Capitolo dodici

2.1K 115 6
                                    

Mi trovo in un ristorante di cui non conosco il nome e mi sento assurda e così patetica. Mi sono lasciata trascinare qui senza nemmeno fami una doccia e infilandomi le prime cose che ho trovato. Ed Arran è così arrabbiato. Non apro bocca da circa mezz'ora. Non l'ho fatto nemmeno per ordinare, visto che Arran l'ha fatto al posto mio.

«Ho ordinato il pesce, così non ti sentirai troppo pesante», dice ed io annuisco, «inizieremo piano, senza riempirti troppo, altrimenti il tuo corpo potrebbe reagire male. Ho mandato Loren a fare la spesa. E, che tu lo voglia o no, domani mattina berrai del latte».

Faccio una smorfia. «Non credo proprio», dico e il suo sguardo duro mi pianta sulla sedia, così mi riprendo, «Cioè, magari potrei mangiare delle fette biscottate. Solo due, ovviamente. E...integrali».

Mi guarda malissimo. «Non mangerai integrale».

Scuoto il capo. «Mi piacciono solo quelle integrali».

Lui sbuffa. «Devo per forza dirti cosa succede se mangi troppe cose integrali?».

Alzo gli occhi al cielo. «Non farne un dramma».

Lui solleva un sopracciglio, arrabbiatissimo. «Vuoi passare una giornata intera seduta sul water?».

Appena le parole lasciano le sue labbra, sono indecisa se ridere o arrossire. Succedono entrambe le cose. «Non...okay, mi arrendo», dico, rossa in viso e facendo una risatina.

Lui sembra non afferrare il mio umorismo. «Non è divertente, Ella. Non devi giocare con la tua salute. Uno stress di quelli, per la tua situazione, sarebbe deleterio. Sono stato chiaro? ».

Mi rimpicciolisco di fronte al suo tono autoritario. E mi sembra così strano, perché non l'ho mai fatto. Non sono il tipo di donna che si sottomette, ma il mio subconscio sa perfettamente che Arran ha ragione. «Chiaro».

***

Non vi è mai capitato di aver fatto arrabbiare i vostri genitori? Di farli esaurire e di subire la paternale del secolo?

Se sì, sapete di cosa parlo.

Arran non smette di elencarmi i rischi che corre il mio corpo denutrito, ed io mi taglierei il braccio destro pur di non sentirlo. Siamo in macchina e sono talmente sazia che non riesco a muovermi. Arran gesticola, sbraita, come se stesse facendo un comizio, mentre io guardo fuori dal finestrino. Vorrei tapparmi le orecchie con le mani. Improvvisamente, mi viene in mente una cosa che lo farebbe stare zitto per secoli. Dirgli che sarà padre lo ammutolirà ed io avrò due piccioni con una fava: non starò a sorbirmi la ramanzina e mi sarò tolta questo peso dal cuore.

«...per non parlare dei valori glicemici...».

«Sarai padre», lo interrompo.

Mi guarda per un secondo e mi sorride, poi torna con lo sguardo sulla strada. «Lo spero proprio, un giorno. Ma devi mangiare, perché la tua assurda magrezza può portarti alla sterilità. Il livello di estrogeni...».

«No!», sbotto e lui si interrompe, «voglio dirti che fra più o meno otto mesi sarai padre».

L'auto si ferma di colpo ed è solo grazie alla cintura di sicurezza che non vado a sbattere contro la parte anteriore dell'auto. Un segno rosso si forma sul mio petto, dove la cintura ha esercitato la sua forza.

Arran parcheggia malamente a destra, accendendo le quattro frecce. Si volta verso di me, con gli occhi azzurri lucidi di emozioni. «D-davvero?».

Ed eccolo lì. I plurilaureato fottuto dal notizione dell'anno. Raramente Arran balbetta, lo fa solo quando è in grande difficoltà.

Lui mi salveràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora