Capitolo 53

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Kyle

Rigiro l'anello tra le mani, avvolto ormai dal silenzio. Del resto casa mia è sempre stata tanto silenziosa, troppo a dir la verità.

Ricordo così poco di mia madre, tante volte avrei voluto ricordare di più, invidiavo il modo in cui Kitty conservava il ricordo dei suoi genitori. Li amava così tanto, ricordo che anch'io amavo mia madre, ma sento anche di aver avuto troppo poco tempo con lei.
Non ho mai fatto domande a mio padre, sapevo comunque non mi avrebbe risposto. Aveva cancellato ogni ricordo materiale di lei in casa, ma non serviva a nulla, togliere una foto non cancella il ricordo di quella persona, nascondere il suo profumo non ne cancella l'assenza, togliere ogni oggetto che gli sia appartenuto non la cancella dalla memoria.

Ma ho sempre assecondato questo suo bisogno perché sapevo che era il suo modo di affrontare la sua perdita, io ero troppo piccolo, lui non poteva cedere, doveva prendersi cura di me, far sì che io non soffrissi anche se lui celava il suo di dolore.
Ho sempre apprezzato nonostante tutto, ciò che ha sempre fatto per me, in passato mi ha davvero tolto dai guai e solo per questo avevo iniziato a seguire la retta via, avevo lasciato per troppo tempo che fosse il dolore e la rabbia a decidere per me.

Poi è arrivata lei. Lei, con i suoi occhi luminosi come smeraldi, la sua bocca invitante incapace di tacere, le fossette che le spuntano ogni volta che sorride senza rendersene conto, con la sua dolcezza celata da quell'aria da stronza, tutto di lei mi aveva attirato come una calamita. Tutto di lei mi incuriosiva. Era stato colpo di fulmine? Forse, la verità è che non ho mai creduto a queste cose, non ho mai creduto al destino, ma in lei si. In lei ci credevo
Mi aveva guardato negli occhi e con voce tremante mi aveva detto di essere stata col suo ex. Mi allontanava, ma con lo sguardo mi pregava di restare lì con lei.

Mi aveva detto che avevo sognato tutto, che lei non era mai stata in ospedale con me.

Avevo rischiato di perderla, avevo solo per un secondo perso il controllo dell'auto e nonostante avesse rischiato la morte, era rimasta con me, giorno e otte.

Lo aveva negato, ma glielo leggevo negli occhi, mi amava, mi desiderava e soffriva nell'allontanarmi, eppure continuava a farlo

Non le avevo creduto neanche per un momento, ma soffrivo. Soffrivo nel non poterla toccare, baciare, abbracciare, nello starle lontano, soffrivo così tanto da non sentire altro

Quasi sorrido se ripenso al me di mesi fa, io che passavo da una festa all'altra, da una ragazza all'altra magari non con tutta questa frequenza, ma sicuramente la fedeltà non era una qualità che mi si addiceva.
Se pensavo alla mia Kitty mi risultava impossibile pensare ad altre, l'idea nemmeno mi sfiorava

Resto lì seduto in sala da pranzo a rigirare l'anello tra le dita quasi come un tik nervoso

La porta di casa si apre e si richiude subito dopo, non mi muovo, resto con lo sguardo fisso all'anello

Mio padre entra nella stanza apparentemente tranquillo, si sorprende nel vedermi lì seduto in silenzio e con la luce spenta

"Kyle, è tutto a posto? Non sei andato a scuola?"

Sempre le solite domande; stai bene? come va a scuola? e gli amici? hai studiato? Hai scelto il college? Tutte domande di cui non vuole davvero una risposta. Nessuno vuole mai davvero una risposta

Ti chiedono come stai aspettandosi un "bene" perché dare spiegazioni, spiegare il perché non si sta bene ci porterebbe a raccontare, a svelare noi stessi, quello che sentiamo, quello che pnsiamo, e nella maggior parte dei casi non importa tutto questo, per cui si, rispondo come vorrebbe che facessi.

Ma non quel giorno, non in quel momento

Continua a parlarmi e ad ossevarmi mentre io tengo lo sguardo unicamente fisso sull'anello che continuo a rigirare tra le mani fino a rompere quel silenzio

Never without youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora