11 - UNA PICCOLA FIAMMA (1/2)

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AMBER

Non di nuovo.

Apro gli occhi e realizzo che è l'ennesima mattina di fila: il pigiama è completamente zuppo e sono così congelata che tremo. Prendo l'occorrente per evitare di diventare un surgelato e filo in doccia. Il getto dell'acqua calda assume ai miei occhi la definizione di paradiso. Insapono con cura i capelli mentre con le dita compio movimenti circolari. Appena finito, esco dalla doccia grondante d'acqua allagando il bagno tanto da stare quasi per scivolare. Qualche imprecazione più tardi sono vestita e con i capelli asciutti. Soddisfatta esco di casa, dietro Jack che cammina qualche passo più avanti a me.

Ma come al solito ogni cosa bella dura poco. Mi dirigo con Jack verso la fermata e non posso fare a meno di notare che oggi non sembra in sé, è strano e lo dimostra il fatto che non abbia fatto nemmeno una battuta sul mio aspetto di prima mattina. Cammina con gli auricolari addosso non curandosi della mia presenza. Smetto di scervellarmi sul suo comportamento anomalo quando mi rendo conto che una leggera ansia mi attanaglia lo stomaco da quando, a colazione, ho addentato un biscotto. Questo perché, dover stare come un soldatino davanti ad un'orda di tuoi coetanei , non è il massimo quando sai che alle tue spalle dicono di tutto. Cionostante, da quando mia madre dirige l'agenzia più famosa in città devo fare attenzione alla nostra immagine e fingere di essere felice anche quando vorrei urlare. Mi sento costantemente sotto esame con la paura che se dovessi fare un passo falso e rivelare tutto, la maschera della famiglia perfetta e  inividiabile cadrebbe e finirebbe sul giornale della Nazione. L'unica àncora a cui mi posso aggrappare questa mattina è che non starò in piedi davanti a tutti da sola ma Nathan sarà al mio fianco.

Ieri, dopo che se n'è andato, ho riordinato le foto e solo in quel momento ho realizzato quanto mi sono lasciata andare con lui. Quando è con me sospetto che qualcuno versi nelle mie bevande un siero della verità, altrimenti non so in che modo spiegare la parlantina che mi invade. Paradossale, visto che fin da piccola mi hanno sempre attribuito l'immagine della ''bambina timida e riservata che probabilmente non ha una voce''.

È come se con lui il mio raziocinio si sgretolasse o spegnesse in un assordante blackout e ogni cosa apparentemente sbagliata assumesse una connotazione moralmente giusta. Ogni mia barriera eretta con dedizione in questi anni sembra cedere senza che me ne accorga e, in sua presenza, condividere il dolore diviene semplice, come un fiume in piena che non riesco a fermare e che travolge ogni cosa incontri. Ciò non significa però che non mi sia tormentata tutta la notte chiedendomi se essermi aperta con lui sia stata una scelta saggia. Il risultato? Conosco ogni crepa del soffitto di camera mia e ogni foto del profilo instagram, tik tok, twitter e snapchat di Nathan. A mio discapito sono sempre le stesse ma soprattutto incocludenti.


Persa nei pensieri mi accorgo solo adesso che è appena arrivato in classe. A differenza delle altre giornate però una morsa mi attanaglia lo stomaco e pare l'abbia notato anche lui.

<Qualcosa non va?>

<È solo che esporre la ricerca mi mette un po' d'ansia>

<Non devi preoccuparti di nulla, se non ricordi qualcosa ci sono io>

Cavolo, non pensavo ci si sentisse così. Avevo sempre immaginato che se mai qualcuno mi avesse detto queste parole, sarebbero suonate eccessivamente finte. Un mucchio di promesse destinate a crollare dopo qualche secondo con una folata di vento, perciò non ci avrei creduto. Ma adesso, con Nathan, non crederci è più difficile di quanto credessi.

<Oggi come previsto esporrete le vostre ricerche. Ragazzi gradirei non usciste dalla classe durante l'esposizione delle ricerche in quanto saranno utili per la prossima verifica.

Chi vuole iniziare e rompere il ghiaccio?>

<Noi, prof> propone un ragazzo.

Mentre preparano l'occorrente collegando la chiavetta USB al PC, il professore pone loro domande sull'elaborato.

