I: It's all new

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Lucy's point of view

Camminare per quelle stanze ormai vuote, ascoltare i miei passi riecheggiare con un eco profondo per tutto lo spazio, fissare quei muri privi di qualsiasi decorazione o quadro, ricordare tutti i momenti passati in quella che era stata la mia casa fino a quel momento, mi fece venire una stretta allo stomaco.

Il trasloco era ormai arrivato, avevo l'opportunità di poter ricominciare da zero, di trovarmi nuovi amici, di ricominciare per davvero. Di lasciarmi tutti gli errori alle spalle, chiudere il dolore in quella casa spoglia ed andarmene, libera finalmente da ogni catena.

E allora perché mi sentivo così angosciata alla sola idea di una realtà così nuova? Di una realtà che non avrei mai pensato di poter conoscere?

Le miei iridi iniettate di preoccupazione vagavano, veloci, per tutto l'ambiente, mentre quei pensieri pesanti infestavano la mia mente.

Fu Sting, mio fratello, che, entrando nella mia stanza spoglia, mi richiamò sul mondo terreno, entrando, lentamente, nella mia stanza.

<<Lucy>> la sua voce mi fece sobbalzare , e, deglutendo pesantemente, mi girai verso di lui, sorridendogli in modo tirato.

Sting ricambiò il gesto guardandomi, triste, negli occhi, prima di indicare con il pollice dietro di sé.

<<dobbiamo andare>> disse, in un sussurro, come se avesse paura che qualcun altro potesse sentirlo.

Trattenni un sospiro, stringendo tra le dita la spallina del mio zaino, così ruvida per la mia pelle morbida, ed annuii, muovendo qualche passo incerto verso di lui. Diedi un ultimo sguardo a quella stanza, a quelle quattro mura dove avevo passato tutta la mia infanzia, la mia adolescenza, e lo stomaco mi si strinse, ancora una volta.

Chiusi lentamente l'uscio dietro di me, chiudendo in quella camera tutto il mio passato, decisa a non riaprire mai pii quella porta.

Sting si passò una mano tra i capelli, tossendo leggermente, prima che entrambi percorressimo, per l'ultima volta, quei corridoi vuoti.

Uscimmo dal portoncino a testa bassa, camminando, lentamente, verso l'auto di nostro padre. Non ci voltammo, il nostro addio alla nostra vita quotidiana l'avevamo già dato da tempo.

Ora eravamo pronti per raggiungere la nostra nuova casa, pronti per ricominciare da zero, pronti per raggiungere e toccare finalmente la vita che entrambi meritavamo di vivere.

Magnolia avrebbe simboleggiato un nuovo inizio, ed io ero determinata a non lasciartelo sfuggire.

Fu propriamente per quel motivo che non mi arrabbiai con mio padre quando ci diede la notizia del trasloco. Lasciare i miei amici era stata la sfida più dura, ma scappare da quella città era la cosa che più desideravo al mondo, e mio padre aveva semplicemente realizzato il mio desiderio, inconsapevolmente.

Avevo già salutato i miei conoscenti, non avevo una migliore amica, nemmeno un migliore amico, ma erano comunque persone molto importanti per me. Mentirei se dicessi di non aver pianto, ma non pensai nemmeno per un secondo di poter tornare in quella città per rivederli.

Non l'avrei mai fatto.

Mavis, mia sorella, mi posò una mano dietro alla schiena, guardandomi comprensiva, mentre mia madre, con occhi pieni di amore, mi guardava.

Sorrisi leggermente, annuendo e facendo capire alla mia famiglia che ero pronta, lo ero davvero.

Mio padre mi aprì la portiera, posandomi poi la sua grande e calda mano sul capo, facendomi sentire, in qualche modo, più tranquilla, ed io presi posto  sui comodi sedili di pelle, posando lo zaino tra le mie gambe.

|nalu| HurricaneWhere stories live. Discover now