Capitolo sedici

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Capitolo sedici.

Le cose non sono facili. Arran ha reagito peggio di quanto credessi. Si è completamente estraniato dal mondo, da ciò che è sempre stato e cosa più dolorosa...da me. Ha preso delle ferie dal lavoro, e adesso se ne sta rinchiuso in casa a colpire il sacco da box anche per più di cinque ore al giorno. Si ammazza di esercizio fisico e inizialmente credevo lo facesse per stemperare la tensione, ma non è così. Si sente responsabile per quello che ci è successo e sta punendo sé stesso fisicamente, allenandosi senza sosta. È dimagrito di almeno cinque o sei chili e le sue braccia si stanno gonfiando anche troppo. Spesso lo trovo intento a graffiarsi le nocche delle mani, già ferite dall'impatto col sacco da box senza guanti ne fasce. Non riesco a smuoverlo di un centimetro dallo stato assurdo con cui si ritrova. Per quanto riguarda me posso dire di essere perfettamente guarita, sia fisicamente, che mentalmente. Sarà sempre un qualcosa di triste per me, ma ne sono fatta una ragione. È vero che sono passate solo due settimane, ma non posso dire di essere disperata. Non lo sono e non posso esserlo, perché Arran ha bisogno di me. Oggi Stefan e Julia verranno a pranzo da noi, con le migliori intenzioni di risollevare il morale ad Arran. Proprio adesso stanno suonando il campanello, perciò devono essere loro. Mi dirigo verso la porta di ingresso. Io ed Arran ci incontriamo a metà strada.

«Devono essere Julia e Stefan», mi dice, senza nemmeno guardarmi.

Io invece mi fermo dietro di lui e lo osservo, mentre spalanca la porta. È sudato, a petto nudo e con le nocche delle dita sanguinanti. I pantaloni della tuta gli disegnano i fianchi in maniera sexy. Mentre alcune gocce di sudore gli scendono sulla schiena.

«El, buon giorno».

Mi ridesto dai miei pensieri e vedo che Stefan è al mio fianco. «Ciao», lo saluto.

«È ancora di umore nero?», mi chiede.

Abbasso gli occhi, mentre dico: «Purtroppo sì».

Stefan mi scuote un bracco. «Guardalo. Guardalo adesso».

Sollevo lo sguardo e vedo Arran sorridere, mentre toglie il piccolo Jack dalle braccia di Julia, così che lei possa chiudere la porta. Erano giorni che non lo vedevo così sereno. Si porta il bambino al viso e lo bacia, poi gli fa il solletico e il piccolo ride mentre si dimena tra le sue braccia.

«Tuo figlio è riuscito dove io ho fallito, a quanto vedo», mormoro sommessamente.

Lo guardo ancora. Arran a malincuore posa il bambino nella carrozzina verde e si dirige verso di me. I nostri sguardi si incontrano e capisco cosa gli passa per la testa. Non è difficile farlo. Già da prima voleva che gli dessi un figlio, adesso che sa che avremmo potuto averne uno ma che l'abbiamo perso il suo desiderio deve essere salito alle stelle.

Si avvicina ad un passo da me. Non mi tocca nemmeno ed il mio stomaco crolla per terra. Lui mi tocca sempre, quando mi parla, non è mai riuscito a farne a meno. Adesso non mi sfiora nemmeno per sbaglio. «Vado a farmi una doccia veloce», mi avvisa.

Annuisco e mi alzo sulle punte dei piedi per baciargli le labbra. All'inizio lo colgo di sorpresa, ma poi mi accarezza la schiena. Dopo qualche istante sguscia via, lasciandomi sola con la mia tristezza.

***

«Ella, vieni qui».

Mi volto, mentre sto lavando i piatti. Mio fratello Stefan mi fa segno di seguirlo.

«Vai», mi dice Julia accanto a me, mentre asciuga una forchetta, «a Jack ci pensa Arran, qui finisco io».

Le faccio un sorriso di ringraziamento e dopo essermi asciugata le mani seguo mio fratello. Mi passa un braccio sulle spalle e lo aggancia al mio collo, mentre mi conduce nella stanza degli ospiti. Io mi crogiolo nella sua stretta, posando il la testa contro il suo petto, visto che è molto più alto di me e mettendogli la mano sul fianco opposto. Passiamo dal salotto e vediamo Arran che gioca con il piccolo Jack, facendolo divertire mentre gli fa delle smorfie. Io e Stefan guardiamo la scena da lontano e, come se non avessi già pianto abbastanza di nascosto, una lacrima solitaria mi solca il viso e mio fratello la raccoglie con le dita, mentre mi stringe ancora di più a sé.

Lui mi salveràWhere stories live. Discover now