Capitolo 22

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Oggi è il nostro anniversario, teoricamente un giorno di gioia, ma in realtà non lo è. Siamo entrambi preoccupati, lui è sempre chiuso nel suo ufficio, e ogni volta che gli chiedo cosa fa risponde semplicemente “tengo d’occhio l’andamento dell’azienda”.  Voglio evadere con la mente e per l’occasione ho pensato di organizzare una serata piccante. Non ci fa bene accumulare solo preoccupazioni, dobbiamo ritrovare un piccolo angolo di paradiso tutto nostro dove ci siamo solo noi due e lasciare fuori il mondo, almeno per qualche ora. Ho in mente qualcosa di particolare per la serata. Finisco di sistemare la cucina mentre osservo come continua a cambiare canale continuamente, sembra pensieroso.

 «Guardiamo un film?» chiede con voce rassegnata.

 «Scegli il film, arrivo subito». Abbandono lo straccio sul ripiano della cucina e vado in camera da letto. Te lo do io il film mio caro. Non riesco ad essere arrabbiata con lui se non si ricorda che giorno è oggi, ha cose più importanti a cui pensare. Ieri abbiamo dato il via al nostro piano, come lui aveva deciso. Ho detto a Logan che Erik si sarebbe visto con Monforte domani alle 20:00 al Club, invece Erik ha detto a suo fratello che vedrà Monforte alla spiaggia sempre domani alla stessa ora e a Jason che lo avrebbe visto alla casa al Lago. Se l'Fbi verrà informata, scopriremo chi è il testimone, sperando che vada tutto secondo i piani.

Indosso il mini costumino da cameriera, che copre ben poco e mi osservo allo specchio. Non so perché mi viene da ridere, è la prima volta che mi travesto. Mi vergogno un pò, ma credo che ogni tanto ci voglia qualcosa di diverso, giusto per tenere sempre accesa la fiamma. Spero che apprezzi. E se non gli piace? Forse odia queste cose. Oh accidenti, niente insicurezze, devo buttarmi. É mio marito che vuoi che succeda, al massimo dice che non gli piace e allora io sprofonderò nella vergogna più assoluta. Scrollo le spalle e prendo un respiro profondo. Osiamo e poi vediamo che succede.

Cammino sulle punte verso la cucina e prendo un vassoio per appoggiarci sopra due calici con dello champagne, delle fragole e la panna. Ok, adesso sono pronta. Posso interpretare il ruolo della cameriera nel migliore dei modi. Forse non dovrei interpretare questa parte, eppure mi incuriosisce sapere la sua reazione. Spero solo di non sembrare goffa e impacciata, ma soprattutto spero di riuscire a non far cadere nulla dal vassoio. Non sono una campionessa in fatto di finezza, e a dirla tutta sono molto impacciata in qualsiasi cosa.

Entro nel salotto in apparenza sicura, ma dentro sto continuando a pregare. Penso a qualcosa di bello sperando che l’ansia di sbagliare svanisca.

 «Mr Truston le ho portato qualcosa da bere» dico con voce sensuale.

Mi guarda con una smorfia non capendo perché l'ho chiamato in quel modo, ma accorgendosi del mio abbigliamento gli spunta un sorriso malizioso che mi fa impazzire.

 «Ah però, ho sempre sognato una cameriera come te» commenta alzandosi. Si avvicina, mi cammina intorno mentre i suoi occhi osservano il mio corpo attentamente «molto invitante» sussurra lasciandomi un bacio sul collo.

 Brividi mi percorrono, cerco di rimanere concentrata ma con lui che continua a mangiarmi con gli occhi è molto difficile.

Appoggio il vassoio sul tavolino per poi accomodarmi sul divano accavallando le gambe. Voglio provocarlo, essere spudorata come non mai.

 «Le piace ciò che vede?» chiedo con lo sguardo fisso su di lui. Mi guarda, si morde il labbro e si avvicina. Appoggia le braccia ai lati del mio corpo, avvicina il viso al mio e io trattengo il respiro.

 «Non mi piace, mi fa letteralmente impazzire». Mi bacia con foga. Non lo tocco, provo a resistere, lascio che sia lui l’unico partecipante.  

Mi scosto interrompendo il bacio e lui protesta ma io devo proseguire con la mia missione.

 «Sono qui per servirla Mr Truston».

Gli tolgo la maglia, e ammiro il suo petto scolpito, i muscoli si contraggono.

