17: nastro n.8, 6 Luglio 1997.

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L' A R T E
D I
U C C I D E R E

Ad oggi mi sento un uomo realizzato, nonostante trascorra la mia vita dietro le sbarre, sento comunque d'essere un uomo completamente realizzato.

Non tutti possono dire d'esserlo. Io lo sono.
Ho avuto un figlio, anche se ne avrei voluti di più, ma l'inizio della mia doppia vita mi portava via molto tempo che avrei dovuto e potuto dedicare ai miei futuri figli.
Posso dire di aver vissuto l'amore, quello vero, quello raro, quello eterno. L'amore incondizionato e smisurato.
La mia posizione lavorativa era più che buona, dirigevo il reparto di psichiatria in uno dei migliori ospedali di New Orleans, ero il Dottor Harbory.
E posso anche andar fiero di aver trovato la mia vocazione nella vita, la mia passione, la mia arte, il mio talento.
Sono stato un uomo di successo. Ora, posso solo sperare d'essere un uomo che verrà ricordato per il suo talento.

Certo, ho scritto un libro. Come dimenticarsene! Il mio libro è la mia eredità a chi ammira di poter intraprendere - un giorno - la stessa strada che ho intrapreso io. Ho voluto devolvere gli incassi del mio libro alle famiglie di Ian Carter, Jed Parker, Amanda Collins e Julie Murphy. Nessuno ha mai saputo il perché di questa mia decisione, ma credo lo sapranno molto presto. Ho ricevuto delle lettere dalle loro famiglie, mi credono innocente. Hanno sperato fino all'ultimo minuto che la sentenza si fosse ribaltata, che mi avrebbero proclamato innocente, ed è stata una dura batosta per loro scoprire l'esito finale. Mi hanno ringraziato di cuore per aver devoluto parte dei miei incassi a loro, convinti che l'avessi fatto poiché avevo a cuore la prematura dipartita dei loro figli.. mi sono sentito un vigliacco e leggere quelle lettere e non aver mai detto loro la verità.. basterebbero solo un paio di righe, un francobollo e potrei liberarmi di questo peso che mi schiaccia giorno dopo giorno.

Perché sembri sconvolto, Ezra? Oh! Dimenticavo, oggi siamo difronte all'ultima verità che io ti possa raccontare, come un codardo la sto raccontando a te e non alla sua famiglia...
Julie Murphy fu la mia ultima volta all'interno dell'ospedale, dopo di lei non uccisi più nessuno nel mio luogo di lavoro. Avevo capito che dovevo separare il dovere dal piacere.

Julie era giovane, anzi, mi azzarderei a dire tra la più giovanissima delle mie vittime, ed era bella. Oh, era bella da togliere il fiato.
Quando la vidi per la prima volta rimasi incantato dalla sua bellezza, tanto che dovettero darmi una gomitata per attirare nuovamente la mia attenzione.

Era arrivata nel mio reparto per aver cercato di uccidere il fratello di qualche mese d'età. All'inizio avevo pensato fosse solo accecante gelosia poiché un neonato richiedeva molte più attenzioni di una ragazzina capace di pulirsi il culo da sola. Poi avevo pensato fosse solo uno dei tanti modi per attirare l'attenzione dei genitori. Lo so, una scusa inaccettabile, ma non sembrava dar segni di qualche disturbo mentale..
Certo, fino a che non iniziai a studiare a fondo la sua cartella clinica.

Julia aveva una cartella clinica abbastanza sostanziosa per essere una ragazzina. Il suo primo ricovero in psichiatria era datato a quando aveva due anni.
Aveva spinto un'amica nel mezzo della strada con l'intento di farla investire da un'auto di passaggio, fortunatamente il conducente riuscì a fermarsi in tempo e non prendere in pieno l'amichetta di Julie. I genitori della bambina erano sconvolti e su tutte le furie, volevano denunciare la piccola Julie, ma vennero dissuasi e trovarono un accordo con la famiglia Murphy.. la pazza finiva al manicomio e non si sarebbe più avvicinata all'amichetta. Questione risolta.

Julie ebbe incidenti simili nella sua vita, che la facevano entrare ed uscire da psichiatria per tutta la sua vita. Spesso veniva dimessa contro consiglio medico, potresti chiederti il perché, proprio come me lo son chiesto pure io... Non esistono molti medici corrotti in questo Paese, poiché andrebbe contro il nostro giuramento, ma ospedali corrotti... di quelli potrei avere una lista - che mi porterò all'inferno -.

Quindi, Julie soggiornava nella lussuosa camera psichiatrica per un massimo di uno o due mesi, quanto bastava per la terapia per far effetto ed intontirla un po', poi i negligenti genitori Murphy firmavano un generoso assegno al primario di chirurgia che destinava l'utile a piacimento nei reparti più redditizi dell'ospedale. Diciamocelo, a quale primario non fanno comodo un po' di milioni da spartire nei suoi migliori riparti per incoraggiare la ricerca o per aggiornare i macchinari medici?