<Cosa avete deciso di approfondire?>

<Allora, con la problematica del riscaldamento climatico è una tematica andata in secondo piano ma ciò non significa che non abbia continuato a mietere vittime. Si tratta infatti di una ricerca sul pericolo di alcol, fumo e droghe> spiega il ragazzo che si è fatto volontario.

Penso di avere un tuffo al cuore. È come se quelle parole fossero già incise nei miei ricordi tanto da procurarmi un brivido che mi scuote dalla testa ai piedi. Sono in grado di contorcere ogni parte di me ma non riesco a capirne il motivo.

<Le ricerche mostrano che l'abuso di droghe, alcol e fumo può avere conseguenze devastanti come l'overdose, una delle più comuni. A livello globale, l'ONU stima che nel 2021 circa 500.000 persone siano decedute per questo motivo o altre cause legate all'uso di droghe. Le vittime di overdose sono in prevalenza uomini di età compresa fra 20 e 40 anni, ...>

Il mio compagno comincia a recitare la sua parte e menziona qualcosa riguardo alle conseguenze dell'abuso di sostanze. Qualcosa dentro di me si agita. Sento una fitta al petto, come se un ricordo stesse cercando di emergere dalla nebbia tetra della mia mente.

<L'overdose è un incubo in cui il corpo si contorce nel dolore mentre il cervello implora pietà, ma nessuno può salvare chi ha scelto di annegare nelle droghe>

Poi, all'improvviso, un'immagine si forma nella mia mente. Vedo il volto di mio fratello Josh, il suo sorriso, i suoi occhi pieni di vita. Ma qualcosa non va. Il suo viso si contrae in una smorfia di dolore e poi scompare, lasciando solo un vuoto dentro di me.

Sento la testa che gira mentre spezzoni di ciò che è accaduto a mio fratello, tornano a galla. Sono disconnessi fra loro e sfocati, provo con tutta me stessa a decifrarli ma non riesco a capirli. Prima vedo una barella da cui spunta una mano penzolante, subito dopo le stesse luci del mio incidente, un grido assordante e infine un mazzo di gigli bianchi. In cambio, aumenta il terrore che possa essere successo qualcosa a Josh. Ma come può essere vero se Jack mi ha garantito che stesse bene? 

La confusione dilaga nei miei pensieri e non sono più capace di distinguere la verità e la menzogna. Sono sconvolta, sopraffatta da un dolore sconosciuto che credevo di aver dimenticato. Cerco di trattenermi, di non attirare l'attenzione su di me. Asciugo in fretta con la manica una lacrima che mi solca il viso. Il mio corpo trema mentre una spaventosa verità si fa strada nella mia mente annebbiata.

<È il nostro turno> si rivolge a me Nathan che si è già alzato in piedi.

Il mondo ha improvvisamente perso la sua velocità e l'unica cosa che sento è il mio respiro affannoso. L'aria comincia a scarseggiare ma sembra non importare a nessuno. Riesco ad alzarmi e raggiungere la lavagna sorreggendomi, senza farmi notare, ai banchi con il cuore che batte all'impazzata.

Nathan inizia a parlare ma io non riesco a concentrarmi. Tutto ciò a cui riesco a pensare è mio fratello, le nostre risate, i nostri litigi, i nostri sogni per il futuro. E ora, potrebbe essere tutto andato. Sento un vuoto dentro di me, una ferita che non si rimarginerà mai.

Non c'è più alcun suono, mi osservo velocemente attorno e tutti mi guardano annoiati e impazienti.

<Tocca a te> sussurra Nathan avvicinandosi al mio orecchio. La sua voce è sovrastata da un fischio assordante e costante nel mio cervello.

Mi osserva attentamente e aggiunge <Ei, tutto ok? Stai bene?>

Mi giudicano tutti. Ogni cosa che faccio è sbagliata. I miei respiri sono sbagliati, i miei vestiti sono sbagliati, io sono sbagliata. Sbatto le palpebre e vedo i loro volti, i loro sussurri, le loro risate. Poi improvvisamente Josh: è triste. Perché è triste? È colpa mia? Mi manca, come faccio senza di lui a sopportare tutto questo?

Missing Piece - Il pezzo mancanteWhere stories live. Discover now