Sweet trouble

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[•rev]

JUSTIN

Dopo pranzo Alex preferì andare a riposare nella camera degli ospiti. Anche lei era un po' scossa dopo ciò che successe nel bagno. Non sapevo se prenderlo come un tentato suicidio o come un semplice atto di debolezza.

"Hai mai pensato alla morte come la migliore soluzione per risolvere tutti i problemi?"

Quella frase non fece altro che girarmi per la testa, tutto il giorno. Non avrei mai pensato di sentirle dire una cosa del genere. Non era la Lex che avevo lasciato prima del rapimento.

Tutta questa storia l'aveva sconvolta e per essere così scossa deve aver subito qualcosa di veramente pesante da sopportare. Avevo così tanta voglia di chiederle di raccontarmi tutto, ma volevo anche che lei smettesse di pensarci.

Quei lividi sul corpo mi mandarono in bestia. Era anche colpa mia.
Non l'ho saputa proteggere, ed eccoci qui. Solo Dio sa quanto io mi senta in colpa per non aver svolto il mio lavoro come di dovere. Se sta così è per colpa mia, solo colpa mia.

ALEXANDRA

Ero in camera da letto, cercavo di riposare ma non facevo altro che ricordare l'episodio in bagno.

Non ne potevo più di stare lì a disperarmi e a pensare sempre alle stesse cose, così mi alzai e andai in salotto. Justin non era lì, mi guardai intorno per poi vederlo seduto su una poltroncina in balcone.

Decisi di non andare da lui e sistemare un po' il salotto e la cucina.
Tra il bancone e il tavolino vi erano tanti mozziconi di sigaretta all'interno di piccoli posacenere.
Mi mordicchiai il labbro ricordando quando Justin mi disse che fumava solo quando era nervoso. Immaginai il ragazzo intento a lavorare e duramente in queste ultime settimane.
Le buttai tutte nel cestino e poi misi i piatti nella lavastoviglie. Mi strinsi leggermente nella giacca per poi avvicinarmi alla porta per uscire in balcone. Stetti dietro Justin, rimasi a guardarlo per qualche minuto. Stava fumando un'altra sigaretta, mentre si rilassava comodamente seduto.

Mi avvicinai lentamente a lui. Una parte di me non voleva disturbarlo.

«Hey» Mormorò il ragazzo, guardandomi.

«Hey»

«Sei riuscita a riposare un po'?» Chiese.

«Poco» Ammisi, affacciandomi al balcone e guardando le strade trafficate di Washington. Erano circa le quattro del pomeriggio. L'aria era piuttosto fresca ma il sole risplendeva comunque.

«Vieni qui» Mormorò il ragazzo, attirando la mia attenzione.

Mi voltai verso di lui e mi avvicinai, nel frattempo lui spense la sigaretta e gettò il mozzicone all'interno di un altro posacenere. Allungò la mano verso di me, la presi e mi fece sedere sulle sue ginocchia.

«Sei nervoso?» Chiesi, evitando il suo sguardo.
Non so perché, ma non riuscivo a guardarlo negli occhi.

«No, perché?» Chiese, accarezzandomi la schiena.

«Ma no, niente» mi morsi il labbro «pensavo fumassi solo in momenti di nervosismo» sussurrai.

«Anche» Sospirò, cominciando a giocare con i miei capelli.
Annuii distrattamente.

«Mi guardi, piccola?» Mormorò.

Mi sorprese con questa piccola domanda. Forse anche lui avvertì quel poco di tensione che sentivo io.
Lo guardai nervosa. Il suo sguardo sembrava essere comprensivo. Gli occhi erano leggermente assottigliati e la mascella contratta.

𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 ➳ 𝙟𝙗Where stories live. Discover now