14 ~Angeli e Demoni~

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Sbattei con forza la porta, mi buttai sul letto con le lacrime agli occhi. Come si permetteva? Mi aveva privato di ogni mio bene, e poi se ne esce con "se si parla di te, allora sono fatti miei".

Presi un libro a caso dalla libreria, Angeli e Demoni; non sapevo di cosa parlasse, ma avrei letto addirittura la Bibbia pur di calmarmi. Aprì la prima pagina e lessi il Prologo;

"Il mondo era diviso da bene e male, solo che la gente sceglieva il male perché era più facile da praticare. Si diceva che il bene fosse per i deboli, per le persone deboli di cuore, sensibili, ma non era così.

Il bene rappresentava la purezza, la fedeltà e la gentilezza. Se avessero potuto, si sarebbe segnata con un colore, il bianco. Il bianco limpido che regnava sugli altri colori, quello più delicato. Il male, invece, veniva rappresentato con il nero, l'oscurità e la cattiveria.

I due colori rispettivi erano gli opposti, si, ma avevano qualcosa in comune che li attraeva verso l'altro. Si sa, le persone buone vanno in paradiso, e quelle cattive all'inferno, solo che ci fu uno sbaglio.

Una piccola anima esile e fragile venne trasportata per sbaglio all'inferno, in quel posto così crudele e meschino. La ragazzina era sempre stata buona con il mondo, perché mandarla all'inferno?"

Chiusi il libro, visibilmente confusa da quelle parole, com'era possibile? Di certo il paradiso non avrebbe mai commesso uno sbaglio del genere. Solo dopo, però, mi ricordai che fosse solo una storia, un racconto di fantasia totalmente inventato.

"I demoni, anime peccatrici, non facevano altro che scrutarla dalla testa ai piedi, si chiedevano del perché un essere così impaurito e indifeso fosse capitato lì. L'inferno era un posto di sofferenza, punizione e libertà.

Si parla di sofferenza perché, anche se commessi peccati, delle anime si erano pentite troppo tardi, capitando in quel posto circondato da fiamme.

Si parla di punizione perché si veniva separate dalle persone a loro care, probabilmente finite in paradiso, mentre loro scontavano la loro pena eterna in quel luogo mal andato.

Si parla di libertà perché negli inferi la parola *regole* non si conosceva, ognuno poteva far quel che voleva, senza conseguenze. Purtroppo, però, per la povera e piccola anima le cose non furono facili.

Vedere quegli esseri crudeli e spietati le faceva venire il volta stomaco, si chiedeva ripetutamente cosa avesse fatto di male, perché fosse capitata in quel posto orrendo, pieno di violenza, sesso e volgarità."

Rimasi sorpresa dalla descrizione dell'inferno, simile a quella degli inferi veri e propri, ma come facevano le persone a sapere come fosse davvero, se nessuno l'aveva mai visto realmente?

Teorie diverse si confusero nella storia, riguardo paradiso e inferno. Addirittura teorie che credevano l'inesistenza dei due luoghi. I miei pensieri vennero interrotti dal bussare della porta.

Senza nemmeno il tempo di acconsentire l'entrata che quest'ultima si spalancò, rivelando la figura di Alastor. <Che vuoi> mi misi sulla difensiva.

<Sai, mia cara, così tanti anni trascorsi da solo, a ripensare sui miei sbagli..> inarcai un sopracciglio, non capendo dove volesse andare a parare <..ma lo sbaglio più grande che io abbia commesso è quello di averti privato della tua felicità>.

<Non voglio le tue scuse, Alastor, non me ne faccio un bel niente. Ora, però, ti chiedo gentilmente di andartene> lui non mi ascoltò, e, dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, si teletrasportò sul letto. <Cara Malìa, la mia ex partner, la ragazza più coraggiosa, intraprendente e cocciuta che io abbia mai conosciuta.

Vorrei solo raccontarti la mia visione della storia> si fermò, per mettersi comodo, davanti al mio sguardo spazientito e contrario della sua presenza. <A denunciarti non sono stato io, ma Nick..> a quel nome mi congelai, ma certo. Ti ha denunciata lo stesso giorno in cui ha abusato di te, come hai fatto a non capirlo?

