Capitolo 13

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Erano appena le 7.30.a.m quando Serena si svegliò quella mattina. Subito un senso di freddo la pervase, la ragazza si ritrovò a pensare quale scusa, quella mattina, avrebbe inventato per non andare all'università. Febbre o mal di testa?
Si domandò, pur sapendo che anche quella mattina avrebbe dovuto lasciare il suo comodo letto per subirsi quelle ore mattutine di lezione. Ogni giorno, se non c'era qualche nuovo messaggio dell'anonimo, la mattinata era la solita routine: casa - scuola, scuola - casa. Pensando al misterioso anonimo le venne in mente la conversazione avuta, la sera prima, con i due amici. Quello fu l'ultimo tassello per farla alzare dal letto.
Si alzò lentamente, prendendo un jeans e una maglietta a caso si chiuse in bagno per sistemarsi.
Nel mentre Luke e Rosaline facevano colazione, entrambi nervosi.

Rosaline aveva passato la notte felicemente addormentata, annientata dalla stanchezza di quei giorni.
Luke invece, la notte l'aveva passata tra sogni, che poi diventavano incubi, in cui vedeva la cugina. Eppure il viso del ragazzo non era solcato da nessuna occhiaia.

Rosaline guardava Luke quasi con adorazione; ora ne era sicura, provava qualcosa per il ragazzo dai capelli rossi.

"Buongiorno a tutti!" Rosaline voltò la testa nella direzione dove la voce aveva parlato e sorrise.

"Giorno!" I due ragazzi risposero insieme per poi guardarsi.

In quegli sguardi c'era qualcosa che non convinceva Serena che, pur sapendo della cotta di Mark, cercava in ogni modo di farli restare da soli il maggior tempo possibile. Quegli sguardi erano gli stessi che si rivolgevano lei e Jack: sapeva che quei due alla fine si sarebbero messi insieme poco ma sicuro.
Rosaline intanto era incatenata agli occhi di Luke come lui era incastrato nei suoi occhi nero pece.
'Nero. Nero come il cielo di notte senza luna e stelle, come il colore del lago al chiarore della luna, così pesante ma allo stesso tempo delicato. Come lo spazio, nero ma splendido,come il vuoto che può essere bello ma brutto, nero. Dicono che gli occhi neri sono brutti e cattivi ma in lei vedo qualcosa di diverso da quel nero.' Pensò Luke.

"Mm... ragazzi andiamo?" La mora si sentiva decisamente fuori posto.
Il primo a interrompere il contatto visivo fu Luke e Rosalinda ci rimase male ma non lo diede a vedere.

"Ser, ci ho pensato tutta la notte...e ho pensato che fosse meglio se in quel parco ci andassimo adesso, tanto un'assenza non è niente di che!" Propose il rosso. Alle due ragazze non resto che annuire, infondo anche loro la pensavano in quel modo.

Decisero di dirigersi all'università ma, anziché entrare si sarebbero recati in quel posto dove ultimamente la Brown andava:il parco dietro la scuola.

Entrarono nel cortile, aspettando che la campanella suonasse per non creare sospetti.
Il telefono di Serena trillò.

Da Francesco:

'So che non sono stato molto presente ultimamente, ma sono stato impegnato scusami...se vuoi incontriamoci stasera alle 6.p.m nella nostra caffetteria. Baci Francesco <3.'

A Francesco:

'Okay, alle 6.p.m alla caffetteria. Ciao <3'

Era pur sempre suo fratello, sapeva che quando prima l'avrebbe perdonato, ma era ancora troppo arrabbiata per perdonarlo...poi quel messaggio, le aveva fatto saltare i nervi; sperava che nessuno più la facesse arrabbiare.

"Hey Serena!" Ecco! La mattinata era stata rovinata e se il 'buongiorno si vede dal mattino', allora significava che quella non era proprio giornata. Mise uno dei suoi sorrisi più finti e si giro verso Micheal e Peter dotto lo sguardo curioso e persiquitore degli amici.

