XV: Shitty Love

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Lucy

Rimasi, per qualche secondo, ferma immobile davanti alle pesanti tende che coprivano quella porta socchiusa, ascoltando quella voce femminile che tanto mi era cara.

Aggrottai le sopracciglia, cercando di identificare la voce maschile con cui stava parlando, trovandola leggermente familiare, ma non a sufficienza per riconoscerla.

Natsu, al contrario di me, sembrava non aver capito assolutamente niente, dal momento che, spazientito, cercò di spingermi verso la porta.

<<Ti muovi?>> sbottò, facendomi irritare.

<<SHHH>> sibilai, sbattendogli una mano sulla bocca, impedendogli di parlare ed indicandogli poi, con un cenno del capo, la direzione delle voci.

Vidi il rosato guardarmi stranito, e tendere le orecchie come me.

<<Ne è passato di tempo>>

<<Già...ma né io né te sembriamo cambiati più di tanto>>

<<Su questo non posso darti torto, anche se ora non siamo più i ragazzini di un tempo>>

<<Certe cose cambiano, altre no>>

<<Altre no...dici>>

<<Già...lo sai, ho ancora l'amaro in bocca al sol pensiero che avremmo potuto vivere la vita che tanto avremmo voluto, se solo avessimo aspettato qualche anno.>>

<<Non ce l'avrebbero mai permesso>>

<<Lo so, ma se vedessero ora si rimangerebbero tutto>>

<<...Siamo entrambi felici ora, non serve pensare al passato. Abbiamo entrami una famiglia, siamo sposati, con dei figli...>>

<<Quello che sognavamo insieme>>

Il mio stomaco, durante la pausa che seguì l'ultima frase, mi si rivoltò, costringendomi ad indietreggiare fino a sbattere, senza volerlo, contro il corpo del ragazzo dietro di me.

Ero spaventata, impreparata e sconvolta dalle parole che avevo appena udito, e quando alzai lo sguardo sull'espressione dura e furibonda di Natsu, capii che anche lui aveva qualcosa che non andava.

I suoi occhi chiari si abbassarono piano sui miei, terrorizzati e confusi, insediandosi pian piano tra i miei sentimenti.

<<E' tua madre quella di fuori?>> mi chiese, con voce bassa ma tagliente come un coltello appena affilato.

Annuii, sentendo la gola tremendamente secca, mentre su quella terrazza tornavano ad udirsi le due voci.

Natsu rimase impassibile a fissarmi, quasi il nostro buon umore fosse stato inghiottito da quella conversazione. Non capivo cosa l'avesse toccato così tanto da farlo rabbuiare in quel modo, ma ben presto un'idea mal sana si fece largo nella mia mente, incastrando tutti i pezzi del puzzle .

La mia bocca si schiuse lentamente, quasi non volesse credere a ciò che la mia mente aveva appena elaborato. Le mie ginocchia iniziarono a tremare.

<<No...>> sussurrai, quasi volessi smentirmi da sola.

Natsu invece annuì, non lasciandomi più speranze.

<<E' mio padre...e a quando pare il "la rimpiango ancora" e tutti i suoi comportamenti strani erano rivolti a tua madre>>.

Mi venne la nausea. Quindi mia madre non amava mio padre? Cosa c'entrava lei con il padre di Natsu?

<<Non avrai risposta alle tue domande se non chiedi ai diretti interessati>> quasi mi avesse letto nella mente, il rosato mi superò e, senza scrupoli, spalancò la porta della terrazza, facendo voltare di scatto sia mia madre che suo padre.

|nalu| HurricaneWhere stories live. Discover now