Capitolo 1

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《Percy, attento!》 Mi urla Will.

Una freccia passa ad un centimetro dal mio viso e va a conficarsi nel bersaglio dietro di me.

Trattengo il respiro e come si dice vedo la vita passarmi davanti.

Vi assicuro però che non è molto bella: mia madre quasi uccisa dal Minotauro, il tradimento di Luke, la perdita di memoria, ma soprattutto il mio peggiore ricordo: il Tartaro.

Ormai ho incubi su quel posto da tempo, certe notti mi sveglio urlando e l'unica cosa che vorrei è avere Annabeth vicino.

Per chi non lo sapesse Annabeth è la mia ragazza, ma neanche questa parola potrebbe definire ciò che siamo davvero.

Diciamolo così: Annabeth è come una parte di me.

Precisiamo, è la parte più prudente e astuta, anche essendo figlia di Atena.

Sento Will gridare delle scuse, ma io gli faccio un cenno, segno che non importa se ha appena attentato alla mia povera vita.

Mi dirigo verso il laghetto delle Naidi.

Non che abbia qualcosa di speciale, ma il mio posto preferito qui al campo.

Qui almeno non rischio di essere colpito da frecce volanti.

L'acqua inizia a vorticare tra le mie mani creando, grazie alla luce, innumerevoli giochi di colori.

Se vi state chiedendo in che mondo siete finiti, ve lo spiego io.

Siete nell'universo dei Semidei.

Se ancora vi state domandando che cosa vuol dire semidio, continuo a fare il professore durante una noiosissima lezione di storia.

Il Semidio è quello sfigato che ha la sfortuna di avere un genitore divino al posto di un semplice genitore mortale.

Ecco, putroppo per me, io sono uno di loro.

Qualcuno sfiora delicatamente la mia spalla per attirare la mia attenzione.

Alzo lo sguardo dall'acqua, incontrando così gli occhi grigi di Annabeth.

Si siede accanto a me penzolando i piedi nel vuoto, le punte che sfiorano a pelo l'acqua fredda.

Mi osserva attentamente come se stesse cercando di capire qualcosa, poi mormora:《Ci stai ancora pensando, vero?》

Il mio corpo è attraversato da un breve tremito.

Annuisco soltanto, senza riuscire ad emettere alcun suono.

Lei poggia un braccio sulla mia spalla e sul mio viso istintivamente compare un sorriso.

Dovrei essere io quello abbastanza forte per sostenere lei, invece il più delle volte è proprio Annabeth a salvarmi.

Improvvisamente le mie braccia la circondano in un abbraccio.

Sento sulla pelle il suo calore che, in qualche modo, mi consola e rassicura.

Mi fa sentire a casa.

È bello, credo.

Restiamo lì, immobili, per diverso tempo.

Ho solo bisogno che qualcuno mi dimostri il suo affetto.

Dopo tutto quel buio, quella paura, quella solitudine, ho bisogno di luce.

《Cari ragazzi, non per dirvelo, ma Chirone vi chiama》proclama una persona dietro di noi.

Clarisse.

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