EPILOGO

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Sono l'uomo più felice della terra. Se ci fosse qualcuno che in questo momento da qualche parte nel mondo vincesse alla lotteria, non sarebbe contento come me. Competeremmo e io vincerei alla grande.

No, non guardate la copertina. Siete nel posto giusto. Sì, sono proprio io: Arran. Sapete che ho sempre avuto questa grande parlantina, perciò, alla luce degli eventi di questi ultimi tempi, dovevo per forza dire la mia.

Vi dicevo: sono così felice. Sorrido da mesi, ormai.

Volete vedere i miei globuli bianchi al microscopio? Anche loro sorridono

Okay, devo ammettere che questa frase mi è uscita così per aver guardato troppe puntante di ''Esplorando Il Corpo Umano ''.

Vi chiedete perché un chirurgo debba guardare un programma per bambini?

Bé', Hans è un bambino molto intelligente e mi ha detto che vuole essere un medico da grande perciò ha costretto Jack, mio suocero, a regalargli l'intero cofanetto con quei DVD che guarda caso erano disponibili solo in Italia. Proprio ora il ragazzino è impalato davanti allo schermo della TV. Noto che stringe gli occhi a fessura e si sporge dalla sedia, forse non vede bene. È troppo vicino, stasera gli bruceranno gli occhi se non si sposta e se sta ancora in quella posizione gli verrà cifosi.

Gli scompiglio i riccioli rossi, dietro di lui. «Hans, devi stare più lontano dalla TV».

Lui si gira e mi fa segno di stare zitto. «Per favore, papà, questa è la puntata sui polmoni».

Il cuore sta per esplodermi. L'emozione di sentirsi chiamare "papà" non ha prezzo. Ormai lui e Zaji sono con noi da un anno e si sono perfettamente ambientati.

Prendo il telecomando che ha lasciato cadere sul divano e metto in pausa il DVD. «Adesso puoi ascoltarmi».

Lui sbuffa. «Non vedrei bene, se mi spostassi».

«Dobbiamo fare una visita agli occhi, allora. Domani prenoterò una visita e tu ci verrai senza fare storie», gli dico.

Lui mette il broncio, per niente contento della prospettiva. «Papà, la mamma dice sempre che sei un dottore di quelli bravi, non puoi farlo tu? Io...ho paura».

Ridacchio, ammaliato dalla sua innocenza. Del bambino spocchioso conosciuto all'orfanotrofio non c'è nemmeno l'ombra, ora. È cambiato molto. «No, non posso farlo».

«Non voglio gli occhiali come quelli della mamma, sono così grandi e orribili!», esclama scioccato, alzando il tono della voce.

Io mi porto una mano davanti alla bocca per attutire la mia risata. Se Ella mi sente sono fottuto, in questo periodo è parecchio irascibile.

«Mamma è sempre bella, specie adesso. Non dimenticare di dirglielo. Per oggi basta con i DVD, quando avrai fatto la visita agli occhi potrai continuare a guardarli», lo ammonisco teneramente.

«Va bene», dice, sconsolato, ma poi pensa a qualcosa e si riprende, «posso giocare con i Lego?», mi chiede.

«Sì. Ma vai fuori in giardino, perché se ci inciampa qualcuno sopra può farsi male».

Hans mi sorride e va via correndo. Lo seguo con gli occhi mentre gli urlo: «Vai piano!».

Nel frattempo, l'amore della mia vita fa la sua apparizione. È bellissima, la creatura più fantastica che Dio abbia mai potuto creare. Le sono cresciuti i capelli e adesso le toccano di nuovo i fianchi, come prima che li tagliasse quando abbiamo preso i pidocchi. Cammina con la schiena inarcata e una mano a sostenersi, visto l'enorme pancione che si ritrova.

Lui mi salveràWhere stories live. Discover now