Hazel

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ALEXANDRA

Quando l'odore di caffè arrivò alle mie narici, aprii gli occhi e un leggero sorriso spuntò sul mio volto. Restai qualche altro minuto a letto e, una volta sveglia, mi alzai. Aprii completamente la porta e raggiunsi la cucina, proprio dove Justin stava preparando la colazione.
Lo vidi girato di spalle intento a versare il caffè nelle tazzine, la sua testa era piegata contro la spalla e solo dopo capii che stesse parlando al telefono. Come al solito non portava la maglietta e a me non dispiaceva, era terribilmente bello e quei pettorali duri, le spalle e le braccia muscolose erano una splendida visione, sopratutto al mattino.

«sì, tranquilla.. Sarò puntuale» lo sentii dire. «a stasera» riattaccò.

«ehy, qualcuno qui ha un appuntamento galante stasera per il quale non può assolutamente ritardare?» lo stuzzicai per poi ridacchiare, raggiungendo la sedia davanti a lui. Ma mi sentii terribilmente stupida ad avergli chiesto una cosa del genere, sopratutto dopo avergli detto quanto mi piacesse. Erano passati un paio di giorni e da lì, tra noi regnava l'imbarazzo.
Subito pensai a Justin con un'altra ragazza e, da uno stupido pensiero fondato sul nulla, sentii un leggero pugno allo stomaco. Non stavamo insieme, eppure sentivo un senso di gelosia.

Lui alzò il viso e mi dedicò un sorriso. «buongiorno» disse felice.
Ricambiai con un sorriso e presi la tazza di caffè bollente quando la avvicinò a me.

Storpiò leggermente il naso e poi si morse il labbro. «mh, sai non credo che tua madre sia esattamente il mio tipo» ammise scuotendo leggermente la testa.

Mi limitai ad annuire mentre sorseggiavo il mio caffè, per poi afferrare un cornetto. «come mai devi andare alla base stasera?» chiesi curiosa, non andava mai la sera.

Lui poggiò il suo caffè sul tavolo e poi mi guardò. «andremo in missione» si limitò a dire.

Annuii semplicemente, addentando il mio cornetto. Spalancai gli occhi quando mi ricordai che lui stava lavorando solo alla "mia" missione.

«prenderete Glasgow?» chiesi.
Lui annuì semplicemente, riprendendo a bere il suo caffè.

«cosa farete?» chiesi ancora.

«non dovrei dirtelo» mormorò guardandomi severo.

Alzai gli occhi al cielo. «riguarda anche me, Justin» mi lamentai, cercando di convincerlo a parlare.

Lui scosse . «mi fai infrangere tutte le regole del mestiere» disse scocciato.

«tuo padre ha detto che Glasgow e altre gang frequentano un locale fuori città. Andremo lì» mormorò giocando con la bustina dello zucchero ormai vuota.

Annuii. «voglio venire con voi» affermai sicura. Volevo aiutarli.
Lui alzò un sopracciglio in tutta risposta.

«voglio aiutarvi, Justin. Come avete fato voi con me» mormorai.

«no, scordatelo» sbottò.

«perché no?» esasperai.

«è una follia!» protestò.

«sono brava a dare schiaffi!» mi difesi.

Lui ridacchiò incredulo e scosse la testa. «non sei un agente, Alex» mormorò tornando serio.

Sbuffai alzando gli occhi al cielo. «posso fare qualcosa che non includa l'uso di armi» dissi ancora.

𝘾𝙄𝘼 - 𝘾𝙚𝙣𝙩𝙧𝙖𝙡 𝙄𝙣𝙩𝙚𝙡𝙡𝙞𝙜𝙚𝙣𝙘𝙚 𝘼𝙜𝙚𝙣𝙘𝙮 ➳ 𝙟𝙗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora