05 - INCONTRO INASPETTATO (2/2)

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AMBER

Ci dirigiamo fuori la mensa per raggiungere i nostri armadietti. Abbiamo optato per farlo dopo pranzo a causa della folla di studenti che avevamo visto camminare verso la sala pranzo.

Camminiamo lentamente l'una accanto all'altra discutendo di ciò che capita.

<Comunque quel Nathan di cui mi hai parlato l'ho visto fuori scuola e non me la racconta giusta. C'è qualcosa di ambiguo nel suo comportamento>

<Ma che dici, non lo conosci nemmeno>

<Sai che ho un sesto senso per queste cose, come quando dicevo a tutti che quel bambino alle elementari bullizzava Giulia ma nessuno mi credeva>

<Ma adesso è diverso, non ci hai nemmeno parlato>

<Non mi serve per capire che una persona è strana se sta tutto il tempo a chattare lanciando occhiate sospette ogni cinque secondi>

Per fortuna siamo arrivate al bivio.

<Prima o poi capirai che ho ragione io. Comunque,cambiando argomento, ci rivediamo tra 5 minuti davanti scuola, ho una sorpresa per te> mi dice Sara prima di separarci visto che abbiamo gli armadietti in due ale diverse.

Cerco di non pensare eccessivamente su cosa possa essere, ci manca solo un altro mal di testa che rovini il suo gesto. Una volta davanti l'anta, inserisco la chiave e la ruoto verso destra, poggio il materiale scolastico e afferro quello che mi occorre per studiare. I libri che sposto scoprono una foto attaccata in basso, è papà. Sorride verso l'obiettivo con me in braccio all'età di 4 anni.

Il sole crea luci idilliache attorno alle nostre figure sorridenti.
Una sensazione di amore e felicità mi pervade e mi fa inevitabilmente sorridere.

Nella mia mente ripenso ai pomeriggi d'estate passati in giardino ad ascoltare lui che, con una mano suona melodie dolci al pianoforte, e con l'altra mi tiene stretta e mi riserva qualche buffetto inatteso sul viso e sulla pancia che mi fa ridere a crepapelle.

Quando finiva di suonare Clocks dei Coldplay, seguiva sempre il momento della fiaba. Mi prendeva in braccio per stendermi sulla panca e, mentre inventava un mondo magico solo per me, il suo dito, che all'epoca era grande quanto la mia guancia, mi accarezzava con movimenti delicati il dorso del naso. Spostavo continuamente lo sguardo, indecisa se guardare il suo volto pieno d'amore o le nuvole nel cielo.

Gli occhi cominciano a inumidirsi quindi chiudo l'anta dell'armadietto e giro verso sinistra la chiave nella fessura.

Intenzionata a incontrare nuovamente Sara fuori la scuola, faccio qualche passo in avanti, prima di accorgermi di Nathan a qualche armadietto di distanza. Quando anche lui mi nota, mi saluta alzando la mano per poi guardarmi più attentamente.

<Tutto okay? Sembri scossa, è successo qualcosa?>

<Oh, non è accaduto nulla, non ti preoccupare. Ho solo un po' di allergia>. Fingo così bene che potrei crederci io stessa.

<Oh, ok> risponde leggermente in imbarazzo.

<Stavo pensando per la ricerca che potremmo approfondire...>

Non sento più nulla. La sua voce diventa lontana e le sue parole si sovrappongono. Non ce la faccio in queste condizioni a concentrarmi. La mia mente non fa che tornare indietro ai momenti passati con papà.

<Che ne pensi? Secondo te va bene o preferisci focalizzarti su altro?> mi domanda.

Non ho ascoltato nulla, non ho la più pallida idea di cosa stia parlando! Annuisco perché al momento sono incapace di proferire parola senza scoppiare a piangere e mi giro di spalle prima che possa vedere una lacrima solcarmi il viso.

Affretto il passo e quando mi trovo nei paraggi dell'uscita cancello ogni traccia del mio dolore osservando il mio riflesso su una vetrata. Abbozzo un sorriso e procedo verso la mia meta. Sto bene. Non è successo nulla.

Sara sbuca dalla mia sinistra e mi piomba davanti parandomi la visuale.

<Aspetta> mi dice prima di posare le sue mani impedendomi di vedere.

<Adesso è perfetto!> esclama come se mi stesse preparando ad una proposta di matrimonio.

<Su, forza, seguimi> si rivolge a me come quando parla a Milo.

<Certo, come se potessi capire dove andare. Vorrei ricordarti che non vedo un emerito cavolo con le tue manone sulla faccia!> le rispondo scorbutica prima di urtare contro un palo.

<Ahia! Stai attenta!>

Sara, alla mia sinistra, ce la mette tutta per strozzare una risata. Nonostante tutti i suoi sforzi produce un suono simile a una pentola a pressione.

<Non mi dovevo fidare di una che cammina come un orso ubriaco sopra un triciclo> farfuglio imbronciata.

<Sei sempre la solita> constata una voce maschile che mi fa sobbalzare.

Sara rimuove le mani scoprendomi la vista che viene colpita dalla luce accecante del sole.
Mentre metto a fuoco l'ambiente circostante, il mio cervello impiega qualche secondo a ricollegare il timbro a...

Missing Piece - Il pezzo mancanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora