Capitolo tre

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Capitolo tre.

Il mio sonno è inquieto. Continuo a vedere Arran che scappa, una sensazione di panico mi attanaglia lo stomaco. Scalcio, mi dimeno, mentre vedo l'immagine di me che corro nel buio, all'inseguimento dell'uomo che amo. Arran scappa da me ed io urlo il suo nome. Sobbalzo e mi sveglio. Soffoco un grido quando mi rendo conto che sono sdraiata su delle comodissime lenzuola fresche di bucato. Sono in quella che da due anni a questa parte chiamo casa. Sul letto in cui e lui dormiamo. Ho ancora mal di testa, ma in linea di massima sto bene. Mi strofino gli occhi, mentre il sogno che stavo facendo torna a perseguitarmi.

«Arran!», urlo, in preda la panico.

Sento dei passi attutiti, poi lui compare sulla soglia. É tutto scarmigliato, anche i capelli cortissimi sono disordinati. I suoi occhi azzurri sembrano sollevati nel vedermi lì, sana e salva in mezzo alle lenzuola bianche.

«Come ti senti?», mi domanda, preoccupato.

«H-ho avuto un incubo».

Lui mi sorride teneramente e si siede sul letto, accanto a me. Mi accarezza il viso. «È tutto passato».

Mi stiracchio e sento subito qualcosa che non va. Mi sento come se mi fosse passato sopra un camion. Ho anche mal di pancia. Mi tocco il basso ventre. «Mi sento un po' malandata».

I suoi occhi vanno dove ci sono le mie mani. «Sarà perché ti è arrivato il ciclo, stanotte».

«Oh, merda. E perché non me ne sono accorta?».

«Ti ho dato dei calmanti per dormire».

Mi acciglio. «E come hai fatto a...?».

Lui storce la bocca. «Ti sei avvinghiata a me. Mi sono svegliato nel cuore della notte perché ho sentito uno strano calore alla coscia. Hai macchiato il pantalone del mio pigiama di sangue».

Spalanco la bocca, mentre mi si rivolta lo stomaco. «Oh, mio Dio. Mi dispiace, doc».

Lui mi prende le mani. «Non preoccuparti. Ti ho messo un assorbente interno, comunque. Non riuscivo a svegliarti. Il tuo corpo era così stressato da aver moltiplicato la potenza del Valium».

Oh, Dio...potrebbe essere più umiliante?

«Vorrei fare un bagno», mi lagno.

«Certo. Adesso ti aiuto. Comunque, dopo il bagno farai un'abbondante colazione, poi prenderai delle medicine. Il colpo alla testa che hai ricevuto non ha recato nessun danno, ma voglio essere prudente».

Annuisco e lui si avvicina lentamente, con gli occhi luccicanti che solo un uomo innamorato può avere, mi prende in braccio e attraversando il corridoio mi conduce in bagno. Mi depone sul water e poi inizia a riempire la vasca, in perfetto silenzio. Quando è piena ed è alla temperatura che desidera si avvicina a me e mi spoglia, poi tira il filo e getta il tampone nel cestino e mi immerge nella vasca con l'acqua calda. Si spoglia anche lui, ed io rimango ammutolita, ad ammirare il suo corpo perfetto. Il suo petto è ampio, con un po' di peluria e perfettamente scolpito, il suoi addominali sembrano fatti di marmo, la sua vita, nonostante i muscoli, è sottile e i suoi fianchi urlano forza e potenza. Quando si toglie i pantaloni il suo membro eretto avvalora la sua virilità. I peli scuri attorno al pene e sui testicoli sono folti e ingarbugliati, poi le sue gambe, sono anch'esse coperte da una peluria più leggera e mostrano forza e mascolinità nel loro fascio di muscoli tesi. Quando entra in acqua i suoi occhi sono di un scintillante azzurro cielo, azzurro come il mare d'inverno e la luce d'estate, con la sua bellissima sfumatura castana. I capelli scuri e cortissimi lasciano spazio al suo viso regale, con il naso dal taglio aquilino, rendendolo bellissimo e irraggiungibile. Eppure lui è qui, di fronte a me, in tutto il suo splendore e la sua mascolinità.

Lui mi salveràWhere stories live. Discover now