XVII: we could be

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Natsu

Di risvegli spiacevoli ne avevo avuti tanti nella mia vita, ma giuro, quello fu il peggiore di tutti.

Un bel calcio assestato nelle palle, l'impatto con il pavimento ed una grandissima zuccata.

Sgranai gli occhi, trattenendo un urlo di dolore, contorcendomi su me stesso, coprendomi la parte colpita con entrambe le mani, mentre un bussare frenetico arrivava alle mie orecchie.

<<Lucy? Lucy, sei sveglia?>>

Sentii dei passi nervosi camminare verso la porta, ma senza aprirla.

<<Che c'è?>> sbottò la ragazza, facendomi fare mente locale su ciò che era successo la sera precedente.

Sua madre la stava chiamando da dietro all'uscio della sua stanza, ed io ero lì, come un clandestino, senza che la sua famiglia sapesse niente. I raggi del sole mattutino irradiavano la stanza della bionda, facendola apparire quasi confortevole, se non fossi stato appena spinto giù dal letto sul quale stavo dormendo così bene.

<<Io...io e tuo padre andiamo via, spero di poterti parlare al mio ritorno>>

Udii un sospiro, e, mettendo in secondo piano il dolore che ancora provavo in quel momento, mi tirai a sedere, fissando la schiena della ragazza, coperta dalla mia camicia, eretta davanti alla porta.

<<Ok, ma non ci conterei troppo>> questa fu l'ultima cosa che disse, prima che sua madre se ne andasse e lei si voltasse, lentamente e minacciosamente, verso di me.

La guardai confuso, mentre i suoi occhi non esprimevano nulla di buono.

<<Tu>> disse, ringhiando, facendomi inarcare un sopracciglio.

<<Vuoi chiedermi cosa ci faccio qui? Nudo sul tuo pavimento?>> le chiesi, ironico, facendola diventare rossa dall'imbarazzo.

<<No! Rivestiti>> borbottò, passandosi una mano tra i lunghi capelli biondi.

Effettivamente il suo ordine aveva un senso, così cercai le mie mutande sul pavimento e me le infilai, mentre la ragazza si voltò di nuovo, dandomi la schiena.

<<Guarda che non c'è niente che tu non abbia già visto>> la canzonai, facendola girare di scatto.

<<Natsu!>> sbottò, facendomi ridere.

<<Dai, scherzavo>> borbottai, infilandomi anche i miei pantaloni, mentre lei, visibilmente provata e stanca, si sedette sul letto.

La osservai per qualche secondo, non sapendo come comportarmi. Si era pentita di quello che avevamo fatto?

<<Tutto bene?>> le chiesi, facendole alzare lo sguardo.

Mi sorrise, imbarazzata, e annuì, senza dire nient'altro.

<<Grazie per il calcio nelle palle, buongiorno anche a te>> borbottai, sedendomi accanto a lei.

Lucy ridacchiò, stringendo leggermente le coperte aggrovigliate del letto.

<<Vuoi parlare di ieri sera?>> mi chiese, con voce flebile.

|nalu| HurricaneWhere stories live. Discover now