8 - Pacify Her

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Ciò che il fuoco non distrugge, lo indurisce.

- Oscar Wilde

Pacify Her - Melanie Martinez

'Khai'

So che è lui. Il suo profumo è esaltato ancora di più dalla pioggia. Un odore selvaggio, da uomo.

«Cosa ci fai qui?» continua con la sua voce graffiante «Per caso mi stavi seguendo?»

Deglutisco a fatica, allontanandomi da lui per mettere un po' di distanza tra i nostri corpi.

«Non ti stavo seguendo» spiego con gli occhi fissi nei suoi.

«Allora perché sei qui?» domanda di nuovo.

«Per caso il cimitero è tuo?» ribatto.

«Stai rispondendo ad una domanda con un'altra domanda» ghigna, mordendosi il labbro inferiore mentre guarda le mie labbra.

«Non devo necessariamente spiegare perché sono qui, seppur sia facilmente intuibile» rispondo, roteando gli occhi con fare scocciato. 

«Io intendo qui, su questa lapide» dice suggerendo con lo sguardo, i miei piedi che calpestano una lastra di marmo di un certo Sir John Monroe. Sussulto ed istintivamente mi sposto, per rispetto del defunto che giace qui sotto ormai come un mucchietto di ossa.

«Io credevo... cioè io ho visto...» sbuffo «Non importa» dico roteando gli occhi.

«D'accordo» sul suo viso si dipinge un ghigno di chi sa bene cosa ho visto ma vuole fare la parte dell'idiota.

«A domani professore» esalo allontanandomi da lui.

«Ah» lo sento dire, afferrandomi il gomito. A quel contatto sussulto. Non per il piacere, ma per il dolore. La doccia che ho fatto prima di certo non ha giovato alla salute della mia pelle. 'Quando torno in camera devo assolutamente cospargermi di crema, o meglio farci il bagno'.

Mi guarda con cipiglio, poi lo sguardo scende sulla mia mano, molto rossa, e chiude gli occhi, buttando fuori l'aria dal naso, anche se è quasi impercettibile. Io la nascondo nella tasca.

«Domani c'è l'incontro con la psicologa per iniziare il tirocinio. Spero sia pronta signorina Forbes» sorride.

«Ma non era?» non mi lascia finire.

«È stato anticipato, c'è una mail a riguardo» dice senza dare motivazioni ulteriori «Anche la vostra sessione di laurea è stata anticipata, entro una settimana sarete medici, ma questa informazione la riceverete al colloquio, una volta ricevuta l'idoneità» snocciola atono.

«Ah, bella rete di comunicazione ad Harvard, tramite professori nei cimiteri. Ottimo» esclamo sardonica «Arrivederci» ripeto, muovendo un passo per andarmene.

«Un'ultima cosa» aggiunge, richiamando la mia attenzione «Connettivina e argento, domani non si noterà quasi più» dispensa, e se ne va, lasciandomi lì di stucco.

'Sapeva cosa mi ero fatta? Wow!'

Anche se ragionandoci sopra, per un medico è facilmente intuibile. 'Che stupida, stupida, stupida' mi ammonisco, mentre me ne vado alla macchina. Se sa cosa mi faccio, vuol dire che sa anche che capisce la mia situazione psicologica. Questo non va bene. Può compromettere il mio futuro come medico. Se dirà che ha dei sospetti è finita. Devo trovare modi meno evidenti per sovrastare il dolore.

Salgo in macchina sbattendo la portiera. A tre posti auto vuoti di distanza, c'è una Ferrari SF90 nera, che attira la mia attenzione non appena va in moto. E alla guida trovo Khai.

THE ANGELS - un amore proibitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora