XIV:Already taken

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Gerard

Non so come feci a trovare la porta d'uscita di quella maledetta casa, ma con mio grande sollievo riuscii a lasciare quel cazzo di posto.

Le orecchie mi fischiavano e le mani mi tremavano, ma non per il freddo che stava accarezzando la pelle, ma per la rabbia inaudita che stavo provando in quel momento.

Ero stufo che Erza continuasse a difendere quel figlio di puttana senza riuscire ad aprire gli occhi su ciò che era veramente: un viscido verme che non aspettava altro che averla tutta per sé.

Lei l'aveva sempre difeso, l'aveva sempre giustificato e mai aveva capito ciò che i suoi sorrisi da amico nascondevano per lei. Simon era pazzamente innamorato di lei e aveva sempre provato ad allontanarla da me, fino a riuscirci. E questa era la cosa che più mi faceva incazzare.

Erza aveva scelto di credere alle parole di un amico, piuttosto che crede a quello del ragazzo che amava e lo continuava a fare senza provare nemmeno ad ascoltarmi.

Il sol pensiero mi fece digrignare i denti dal fastidio, e fui costretto a continuare a camminare con i pugni serrati per cercare un posto lontano da quella villa infernale per riuscire a sfogarmi, magari prendendo a pugni qualche albero, immaginandomi che, al posto della corteccia, ci fosse quella faccia di merda di Simon.

Mi stavo così  lasciando la musica ovattata alle spalle, sentendo i nervi farsi sempre più tesi, fino a quando, con mia grande sorpresa, una voce non chiamò il mio nome.

<<Gerard! Aspetta!>> mi congelai sul posto, sgranando gli occhi e respirando piano, lasciando gradualmente andare la forza con cui tenevo stretti i miei pugni.

Il vento mi fece rabbrividire, facendomi capire che, quella voce, quei passi veloci, non erano solamente frutto della mia mente completamente impazzita, ma erano veri.

Non era davvero rimasta con lui? Non era rimasta a consolarlo? Aveva, per la prima volta, preferito me a lui?

Sentii i suoi passi avvicinarsi sempre di più a me, fino a fermarsi a poca distanza dalla mia schiena tesa. La sentii respirare irregolarmente a causa della corsa che aveva appena fatto per raggiungermi, e la mia pelle venne attraversata da una scossa che non avrei mai pensato di poter riprovare.

Presi un respiro profondo, ricacciai indietro i miei sentimenti e lasciai che l'aria fredda della sera rinfrescasse i miei polmoni colmi di ira.

Rilassai gradualmente i pugni, mentre il rumore del respiro della scarlatta si fece sempre più tenue, ma non scomparve dal mio udito, facendomi intendere che non si sarebbe allontanata da me.

Mi girai lentamente verso di lei, aspettando di trovarmi davanti ai suoi occhi rossi di rabbia e sconforto, invece incatenai le miei iridi ad un paio quasi dipinto di pentimento e nostalgia, cosa che mi fece rimanere per qualche secondo senza parole.

Il mio cuore prese a battere così forte che, per un momento, credetti che Erza potesse sentirlo e, così, cercai di non guardarla troppo negli occhi e riprendere il controllo del mio corpo.

<<Se...se sei venuta qui per farmi la ramanzina e dirmi cose che mi hai detto più e più volte, allora ti conviene scomparire dalla mia vista perché di stare male per te non ne ho più voglia>> dissi, cercando di essere il più convincente possibile.

|nalu| Hurricaneحيث تعيش القصص. اكتشف الآن