Capitolo 14

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La lettera adesso era adagiata sul tavolino di vetro del salotto. Il silenzio regnava assoluto.
La busta era di un rosso simile al sangue, ma per i tre ragazzi seduti sul divano in pelle non era inquietante, forse perché avevano visto la morte con i loro occhi oppure perchè erano ancora carichi di adrenalina.
La paura non aveva più nessuno effetto su di loro. L'avevano superata quella. Però una paura c'è l'avevano. La paura di quel gioco terribile. Già perché era un semplice gioco psicopatico comandato da qualche mente malata in cerca di vendetta o altro, lo sapevano anche prima della lettera dell'anonimo.
La lettera che avevano trovato con il diario di Kate non aveva né mittente né destinatario. Solo una scritta si notava a malapena su quel rosso così acceso che per poco non accecava.

"Chi verrà in possesso di questa lettera,si ritroverà in un guaio più grande di lui e non potrà scappare." Recitava la frase scritta con una penna blu.

"Ragazzi allora che facciamo? Io tra un paio di ore dovrei uscire..." Serena se ne uscì con ciò solo per curiosità, perché se quella lettera avrebbe portato a qualche svolgimento della situazione avrebbe mandato al diavolo "l'appuntamento" col fratello.

Luke si sfregò le mani e le poggiò sui jeans stretti chiari appena messi.

La giornata, dopo quella scoperta, non era stata molto diversa dalla solita routine. Erano entrati tutti e tre al suono della seconda campanella, inventadosi ognuno scuse infantili e diverse.
Serena si era diretta nella classe di storia dove l'aspettava Peter e Micheal. Serena aveva rivolto loro un sorriso simile ad un'espressione infelice.

Luke era andato in mensa con gli amici, senza dare spiegazioni a nessuno, ci stava male, vero, ma doveva distrarsi in qualche modo. Il preside gli aveva giustificato queste ore di assenza quindi non c'era nessun problema. Ne aveva troppo di quelli sguardi ricevuti dagli studenti della facoltà.
Con gli amici quindi si era recato in mensa dove avevano parlato di ragazze e calcio. Nella mente di Luke però di ragazza ce n'era solo una...

Rosaline invece, si era subìta un'ora di geometria. In realtà la geometria era il suo forte, le piaceva risolvere i problemi con formule sempre più difficili, i genitori - due anni prima - la lodavano dicendo di avere una figlia bravissima ed obbediente, se non fosse stato per la sua testardaggine.
Forse avevano ragione loro, però non sapevano che la loro figlia lo faceva solo per compiacerli, in qualche modo.
Di geometria però, quel giorno, Rosaline non né capì niente, i suoi punti fissi erano Luke e il diario.

Il diario era sulle gambe di Rosaline  che era impaziente di leggerlo. Prima però doveva aspettare che qualcuno leggesse la lettera. Diede un veloce sguardo ai due ragazzi dinanzi a lei aspettando che il rosso o la mora si facessero coraggio perché lei di certo non avrebbe letto.

"Bene, adesso o mai più." Luke si era alzato dal divano e adesso aveva la lettera in mano. Le mani tremavano, era chiaro, ma non per questo si fece prendere dal panico.
Il silenzio che dominava sui tre, ora è più che assordante. Strano vero?
Il silenzio assordante? Si, il silenzio, certe volte è più chiassoso di una festa. Il silenzio sembra muto, invece è tutt'altro. Il silenzio è quando non si parla eppure, in quel silenzio, si sente una voce che fa mille domande. È un silenzio apparente quello che si crea quando ognuno sta per fatti suoi, quando ci sono mille domande alle quali non si sa come rispondere.
Il quel silenzio che ora era un'inquietante sottofondo, si sentì strappare una carta. La busta. Luke si era fatto coraggio, aveva finalmente messo fine a quella straziante attesa.
Prese un profondo respiro e iniziò a leggere.

18 agosto

La scuola è chiusa, siamo ancora in piena estate lo so, chi avrebbe coraggio di entrare in una scuola in piena estate?
Nessuno.
Nessuno infatti, si avvicinerebbe al fuoco sapendo che scotta. Nessuno, tranne chi ha il motivo di bruciarsi.
Ed io questo motivo c'è l'ho, sai in questo posto, caro lettore, io mi sento a casa.
Devi, caro lettore, devi scoprire tutto quello che è successo e che succederà. Oggi sono esattamente 2 anni che lui è morto. Ti chiedo di andare avanti con le mie ricerche, perché io non né sono più in grado, questa situazione l'ho presa troppo alla leggera pensando che fosse un gioco come lo ha pensato la persona a causa del quale mi ritrovo nei guai. Non do la colpa a lui, so che ci sta male. Adesso, però non nè voglio sapere più niente. Questa persona ora è con persone buone e mi basta, perché so che loro riusciranno nell'intento, dove io ho fallito. Non dico che mi lavo le mani e ciao, perché non posso farlo, ormai ci sono dentro. Devo far finta di niente. Ti definisco ormai un mio caro, sfortunato successore come quel romanzo che tanto tempo fa ho letto. Ti lascio in "eredità " tutto ciò che so.
Ti lascio il mio diario, la mia identità, ma semmai dovessi trovare ciò, non mi cercare perché non voglio e non posso dire niente, mi basta che L. stia bene. Ricorda , mio caro, sfortunato successore che, io sarò sempre con te e ti aiuterò sempre. Quest' incubo ti tormenterà di notte, non immischiarti in queste faccende se non vuoi essere coinvolto ma sono sicura che anche con queste mie raccomandazioni tu lo farai.
Lui deve avere avere giustizia e non vendetta. Mi affido a te mio caro, sfortunato successore.

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