"Oh, ciao Micheal, Peter..."

"Che ci fai qua? Anche tu studi legge e psicologia? "

'No, guarda io faccio medica in un'università di legge e psicologia. '

"Ehm, si...voi? Non vi ho mai visto da queste parti...comunque vi presento Rosaline e Luke, due miei amici." I ragazzi si salutarono con in semplice 'ciao' .

"Piacere, bene che corsi avete? Io e Pet abbiamo il corso di algebra..."

"Oh,noi? Be, noi abbiamo... Luke che abbiamo?" Rispose Serena.

"Oh, ehm, non ricordo...Ros che avevamo?" Chiese in difficoltà, a Rosaline.

"Uhm, ehm, ecco noi abbiamo un...un'ora...di...di...di cultura francese...ecco." Aveva appena sparato un'assurdità ma ormai era fatta.

"Oh, non sapevo che si faceva anche cultura francese, tu Mike?" Chiese Peter. L'amico fece cenno di no.

"In verità...è un'attività extra...perché...perché vorremo sapere qualcosa in più su quel popolo...e anche la lingua non è male" Continuò blaterando "Ça va? Comme tu t'appelle? Insomma ci piace molto il francese, lingua molto difficile...è una materia che facciamo una...ecco due volte a settimana quando abbiamo delle ore buche." Finì la nera sperando che fosse stata abbastanza credibile mentre Ser e Luke la guardavano straniti per la lingua che aveva parlato 'sa và? Come tiap...ma che lingua è?' Sì domando Serena.

"Ah ecco...bè noi andiamo ci sentiamo ciao." Salutò Pet seguito da Micheal che aggiunse un 'te la cavi molto bene in francese Rosaline.'

Quando se ne andarono, Rosaline fu travolta dalle domande da parte dell'amica.

"Sa Và? Cometiappelli? Ma che lingua è?" Domandò Serena confusa più che mai mentre Luke cercava di nascondere la sua curiosità.

"Hahaha Ser, si dice ça va? Comme tu t'appelle? È francese, lo studiavo prima di andarmene..."

"Ah ecco..." rispose Serena.

"Bene ragazze, la campanella è suonata andiamo in quel posto?" Domandò il rosso.

"Sì, andiamo."

Sì addentrarono nel retro della scuola e quello che videro fu bellissimo: alcuni alberi sempreverdi davano al luogo un aspetto surreale. Le foglie, all'entrata, si intrecciavano formando una specie di arco romano. Da dove erano posizionati i ragazzi,dell'interno si vedeva poco e niente: alberi, fiori, erba, cespugli, un piccolo laghetto e ancora alberi.
Entrarono nel parco sinuoso, incantati e stupefatti, guardandosi intorno. L'attenzione di Serena riccadde su un albero. In realtà, non era un vero e proprio albero dato che era costituito solo dalle radici e dal tronco.
Anche Luke e Rosaline se ne accorsero e tutti e tre si precipitatorono lì avendo capito che quello era il posto dove il diario era nascosto.

"Ci siamo." Colei che aveva parlato non se ne era neanche accorta come fosse sotto un incatesimo.
Prese un lungo respiro e allungò la mano verso il centro del tronco. Affondò la mano con poco coraggio e poco dopo l'estratto che con due oggetti in mano.

Il diario e una lettera. La seconda non aveva né mittente né destinatario, ma sulla busta si intravedeva una scritta graziata e femminile.

Era la scrittura di Kate.

Spazio Autrice
Ciao a tutti/e,

Come avrete ben capito aggiornerò la domenica e il mercoledì.

Avete dubbi?

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Non vi resta che andare avanti con la storia. Grazie a tutte/i, scusate gli errori e se anche questo capitolo è stato di vostro gradimento votate e commentate.

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- Il Giallo Dietro l'angolo -di @whitegirl249ziona un utente

Detto ciò al prossimo capitolo

-lucy387

The Return Of NightmareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora