20. Difesa

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Dart
Nepto arriva non appena gli abitanti hanno finito di spegnere le torce nella zona che proteggeremo. Ha con sé due strane armi, sembrano create legando i suoi pugnali sulla punta di lunghi bastoni mentre sull'altra estremità ci sono degli stracci ricoperti di una sostanza oleosa

<Cosa sono quelle lance?> Gli chiedo
<Armi anti Wendigo improvvisate. Mi sono ispirato a quelle che usano nel regno di Rorixa, anche se la loro versione è fatta di viticci intrecciati ed incantati ed ha una fiamma eterna al posto di questi stracci. Ne ho una anche per te, se vuoi>
<No grazie, non so combattere con quel genere di armi> rifiuto gentilmente
<Capisco > risponde prima di slegare il suo pugnale dalla punta della seconda lancia per poi rimetterlo nella sua cintura e piantare quel che resta della lancia nella neve, gli stracci imbevuti di petrolio in alto.
<Tieni, potrebbe servire> mi avverte lanciandomi delle pietre focaie.
Poi getta un'occhiata alla mia spada, già sguainata per sicurezza
<Una sciabola decorata con una filigrana di argento sulla lama e cristalli di sale sull'elsa, non è un arma comune. Dopotutto sei un Gualer>
<Questo è il regalo del principe Holzegeist per essermi diplomato all'accademia, non della mia famiglia. Loro non mi regalerebbero mai una spada. E comunque anche le tue armi sembrano preziose>
I pugnali di Nepto sono certamente meno eleganti della mia spada ma probabilmente il loro valore è uguale, se non superiore.
<Sono anche loro un regalo di Hol. Anche se sarebbe più corretto definirle un incentivo>
<Ha davvero offerto così tanto per convincerti a seguirmi?>
<Questi sono la cosa meno preziosa che mi ha offerto e non gli serviva offrirmeli per convincermi. L'ha fatto solamente per assicurarsi che potessi difendermi>
La loro relazione è ancora un mistero per me. Chi sono l'uno per l'altro?
<Il principe…perché lo chiami solo Hol?>
Un sorriso sottile, molto diverso da quello che ha fatto la prima volta che ci siamo incontrati, si allarga sul suo volto
<All'inizio, quando vivevo ancora a Livingroot lo chiamavo il principe, poi mi ha permesso di andare a vivere a Berguten e lì mi sono abituato a chiamare tutti per nome, un giorno è passato a salutare e per sbaglio l'ho chiamato Hol, come facevano i membri dell'Occhio, poi mi sono subito corretto ma lui mi ha detto di continuare a chiamarlo Hol, dichiarando addirittura che non aveva senso essere chiamato principe da qualcuno che aveva già le carte in tavola per essere un principe migliore di lui>
<Davvero?> Rispondo sorpreso <Sei in grado di essere un principe migliore di lui?>
<Holzegeist è uno dei principi migliori delle città sotterranee, come Figlio dell'Inchiostro posso avvicinarmi ma non ho modo di raggiungere il suo livello. Senza contare che non ho il carattere necessario per essere re. Sono troppo avido> ribatte Nepto umile.
<Tu non sei avido> lo correggo.
<Ti sbagli>risponde però lui <Ho vissuto buona parte della mia vita a divorare conoscenza, leggendo un libro dopo l'altro e, nonostante questo, ogni volta che ne finivo uno ne volevo subito leggere il successivo.
E poi ho iniziato a notare il mio limite.
Ho iniziato a dimenticare i dettagli degli argomenti che adoravo. E non importava quante volte li rileggessi, ogni volta che riuscivo a ricordarne uno, un altro spariva dalla mia mente.
E allora ho iniziato a studiare il mio corpo, per capire come superare il mio limite e al contempo conoscermi meglio di chiunque altro. È stato lì che ho scoperto la mia natura, la mia maledizione.
E nonostante tutto ho continuato, divorando un libro dopo l'altro, un insegnamento dopo l'altro, fino a raggiungere un livello alto in qualunque materia conosciuta dall'essere umano. E nonostante questo non riuscivo mai a raggiungere la perfezione>
<Deve essere stata dura>
<Dura…non è la parola giusta. Ogni volta che mi scontravo contro il mio limite una parte di me continuava invano a spingere cercando di abbatterlo, fino a cadere a terra esausta e in agonia. L'altra parte invece era in estasi perché se c'era ancora qualcosa che non sapevo voleva dire che c'era ancora conoscenza da divorare>
<E poi hai trovato la tua specialità?>
<No>
Quella risposta mi crea un'enorme confusione.
<Ma il principe aveva detto che l'avevi trovata> confesso .
<Hol si sbaglia…credo. Ciò che ho trovato non è un argomento che comprendo completamente.
È un argomento che non importa quanto divori, ogni volta che lo osservo rimane sempre qualcosa. È come un immenso banchetto. Talmente immenso che sazierebbe persino il Wendigo a cui stiamo dando la caccia. Così è la follia, questa è la realtà>
La follia, ecco qual è la sua specialità. La cosa che ha ucciso più di qualunque altra malattia.
Ciò di cui forse solo i migliori medici mai esistiti nella mia famiglia si possono occupare.

Una figura bianca spunta in quel momento dalla foresta
<Ricreate la barriera> ordino agli abitanti di Meinice mentre mi scuoto per risvegliare i muscoli intorpiditi.
<Alla fine è arrivato> commenta Nepto, accendendo la fiaccola all'estremità del suo bastone.
Il Wendigo si avvicina cautamente, annusando l'aria.
Finalmente riusciamo a vederlo bene. Il suo corpo ricorda vagamente quello umano che era una volta ma è scheletrico, quasi fossero solo delle ossa avvolte da quella pelle bianca come la neve. Dalle mani partono dei lunghi artigli affilati, molto simili ai denti aguzzi che hanno perforato le labbra e sono costantemente visibili.
Non sarà facile.
<Se dovessi morire… potresti aiutare una persona per me? Il principe saprà dirti dove trovarla> chiedo a Nepto.
Se non dovessi farcela non voglio che Kitsuna resti da sola.
<Certo> mi risponde, mentre un anello di fuoco avvolge il placido lago dei suoi occhi acquosi <Nel caso fossi io a morire dì a Raffaele di pubblicare la mie ricerche, tutte quante>
<Lo farò>gli assicuro.
Dobbiamo resistere sono qualche minuto.

Ce la dobbiamo fare.

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