Prologo

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[•rev]

JUSTIN

«Agente 417! Agente 417! Risponda alla base» Squillò la radiolina accanto a me.

Grugnì. "Allora? Agente 417!"

Che qualcuno mi trattenga dal prendere quella fottuta radiolina e buttarla dall'ottavo piano.

Mi voltai verso di essa e schiacciai il tasto reply.

"Agente 417 attivo, cosa succede?" Mormorai in preda al sonno.

«C'è una nuova missione da portare a termine» Borbottò la voce femminile dall'altro capo.

«Di cosa si tratta?» Chiesi alzandomi e prendendo dei vestiti dall'armadio.

«La signora Houston vorrebbe parlarne con lei di presenza, agente 417» Rispose educatamente la signorina, credo fosse Madalina, la segretaria di Charlotte.

«va bene, 20 minuti e sono alla base» Senza attendere una risposta, conclusi la chiamata.

Andai al bagno e dopo aver tolto i vestiti di dosso, mi infilai in doccia.
In dieci minuti fui fuori, con un asciugamano asciugai i miei capelli biondi, un po' lunghi che ricadevano sulla fronte.
Li pettinai alla perfezione e poi mi vestii. Indossai dei jeans neri, un po' aggrovigliati alla caviglia, con una maglietta bianca e ai piedi misi delle Stan Smith bianche.

Afferrai il telefono, il Bluetooth, la giacca in pelle nera e le chiavi della macchina.

Uscii dal mio appartamento e premetti il pulsante dell'ascensore, aspettai pazientemente il suo arrivo ma quando notai che stava passando troppo tempo, decisi che prendere le scale sarebbe stato meglio, anche per evitare l'ennesimo ritardo sul lavoro.

«Stupido ascensore del cazzo» Mormorai.

Ed io che pagavo anche la tassa condominiale.

Velocizzai il passo sulle scale e in poco tempo fui fuori dal palazzo. Il vento freddo di Washington colpì il mio viso, facendomi rabbrividire e scompigliandomi i capelli.

Raggiunsi la mia Range Rover nera, la aprii e ci salii su. Accesi la radio, amavo la compagnia che mi faceva ogni mattina prima di andare al lavoro.

Erano le 8.35 quando arrivai alla base.
Mi avvicinai al cancello e mostrai il mio tesserino ad un microchip. Dopo svariati secondi, esso si aprì ed io entrai all'interno del parcheggio.
Scesi dalla macchina e a passo svelto mi diressi all'interno del grande edificio a vetri.

«Buongiorno» dissi più a me stesso che a tutti gli impiegati impegnati nel loro lavoro, sapevo benissimo che nessuno mi aveva sentito per quanto grande e pieno fosse quell'ufficio.

Mi avviai verso il grande studio di Charlotte, quando una ragazza alta con i capelli lunghi e castani si avvicinò a me. Madalina.

«ciao Justin, ecco a te il solito cappuccino. La signorina Houston ti sta aspettando» Disse timidamente.

«Grazie, dolcezza» mormorai, prendendo il cappuccino e facendole poi l'occhiolino.

La ragazza arrossì ed io continuai a camminare. Senza bussare, aprì la grande porta in mogano dello studio di Charlotte.

Charlotte Houston era il capo del Dipartimento Protezione Testimoni e capo del Dipartimento della Difesa Interna.

«buongiorno capo!» Sorrisi a 32 denti, una volta dentro.

Charlotte guardò il suo orologio dal polso. «due minuti di anticipo, Bieber. Mi stupisci» mormorò alzando le sopracciglio.

Battei il pugno con il mio migliore amico e collega Jake seduto su una poltroncina. Mi
sedetti su uno dei divanetti in pelle nera che si trovavano nello studio. Era molto grande, tutto a vetri, con una grande scrivania in legno al centro.

𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 ➳ 𝙟𝙗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora