CAPITOLO 26

20.8K 1.1K 21
                                    

Tre mesi, e lui non c’è più. Nessuno sa cosa mi frulla in testa, perché non possono capire quanta rabbia ho dentro. Mio marito è morto per mano di qualcuno, e quel qualcuno dovrà pagare. Dolore. Rabbia. Dolore. Rabbia. Provo solo questi due sentimenti che si alternano continuamente. Ho intenzione di andare al Fbi, l'agente Silver dovrà dare molte spiegazioni. Deve spiegarmi com'è stato possibile tutto questo. Voglio un nome, devo sapere chi è il testimone, voglio sapere chi ha ucciso mio marito. Anche se ho già un mio sospetto. Monforte. Gli farò visita personalmente, domani. Voglio la verità. C'è qualcosa che mi sfugge e non riesco a capire cosa. Parcheggio la macchina di fronte all’imponente sede dell'Fbi con un unico obiettivo. Scoprire la verità. So già che l'agente Silver si opporrà, ma le proverò tutte. All'entrata il passaggio mi viene bloccato dall'uomo della sicurezza.

 «Sono Elisa Truston, avrei bisogno di parlare con l'agente Silver» dico in tono freddo.

 «Attenda qui» risponde indicando un angolo con due poltroncine. Mi siedo e attendo.

Dopo dieci minuti d'attesa, mi permettono di salire al terzo piano. Quando le porte dell'ascensore si aprono, trovo Silver ad attendermi.

 «Signora Truston, come mai qui?» chiede visibilmente a disagio.

 «Ho bisogno di farle alcune domande riguardo alla mor....all'incidente di mio marito» dico.

 «Mi segua» dice indicando un corridoio lungo. Arrivati nel suo ufficio decido di non perdere tempo e comincio il discorso che mi sono preparata.

 «Lei mi può spiegare com'è possibile che un mafioso venga a sapere informazioni riservate riguardante l’interrogatorio?» chiedo.

L'uomo si sistema meglio sulla sedia senza guardarmi.

 «Stiamo conducendo un'indagine interna per questo, ma non credo che sia la causa della morte di suo marito».

 «Lei dice? Ha le prove per caso?» chiedo accigliata. Lunga pausa, che equivale ad una conferma.

 «Chi è il vostro testimone?» chiedo.

 «Mi dispiace non posso darvi questa informazione» risponde serio.

 «Ha ragione. É meglio proteggere una testa di cazzo che ha deciso di mettere nei guai mio marito, piuttosto che aiutare me» dico alzandomi.

 «Signora. Posso capire il dolore che prova, ma non le permetto di parlarmi in questo modo».

 «Se lei capisse veramente, mi aiuterebbe. Ma non si preoccupi, scoprirò da sola chi è. Non avrò pace finché non scoprirò la verità».

Esco dal suo ufficio furiosa. Non è servito a niente venire qui. Ho solo un’altra possibilità per scoprire la verità. Devo parlare con Monforte.

TROVATE ANCHE IL CAPITOLO 27. VORREI RISPONDERE AI COMMENTI MA OGNI VOLTA DICE ERRORE AIUTOOOOOOO.

BELLO MA DANNATO PassioneWhere stories live. Discover now