05 - INCONTRO INASPETTATO (1/2)

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AMBER

<Sto per morire asfissiata> mi ripete per la trentesima volta Sara.

Certo, è snervante dovermi sorbire anche lei che è diventata un disco rotto da 15 minuti, ma sinceramente concordo con lei ogni volta che con una faccia nauseata me lo ricorda. Da quando abbiamo messo piede nella mensa un odore insopportabile appena definito da Sara ''di calzini puzzolenti sudati pisciati da un folletto'' riempie i nostri polmoni. La domanda sorge spontanea.

<Scusa, come fai a sapere di cosa sanno questi calzini?>

<AH BEH, non lo sapevo neanch'io ma adesso l'ho scoperto> mi risponde con gli occhi che le lacrimano per la puzza.

Ci siamo incontrate proprio fuori la porta e ci siamo aggregate agli altri ragazzi che aspettavano di entrare: non l'avessimo mai fatto. Non appena siamo entrate ci siamo accorte di aver fatto l'errore più grosso della nostra esistenza (naturalmente dopo aver tradito la nostra gelateria di fiducia andando in quella a fianco per "provare", scusaci Nora).

Ciononostante, non si può dire non sia una sala ben arredata. Tavoli rettangolari sono disposti in ordine in tutta la mensa, con sedie in tessuto color crema apparentemente comode che li circondano. Un bancone sulla sinistra è allestito con svariati cibi che non riesco a identificare e che sono serviti da un personale apposito munito di cuffia e spatola.

Quando finalmente arriva il nostro turno, spingiamo sul ripiano il vassoio afferrato da una pila più in là e con riluttanza indichiamo ciò che sembra meno radioattivo. Ho osservato indecisa la pasta scotta col sugo e quella che, a detta della signora, era "la cotoletta", per almeno un minuto. L'addetta, infatti, ha cominciato ad agitare nervosamente la spatola dinanzi la mia esitazione.

Durante l'attesa interminabile in fila abbiamo potuto osservare le decisioni degli altri che hanno quasi tutti scelto di aggiungere le patatine fritte, perciò decidiamo di seguire la massa sperando possano essere commestibili.

Ci dirigiamo esitanti verso un tavolo vuoto e accettiamo la nostra sorte. Prendo un assaggio di questo pasto ancora indefinito a occhi chiusi, come se guardandolo mi possa attaccare all'improvviso, manco fosse Medusa.

Schiudo piano l'occhio destro e osservo la mia forchetta. Fa schifo? Si, però mi aspettavo di peggio. Voglio dire sa di carne, anche se non riesco ancora a decifrare quale con precisione. Dopotutto, non è così male. Per ultime divoriamo le patatine che ricreano il nostro palato.

<È impossibile le abbiano fatte loro, sono troppo buone> afferma Sara guardandomi stranita.

<Già, le avranno prese da qualche fornitore miracoloso> concordo assaporando l'ultima.

Alzo lo sguardo dal mio piatto ormai vuoto e noto che Sara mi stava già fissando.

<Mi sei mancata sai> mi rivela con un sorriso nostalgico sulle labbra.

<Anche tu> rispondo.

Mi balena in mente che però non l'ho avvisata della situazione.

<Sara, io ecco, ti devo dire un cosa> chino il capo e guardo le mie mani giunte sfregarsi tra loro.

<Ti ascolto> mi esamina seriamente.

<Come potresti già sapere ho avuto problemi con la memoria. È stato brutto, sai non riconoscere tuo fratello non è il massimo> lascio che un lungo sospiro fuoriesca dalle mie labbra, poi proseguo.

<Nessuno sa ancora esattamente cosa ricordi o cosa no, il punto è che fino ad oggi non sapevo nemmeno chi tu fossi, è stato Jack a dirmelo...>

<Però adesso ricordo, anche se non sono certa di rammentare tutto di noi due, insomma, potrebbe esserci qualcosa che mi sfugge> blatero velocemente.

Sollevo gli occhi dalle mie dita che ansiosamente graffio tra loro in attesa di una risposta: Sara non è più al suo posto, che adesso è vuoto. Non faccio nemmeno in tempo a realizzare la sua assenza, che due braccia mi circondano da dietro e dei capelli biondi e lisci mi ricadono sulla testa solleticandomi il viso.

<Va tutto bene, tranquilla> sussurra.
Afferro le sue mani e mi ci aggrappo come se potessi cadere da un momento all'altro.

Missing Piece - Il pezzo mancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora