguirlo. Vidi che casa sua era poco distante dal campo. "Ci sono passata così tante volte di qui e non me ne sono accorta" pensai. Appena arrivammo, l'uomo prese dalla tasca delle chiavi e le infilò nell'apposita serratura.

Uno, due, tre giri e poi la porta si aprì, rivelando dietro di essa un salotto elegante ed ordinato. A passi lenti entrai nella struttura e mi presi qualche minuto per studiarla. C'erano fucili appesi per tutto il salotto, foto sui mobili e tanti altri ornamenti che rendevano più elegante la casa. Un divano di grande statura era protagonista della stanza, era impossibile non notarlo.

Alastor entrò dopo di me e, aprendo le braccia, disse <benvenuta nella mia dimora, mia cara>. Non sapevo se stessi facendo la scelta giusta, rimanere lì con un perfetto sconosciuto dove ci scambiai due parole e il restante del tempo tentò di farmi a pezzi.

<Può posare le "sue cose" sul divano, invece di là c'è la stanza degli ospiti, dove potrà riposarsi per questa notte.> mi disse l'uomo, non capì, però, perché simulò delle virgolette al "sue cose". Riflettei e dopo qualche secondo ci arrivai. Avevo "preso in prestito" le sue armi infilandomele nella borsa, sperando di non essere vista.

Decisi di andare nella camera dove sarei stata in quel piccolo lasso di tempo. Mi resi conto di non avere nulla per cambiarmi, ero sporca dappertutto di terra. Così uscì dalla stanza e mi recai da Alastor, dove gli chiesi un indumento per dormire la notte.

Notte, erano praticamente le cinque e mezzo del mattino.

Mi diede una lunga vestaglia color porpora, essa mi arrivava alla caviglia. "Per fortuna" pensai, poi mi misi sotto le coperte e provai a dormire per quel poco tempo che rimaneva prima che la luna calasse e lasciasse posto al sole. Appena posai la testa sul cuscino mi addormentai.

***

<Malia..> sentì dire, ma non riuscivo a riconoscere la voce. <Malia..>, sentì ancora, <MALIA> poi udì uno sparo. Vidi Alastor in ginocchio con le mani sul suo volto, non riuscì a scorgere bene l'altra figura distesa davanti a lui, ma potevo sentire i singhiozzi assordanti che mi risuonavano nelle orecchie.

Poi vidi una scena che mi paralizzò.
La polizia Malia, chiamerà la polizia.
Non ascoltai la voce nella mia testa e continuai ad osservare davanti a me.
Lo sparo, Malia.

Chiusi gli occhi e mi ritrovai nel campo da caccia, Alastor era impegnato a trascinare un corpo in una fossa. Non si accorse però dei cacciatori alle sue spalle. Si rese conto degli uomini troppo tardi, quest'ultimi avevano già sparato un colpo verso di lui. La "preda" cadde in ginocchio, poi scomparì dietro ad un cespuglio, ricoperto di sangue.

***

Mi svegliai sudata e con le lacrime agli occhi. Era solo un sogno. Mi alzai dal letto e andai in cucina, dove vidi Alastor cucinare delle uova e intento a spremere delle arance. Vidi la sua difficoltà in quest'ultima, così decisi di avvicinarmi ed aiutarlo.

<Buongiorno mia cara, come può ben vedere la sua bella testolina è ancora attaccata al suo corpo> mi fece notare Alastor, poi mi rivolse un sorriso. Tornai a spremere le arance, poi versai il succo del frutto in una caraffa.

Il mio partner fece spazio in tavola con delle uova e due piattini. <Oh, mi dispiace deludervi signor Alastor, ma non gradisco molto mangiare appena sveglia> dissi all'uomo accanto a me, <non c'è problema mia cara, non a tutti piace nutrirsi di prima mattina>.

Lo lasciai alla sua colazione e mi diressi in bagno per fare una doccia, poi però tornai indietro per chiedere al proprietario di casa un cambio. Mi diede un vestito bianco con dei bottoncini neri, "molto elegante" pensai. Mi sciacquai e mi vestì, il vestito mi stava alla perfezione, era della mia taglia e riuscì ad infilarlo senza problemi.

Vidi solo un errore attraverso lo specchio, sei tu l'errore, Malia. Cercai di ignorare la mia coscienza, ma fù troppo tardi per calmarmi, ormai delle calde lacrime scivolavano lungo il mio volto. Cercai di trattenermi, nel bagno si sentivano solo singhiozzi strozzati, mi tappai la bocca solo dopo aver sentito dei passi al di fuori della stanza.

<Tutto bene, mia cara?>, cercai di sistemarmi un attimo per essere più presentabile, poi aprì la porta, ritrovandomi davanti Alastor con un sorriso a 32 denti. <Si, signor Alastor, mi stavo solo sistemando per essere un po' più decente> dissi, per poi far scappare una risatina, ovviamente finta.

L'uomo studiò per un attimo il mio corpo, poi tornò a guardarmi negli occhi, <bene, vedo che è pronta, ora possiamo passare a casa sua per recuperare qualche suo indumento>, lo guardai confusa, <oh cara, vivrai qui, sai sei un assassina, non puoi vivere con le tue vittime rischiando di essere scoperta>

Capì di non avere scelta, così presi la mia borsa e ci incamminammo verso casa mia. Durante il tragitto rimanemmo tutti e due in silenzio, non avevamo argomenti se non omicidi, pratiche su come uccidere un bambino e cose del genere. Quando vidi in lontananza casa mia feci un sospiro di sollievo.

Entrai dentro di essa e mi diressi in camera mia, facendo accomodare Alastor sul divano. Presi tutti i vestiti che potevo e li misi in un piccolo zaino, poi presi tutto l'occorrente che sarebbe stato utile come spazzolino, spazzola e così via.

Presi la mia borsa e raccolsi tutte le munizioni utili per ricaricare le varie armi di cui eravamo in possesso. Alzai lo sguardo verso una foto che si trovava sopra ad un comodino e rimasi a fissarla per vari minuti.
Lei non ti ha mai voluto.
Scossi la testa per eliminare i pensieri intrusivi e cercando di non ascoltare la mia coscienza.

Presi la foto, la osservai per qualche secondo, poi la infilai nella borsa.
<Possiamo andare, signor Alastor>dissi io all'uomo ancora appoggiato al sofà <Finalmente, mia cara. Devo dirle che la sua casa è molto graziosa>  rispose lui. <La ringrazio>.

Tornammo a casa di Alastor, feci per andare in camera per togliermi il vestito e ridarlo al propietario, ma appena capì le mie intenzioni mi fermò, <mia cara, tieni pure il vestito, con quello è incantevole> non so perché ma arrossì a quella affermazione, così decisi di fare come mi era stato detto.

Mi buttai sul letto sfinita, sia per la camminata che per le poche ore di sonno consumate. Chiusi per un momento gli occhi e, senza esitazione, mi lasciai trasportate tra le braccia di Morfeo.

My Dear // Alastor x ReaderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora