Capitolo 2

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                               Axel

"Si può sapere dove cazzo guardi mentre cammini?" sbottai alla persona con la quale mi ero scontrato, notando solo dopo fosse una ragazza.

"Scusami, non volevo" disse lei con tono incerto, per poi alzarsi dal pavimento e tendermi la mano.

Mi stava davvero tendendo la mano?

Beh, lo so che sarebbe la base delle buone maniere, ma non ho mai detto di essere un principino...

"No ragazzina, riesco ad alzarmi da solo" risposi al suo gesto, e lei sorrise e si allontanò.

La squadrai e vidi che aveva i capelli molto lunghi, castani e mossi che si estendevano per tutta la schiena, e prima che si girasse per andarsene notai  i suoi occhi verdi.

Fisicamente non era niente male, questo glielo concessi.

Mi alzai a mia volta e continuai a percorrere il corridoio, arrivando così all'area visite.

Entrando, vidi i miei genitori seduti ad un tavolo ad aspettarmi, con facce particolarmente deluse, che a me però non facevano nessun effetto.

Non ero nato per compiacere o fare contente le persone, ero arrivato a questa conclusione già da tempo.

Mi avvicinai e li raggiunsi, ma non trovando nessuna sedia sulla quale sedermi, mi diressi ad un tavolo vicino, alzai il medio alle persone che vi erano sedute prendendo una delle loro per poi tornare da mammina e papino.

Mi fissarono per un attimo e poi mio padre iniziò a sfracassare il cazzo: non ascoltai una parola di ciò che disse, non mi interessava proprio; non prendetelo come un gesto di ribellione, in tutta onestà ero arrivato ad un punto in cui ben poche cose mi interessavano.

"Non me ne frega un cazzo di ciò che avete da dire, da quando mi avete sbattuto qua dentro non vi siete più fatti vivi, mi avete praticamente scomunicato e ora, dopo più di un anno, volete che stia zitto ad ascoltarvi? Arrivederci e grazie"

Stavo per alzarmi per tornare in stanza, quando mio padre mi afferrò per un braccio e mi guardò severamente:
"Una volta uscito da qui, non tornare da noi. Ti lasceremo del denaro per vivere, perché sei comunque nostro figlio, ma non tornare per portare ulteriori casini".

Ciò che disse non mi fece alcun effetto, e così mi allontanai e ripresi il corridoio per tornare in stanza.

La mia famiglia era parecchio ricca e i soldi non erano un problema, ma io non vendevo quella roba per questo, bensì per aiutare Drake.

Ma soprattutto, e questo non ditelo a nessuno, seppure droghe e derivati non siano la soluzione ai problemi, nessuno aveva il diritto di stabilirne una per noi.

Ognuno affronta i propri demoni a modo suo, non sarò di certo io a criticare la maniera in cui lo fa.

Una volta trovata la mia stanza, entrai e rimasi come pietrificato, vedendo un ragazzo disfare dei borsoni sopra il mio letto.

"Posso chiederti chi cazzo sei?" chiesi nel modo più educato possibile; lui si voltò sentendo le mie parole, lasciando il borsone che stava disfando.

"Piacere, Nolan" si presentò a quel punto, senza dar troppo peso ai miei modi non molto accoglievoli.

"E tu ti chiami...?" domandò, notando la mancanza di una mia risposta.

"Non è importante, che cosa cazzo ci fai nella mia stanza? "domandai irritato.

Non mi piaceva avere ospiti, stavo davvero bene da solo.

Rovi Di Lacrime( RDL Serie's VOL.1)Where stories live. Discover now