<Non avrebbe avuto senso denunciarti e poi pugnalarti, non credi cara?> quel bastardo non solo mi aveva usata, ma mi aveva anche segnalato alla polizia, devo fargliela pagare. Una domanda, però, mi sorse spontanea, perché uccidermi, se avrei sicuramente trovato modo di scappare?

Non capivo, tutti i miei pensieri si accavallarono. <Vattene> imposi, senza guardarlo negli occhi. <Malìa..> <Vattene, ho detto, non c'è nulla che tu mi debba spiegare> replicai decisa. Ero stufa di quella situazione, continuava a giustificarsi, dicendo di averlo fatto per il mio bene, ma non me la bevevo.

Vidi il suo sguardo deluso, cosa alquanto strana, con gli altri faceva l'indifferente, tu non sei gli altri, Malìa. Con me si era sempre comportato in maniera diversa dalle altre persone, non scoprì mai il perché.

Alastor si alzò dal letto, in un secondo sparì dai miei occhi, grazie al teletrasporto. Ero stanca, era stata una giornata pesante, così mi cambiai e mi misi il mio solito pigiama, poi mi intrufolai sotto le coperte e chiusi gli occhi, sperando di fare sogni tranquilli.

***

Erano le sette di mattina quando aprì gli occhi, venni accecata dalla luce che sbucava attraverso un piccolo spiraglio della finestra, lasciata aperta. Mi ricordai del libro, interrotto poco prima della visita da parte di Alastor. Lo presi in mano e lo aprì, iniziando a leggere la parte restante del Prologo;

"All'Inferno regnava solo caos e confusione, due cose che la povera anima detestava, non sopportava il rumore, lo aveva sempre trovato grezzo e poco educato.

I demoni si approfittavo di lei, della sua purezza e del suo corpo, non si sentiva adatta a quel mondo. Veniva maltratta da ogni essere che si trovava in quel posto, tranne uno.

L'unico demone, il più spietato, provò compassione per quella piccola creatura, così tanta da portarla con sé, insegnargli tutto quello che c'era da sapere su quel luogo orrendo.

La ragazza era ammaliata, credeva che, dopotutto, il demone gli volesse bene, ma fu solo un'illusione. Lui la pugnalò alle spalle, facendosi odiare per il resto della sua vita dalla piccola ed esile anima, ormai diventata indipendente e sicura di sé"

Queste parole mi rispecchiarono molto, tu ed Alastor. Te, la piccola anima smarrita, la preda. Lui, il demone sicuro di sé, il predatore. Sembrava che l'autore fosse entrato nella mia testa e avesse ricreato quelle immagini sotto forma di inchiostro.

Chiusi il libro e mi alzai dal letto, dirigendo verso il bagno per fare una doccia calda. Dopo almeno dieci minuti uscì dalla vasca, coprendomi il corpo con un asciugamano.

<Buongiorno splendore!> Angel fece ingresso nella mia stanza euforico. Ero rimasta in intimo davanti a lui, ma non sembrò importargli, tant'è si mise sul mio letto, iniziando a studiare la stanza.

<Che energia, Angie> dissi, con il mio solito fare sarcastico. Ripensai subito al patto con Valentino. Non accettare, ti sei fatta usare per molto tempo, adesso basta.

Non sapevo cosa fate, se aiutare il mio migliore amico o tenere la mia anima. <Charlie ci sta aspettando di sotto, è carica come una molla> <Che cosa deve dirci di così tanto importante da farci riunire alle otto di mattina?> chiesi, mentre finivo di mettermi il vestito.

<Si tratta del ballo> oh, quello stupido ballo, non ci verrà mai nessuno.

***

<Ci saranno tutti gli overlord!> gridò la bionda, saltando da una parte all'altra, menomale che non ci sarebbe venuto nessuno. Dovevo escogitare il mio piano, ma non prima del ballo, a Charlie verrebbe un colpo se solo sapesse dell'atto che avremmo commesso io e suo padre.

Angoletto Autrice
Ciao lettori! Mi scuso nuovamente per la prolunga della pubblicazione, spero che questo capitolo vi piaccia. Il prologo è stato scritto da me, e, chissà, magari sarà l'introduzione di una mia futura storia, chi lo sa. Vi lascio alla vostra lettura!

My Dear // Alastor x ReaderWhere stories live. Discover now