Prendo una fragola e l’appoggio sulle sue labbra, la sfrego e lui la morde trattenendola. Mi avvicino senza distogliere lo sguardo dal suo, rimane in attesa. Lecco la fragola, il contorno delle sue labbra e infine mordo. Bacio alla fragola, lo chiamerò così.  

La sua lingua scivola lentamente, esigente, fino a incontrare la mia. Mugugna qualcosa, ma io non mi fermo, non subito. Continuo a baciarlo avida ma lui interrompe il contatto spingendomi indietro.

 «Chiudi gli occhi» ordina.

Obbedisco, sento i suoi passi, si sta allontanando. Cosa avrà in mente? Muoio dalla voglia di scoprirlo. Ritorna poco dopo, non dice niente ma lo sento sempre più vicino.

 «Non aprire finché non lo dico io».

Non ho nessuna intenzione di contraddirlo, mi piace l’atmosfera che si è creata.

Qualcosa di freddo scivola sul collo, distinto appoggio la mano e scopro che è una collana.

 «Buon anniversario» sussurra dietro di me. Sento il suo fiato sulla mia pelle. Brucio.

 «Ora puoi guardare».

Apro gli occhi e vedo una catena con un mezzo cuore. Sorrido e guardo il mezzo cuore con la sua iniziale sopra.

 «Adesso tocca a te» dice porgendomi un’altra catenina con un mezzo cuore. Sopra c'è la mia iniziale.

 «Quando non siamo insieme, porterai con te il mio cuore e io porterò il tuo» sospira e non capisco perché.

Si posiziona in mezzo alle mie gambe, e mi guarda negli occhi mentre prendo il suo viso tra le mani.

 «Ti amo Erik».

 «Non dimenticare mai cosa siamo Elisa, non dubitare mai del mio amore. Tienimi con te sempre contro tutto».

Non potrei mai rinunciare a lui, sarebbe come rinunciare a me. Io e lui siamo una cosa sola, inseparabili. Mi lascio andare tra le sue braccia e piango, sono lacrime di gioia ma è anche una sensazione graffiante, una paura costante di perdere ciò che abbiamo. Credo tanto nel nostro amore a tal punto che sceglierei sempre lui anche quando sbaglia.

Mi stringo a lui facendomi piccola e lui mi stringe tra le sue possenti braccia lasciando dei piccoli baci. Un telefono squilla, ma io non ho nessuna intenzione di rispondere. Io e lui ci guardiamo, è tardi e se qualcuno chiama deve essere un’urgenza.  Presa dalla curiosità mi alzo sbuffando e afferro il telefono. É Logan.

 «Ciao Logan» dico guardando mio marito che mi sorride.

 «Elisa, Claire è in ospedale, sta per avere il bambino» comunica agitato.

Sgrano gli occhi e Erik mi guarda interdetto.

 «Arrivo subito» dico per poi chiudere la chiamata.

 «Devo andare, Claire sta per partorire» dico agitata.

Solleva gli occhi al cielo e allarga le braccia.

 «La tua amica ha un tempismo perfetto» commenta. «Stavolta ti tocca andare da sola, io devo sistemare delle questioni di lavoro che non posso rimandare».

Lo guardo di sbieco e poi mi volto, accelero il passo verso la camera da letto.

 «Ricordati che non devi partorire tu, non agitarti» lo sento urlare.

Scuoto la testa perché ultimamente sta diventando la simpatia fatta persona. Mi preparo e poi vado verso la porta d’ingresso con un unico pensiero, Claire. Speriamo che stavolta sia più calma, perché sono rimasta traumatizzata dal demonio che c’è in lei.

 «Ciao anche a te amore» lo sento commentare. Torno indietro e vado verso di lui. Sono una stronza, mi sono completamente dimenticata di lui.

 «Scusa, hai ragione» dico mortificata. Lo bacio velocemente ed esco di casa.

Cerco le chiavi della macchina in borsa, frugo tra le varie cose, quando servono non le trovo mai. Sto perdendo la pazienza, tra un attimo la rovescio per terra. Trovate. Ok, calma. Respira. Non è la fine del mondo, sta per partorire. Non sarebbe un problema se non stessimo parlando di Claire.

Testimone misterioso

La osservo mentre sale in macchina agitata. Ha i capelli disordinati e un'aria preoccupata. Sicuramente sta andando dalla sua amica, anch'io devo muovermi. Andrò in ospedale e le starò vicino, mentre Erik sarà fuori dai piedi per un po'.

BELLO MA DANNATO PassioneOnde histórias criam vida. Descubra agora