Venni poi, a conoscenza, della notorietà dei signori Murphy. Erano una famiglia altolocata con una pecora nera come figlia, non potevano permettersi che la loro cerchia di amici ricconi venisse a conoscenza dei viaggi di Julie, avrebbe rovinato i loro affari. Così mascheravano il soggiorno della figlia in psichiatria con un viaggio all'estero. "Julie sarà per un paio di settimane in una scuola all'estero, ci teniamo molto che impari nuove lingue e nuove culture. Fa bene all'educazione, molti hanno il pugno di ferro e lei sa dare il peggio di sé in alcune situazioni", dicevano sorseggiando un Romanée-Conti Grand Cru da un calice di cristallo.

Che resti tra noi due, so che è una pratica non molto di buon occhio, ma credo che la piccola pazza abbia subìto l'elettroshock. Non posso dimostrarlo, ma ne sono fermamente convinto. Non lo si trovava nella sua cartella clinica, ma con ingenti somme di denaro promesse dai coniugi Murphy, qualsiasi cosa poteva evitare di essere formalizzata e verbalizzata.

Julie non parlava molto. Guardava spesso il vuoto durante le nostre sedute.
Diceva poche cose, anzi, pochissime e sconnesse tra loro. Volevo aiutarla, volevo liberarla dal male che si portava dentro, ma non me ne dava modo.
La sua cartella presentava almeno una decina di prognosi diverse e non sapevamo quale fosse la cura ideale da somministrarle. Insomma, era un gran casino.

Per non parlare di Gerard Murphy e la sua insistente pressione di tenere Julie nella nostra prigione solo per un paio di mesi e non oltre. Non mi aveva dato una chiara spiegazione sul perché avessi dovuto dimetterla dopo un paio di mesi, ma presumo avesse detto ad amici e parenti che la pecora nera era stata sistemata in una scuola di chissà quale sofisticata città.

Ad un mese dal ricovero, Julie non mostrava segni di miglioramento, avevamo sbagliato la cura. Ciò che le somministravamo non stava funzionando, dovevamo cambiare piano. Essendo lei una paziente minorenne dovetti contattare Gerard per ricevere il permesso al fronte di studiare e somministrare una nuova cura. Permesso che ci negò. "Datele dei tranquillanti, quelle cose che usate per i depressi. La stendono. Se ne sta buona per un po' con quelle. Tra un paio di settimane la dimetterete e non se ne parla più. Per ora", ci disse il signor Murphy al telefono.
Non si era nemmeno degnato di venire a trovare la figlia ed avere un faccia a faccia con le persone che si stavano prendendo cura di Julie.

Non avevo il permesso di studiare una nuova cura per Julie e andava contro il mio giuramento somministrarle farmaci di cui non aveva bisogno.
Non sapevo come procedere. Stavamo tenendo una camera occupata senza, però, curare la paziente che ci occupava la stanza.

Un giorno, dopo aver deciso di dirigere alcuni test per cui non avevamo avuto il permesso, dovetti togliere una fiala di sangue a Julie e decisi di occuparmene personalmente, forse per poter avere più informazioni su di lei.
Si sa, nessuno ama i prelievi del sangue, e tutti sono agitati ed impauriti quando siedono davanti a noi dottori in attesa di essere perforati dall'ago, quindi parlano e parlano e parlano per non pensare a ciò che succederà dopo.

Julie non parlò. Julie aveva appuntito il cucchiaio di plastica con cui aveva mangiato la sua gelatina e aveva cercato di infilarmelo nella carotide. Per sua sfortuna, non era abbastanza appuntito, riuscì solo a graffiarmi.

La legai al letto e le somministrai ciò che dichiarai essere del tranquillante per calmare la paziente e mandarla, per un po', nel mondo dei sogni.
Con me avevo portato la mia pozione magica, avevo bisogno di togliermi dai piedi Gerard Murphy ed il miglior modo per farlo era togliendomi dai piedi Julie Murphy, la sua pecora nera. Gerard aveva iniziato a minacciarmi dopo che l'avevo avvertito che non sarei venuto meno al mio giuramento per far fare bella figura a lui. Non avrei accettato bustarelle e recitato la parte del dottore negligente come lui recitava quella del padre negligente.

Julie morì il ventisette ottobre del millenovecentottanta i documenti riportano che la causa non è mai stata a noi nota, ma la sua morte è avvenuta dopo un arresto cardiaco e, nonostante l'équipe medica abbia eseguito la rianimazione per quindici minuti, non siamo stati in grado di salvarla. Julie fu la mia ultima vittima ad essere uccisa nel reparto di psichiatria che dirigevo. Julie non è mai stata certificata come una mia vittima, nessuno ha mai dubitato delle mie capacità mediche.

Mi dispiace, Julie. Avrei voluto aiutarti, ma non me ne hai dato modo. Ci rincontreremo all'inferno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 29 ⏰

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