Capitolo 59

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Katherine


Era tutto troppo. Troppo da assimilare. Troppo da comprendere. Troppo da accettare.

Non avevo mai creduto nel destino, eppure mia madre me lo diceva sempre che nella vita tutti siamo destinati a qualcuno.

E se Kyle era il mio destino, non potevo smettere di pensare che a legarci fosse stato un evento che aveva segnato le nostre vite per sempre.

A lui quel destino aveva portato via la madre. A me i miei genitori.

Ma come potevo non pensarci? come potevo non pensare al fatto che sua madre seppur involontariamente, aveva provocato l'incidente che me li aveva portati via

Non avevo risposto alle domande di mia zia. Non avevo risposto ai messaggi di Astrid. Non avevo risposto alle chiamate di Kyle. Mi ero semplicemente spenta.

Era come stessi rivivendo tutto da capo e la cosa mi dilaniava. Perché di fronte casa mia c'era la persona che amavo, che era legata a ciò che mi aveva resa orfana. Non gliene avrei mai fatto una colpa, lui senza saperlo, non aveva mai davvero conosciuto sua madre.

E suo padre, mi aveva salvata. Tante volte in questi anni mi ero sempre chiesta perché io si e loro no. Mi ero sempre chiesta come fossi uscita da quell'auto. Me l'ero chiesta così tante volte e adesso avevo la risposta. E seppur vedessi le cose più chiaramente, non avrei mai voluto saperlo.

Temeva avrei odiato Kyle. Che lo avrei ritenuto responsabile. Non era così. Non lo odiavo. Ma non riuscivo a guardarlo negli occhi e dirgli che andava tutto bene. Non riuscivo a guardarlo senza pensare che...che sua madre mi aveva portato via tutto.

E nei giorni seguenti continuo a sviare le domande di mia zia, crede che sia successo qualcosa con Kyle. No, non gli racconterò la verità, non riporterò a galla il suo dolore, non servirebbe ormai a nulla. Saperlo la farebbe stare più male e riaprire quella ferita non l'aiuterebbe. I miei genitori se ne sono comunque andati. Niente li riporterà da me.

Ho un emicrania che, non mi reggo in piedi, non vado a scuola quella mattina, e neanche il giorno dopo ancora, in realtà ho fatto forse più assenze del dovuto, ma le precedenti sono dovute all'incidente e a ciò che nè è derivato, quindi posso concedermi un altro giorno a casa.

Resto ferma con lo sguardo fisso davanti a me, seduta sul divano col computer davanti e Ben in videochiamata in silenzio esattamente come me. Non dice nulla, accetta il mio silenzio, il mio stato d'animo. Il giorno dopo mi ha chiamata, ma non riuscivo a parlare, non ne avevo la forza, è rimasto in silenzio aspettando che trovassi la forza di pronunciare quelle parole che ancora adesso mi martellano in testa

Non ha frenato in tempo..

Fisso la parete davanti a me, rigiro l'anello che ho al dito tentata a volte di toglierlo, ma non lo faccio, gli ho promesso sarebbe rimasto sempre lì e così sarà. Lancio un occhio allo schermo, gli occhi di Ben mi comunicano che lui c'è se voglio parlarne. Lo voglio davvero? Voglio affrontare questa verità? Ho scelta?

"Mi sento spezzata"

Dico solo questo, lui continua a mantenere il silenzio ascoltandomi, nei suoi occhi scorgo il dispiacere, per me, per il mio passato, per Kyle, per ciò che credeva e che si è rivelata una favola. E io dovrei stargli accanto, rassicurarlo, invece me ne sto qui, con le luci spente a fissare il vuoto mentre il mio ex cerca di aiutarmi

"Non è colpa di nessuno"

Lo sento sussurrare e subito i miei occhi saettano nei suoi

"È colpa di sua madre"

"È stato un incidente"

"Lo ha provocato lei"

Non uso un tono brusco, in realtà neanche riconosco la mia voce tante sono le emozioni che sento adesso

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