Capitolo tredici

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Capitolo tredici.

Avere un crollo emotivo ti destabilizza. Ti lascia senza forze e senza volontà. È per questo che l'indomani dall'aver scoperto di non essere incinta mi sento come se un treno mi fosse passato di sopra a tutta velocità. Dopo un lungo sonno senza sogni, durante il quale Arran mi ha tenuto stretta tra le sue braccia, posso dire di essermi tranquillizzata. Del mio ciclo mestruale, nemmeno l'ombra. Arran mi ha spiegato che può essersi bloccato a causa dello sbalzo di peso e dello stress. Sto uscendo dalla doccia quando lui entra in bagno senza preavviso. Per un attimo si ferma sulla soglia e mi guarda. La cosa che mi rattrista è che il suo sguardo è diverso: non è lo sguardo arrapato di sempre, ma uno sguardo triste, che si sofferma sulle mie costole sporgenti. Per un attimo vorrei tornare indietro nel tempo, prendere un cuscinetto di grasso dalla me di quindici anni fa e ficcarmelo sopra le coste.

«Ce la fai a vestirti in due minuti?», mi chiede.

Annuisco. «Certo. È successo qualcosa?».

«C'è mio padre, di là in salotto. Vuole parlarti».

«Tuo padre vuole parlare con me?».

«Sì», dice semplicemente.

«Poi andremo in ambulatorio?».

«Non oggi, Ella».

Annuisco e lui esce senza dire una parola.

Indosso un vestitino leggero a fiori e poco dopo, entro in salotto. Sul divano sono seduti comodamente Alexander e Josef. Entrambi mi danno le spalle.

«Ehm...buon giorno», dico, con la bocca impastata.

Josef si alza e si volta verso di me, con un sorriso luminoso...che si spegne all'istante non appena il suo sguardo scorre sul mio corpo rinsecchito.

«Ella, come stai?», mi chiede, con un'espressione confusa.

Cerco di sfuggire al suo sguardo. «Sto benone. Volete fare colazione?».

Lui guarda le mie ginocchia scoperte dallo scamiciato. Alexander nemmeno si volta per guardarmi e rispondermi. Meno male. «Sì. C-credo di sì», balbetta Josef.

«Ma tu non fai mai...», Alexander si interrompe, quando si gira e mi fissa per un minuto di troppo.

«Adesso mi è venuta fame. È peccato?», fa Josef, incenerendolo con lo sguardo.

Lex scuote il capo. «No. Arran, compri ancora quei cornetti alla ciliegia?».

«Sì. Ho appena detto a Loren di portarcene un paio».

Mi rimpicciolisco, sotto il loro sguardo inquisitorio. La mia ancora di salvezza si palesa in Loren, che entra silenziosamente in salotto per servirci la colazione. Ne approfitto per staccare gli occhi dai loro e le strappo il vassoio che regge su entrambe le mani. Lei, soddisfatta, si ritira. Solo dopo che, con estrema fatica, ho consumato la mia colazione, finalmente Josef mi rivolge la parola.

«Non vorrei far incazzare mio figlio, ma te lo chiedo lo stesso: hai per caso ingoiato un verme solitario?».

Strabuzzo gli occhi e scoppio in una risata nasale, la prima mia vera risata da settimane.

«No, non devi ridere!», esclama, «sai, l'altro giorno ho visto Bizzarre ER su Real Time. Una donna, per dimagrire, ha davvero ingoiato un verme solitario».

Dio, ti ringrazio per aver creato Josef Laspek.

Alcune ciocche di capelli mi finiscono davanti agli occhi, così le scaccio via con un movimento del palmo. «Non ho ingoiato nessun verme, Josef. Sono stata un po' male, ho perso qualche chilo, ma lo recupererò molto in fretta».

Lui mi salveràWhere stories live. Discover now