CAPITOLO 14

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ERIK

Sono appena entrato negli uffici dell'FBI, di mia spontanea volontà. Dopo aver consultato i miei avvocati, che pago profumatamente, mi sono reso conto che sono degli incapaci. Elisa ha ragione, prima che la situazione possa peggiorare devo porvi rimedio.

«Buongiorno, ho appuntamento con il signor Daniel Silver. Sono Erik Truston».

«Solo un attimo che lo chiamo» risponde l'uomo della sicurezza.

Questo posto incute terrore ancor prima di entrarci. E la presenza del signor Silver non migliora la situazione. Quando sono stato arrestato mi aveva posto mille domande, alle quali si può dire non ho risposto in modo sincero. Voglio proprio vedere come ne uscirò fuori adesso. Potrebbe benissimo non credere a ciò che dirò, e non posso dargli torto. Speriamo che sia abbastanza intelligente da capire se dico la verità. Fosse per me, avrei continuato a negare qualsiasi accusa, ma Elisa mi ha dato un ultimatum se così vogliamo chiamarlo. Stavolta è diverso, il modo in cui l'ha detto non lascia dubbi. Se continuo a mentire lei si allontanerà e io non ho nessuna intenzione di perderla. Adesso che tutte le mie azioni sono venute a galla, non posso più tornare indietro.

«Signor Truston. Che piacevole sorpresa» esclama soddisfatto Silver venendomi incontro.

Certo che è contento, gli sto consegnando la soluzione del caso su un piatto d'argento.

«Avrei bisogno di parlare con lei di alcune questioni importanti» dico porgendogli la mano.

«Mi segua.»

Mentre attraversiamo l'atrio mi accorgo di avere l'attenzione di tutti i presenti. Sì ci vedete bene, Erik Truston è qui. Mantengo il mio solito atteggiamento e proseguo ignorando la loro presenza. Sicuramente sono l'argomento del momento ma me ne frego. Importante che riesca nel mio intento, per il resto non mi importa nulla.

Dopo aver percorso un lungo corridoio entriamo in una stanza, piccola, buia. Ok ci siamo, sala interrogatori. Prendo un respiro profondo e mi accomodo di fronte a lui.

«Arrivo subito al dunque. Sono qui per contrattare. Le dirò tutto quello che vuole sapere, ma in cambio voglio due cose» dico picchiettando il dito sul tavolo.

«Cosa le fa credere di essere nella posizione di poter dettare delle condizioni?» chiede accigliato. 

«Dopo tutte le informazioni che le darò, non ho dubbi che potrà usarle per risolvere altri casi» rispondo serio.

«Prima sentiamo le informazioni, poi decideremo sul da farsi».

«Mi crede stupido per caso? Se non firmiamo un accordo non dirò una sola parola».

Si muove sulla sedia in modo nervoso, sta pensando. Questo è un buon segno.

«Non posso firmare un accordo sulla base del nulla. Cerchi di convincermi».

È scaltro ma io so come trattare con persone di questo tipo. Poso le mani sul tavolo e inclino la testa gustandomi il momento. Una sola parola e quella sicurezza svanirà nel nulla.

«Monforte» dico guardandolo negli occhi.

Mi guarda incredulo per aver pronunciato quel cognome. Sono più che sicuro, che sono sulle loro tracce ma non sono riusciti ancora ad incastrare il grande capo. Non farò la spia. Una volta firmato l'accordo dirò solo ciò che mi riguarda, non quello che so. Non voglio mettermi contro certe persone e poi Tony con me si è comportato da vero amico. Elisa mi ha chiesto di dire la verità su ciò che ho fatto non di dire ciò che so.

BELLO MA DANNATO PassioneOù les histoires vivent. Découvrez maintenant